LECCO – Le dimissioni dell’ex vicesindaco Vittorio Campione, retrocesso ora a semplice consigliere, erano nell’aria e puntualmente sono arrivate. Assente al primo consiglio comunale del Brivio bis, a poche ore dalla seconda seduta Campione comunica la rinuncia al mandato. La motivazione ufficiale è legata a impegni professionali; la “voce di palazzo” invece afferma con certezza che Campione non abbia digerito la bocciatura.
E in questo modo il sindaco Virginio Brivio, qualunque sia stato il suo ruolo nell’abbandono dell’ex, può ben dire di aver raggiunto il primo obiettivo del nuovo corso che pare voler imporre al suo secondo mandato.
Campione in questi cinque anni non è stato certo una “pianta grassa” a palazzo Bovara, tutt’altro. All’assessore all’Ambiente e Mobilità infatti è riconducibile la paternità delle iniziative politiche ed amministrative forse più discusse degli ultimi anni.
Sul tema viabilità Campione ha fortemente voluto il riassetto viabilistico cittadino, che ha raggiunto il suo apice nel senso unico in uscita imposto al “ponte vecchio“, provvedimento del 2013 che ha aperto a due anni di scontri tra amministratori confinanti e che richiederà ora interventi viabilistici all’uscita di tutti e tre i ponti lecchesi. Più recente, ma non meno discussa, la decisione di interdire ai veicoli privati l’ingresso nella piazza della stazione istituendovi una ZTL.
Da assessore all’Ambiente la città non ricorderà tanto i rimproveri ai lecchesi riguardo all’abbandono dei rifiuti in strada, quando il sogno del bike sharing. Il servizio di biciclette comunali attivo ormai dal 2011 ancora fatica ad affermarsi, forse perché la stessa morfologia della città non aiuta, ma soprattutto ogni anno che passa apre un capitolo in perdita nel bilancio comunale (come affermato proprio dall’allora vicesindaco Campione).
Al limite del ridicolo – se protagonisti non fossero i nostri soldi – il rapporto costi/utilizzi del servizio Blue bike. 200 abbonamenti in due anni su 50.000 abitanti, ma gli utilizzatori reali sono ancor meno, meno di 10 utilizzi al giorno in tutto. Incasso per il Comune 4.000 euro a fronte di una spesa corrente, ogni anno, di 50.000. Aspetto più volte denunciato dalle minoranze, dalle associazioni e da cittadini, anche su queste pagine, senza che dall’assessore competente Vittorio Campione siano arrivate risposte convincenti nel merito.
Da delegato all’Ambiente a Campione è toccata pure la gestione del Piano cave; senza provvedimenti memorabili il vicesindaco riuscì però a chiedere al nostro inviato la smentita di alcune frasi da lui pronunciate in consiglio comunale, discussione purtroppo – per lui – filmata e registrata.
Il rapporto di Vittorio Campione con la stampa non è però sempre stato di confronto/scontro, infatti il vicesindaco ha anche dimostrato di saper utilizzare i media locali a suo favore. Da imprenditore Campione non ha fatto mancare la sua presenza su alcuni quotidiani, presenza a voler essere pignoli – e Qui Lecco Libera lo è – “un po’ discutibile“, presentando come “interviste” quelle che la testata stessa definì “consigli per gli acquisti“.
La condotta del Campione amministratore e imprenditore ha ridestato la pignoleria di Qui Lecco Libera una seconda volta, quando si è trattato di ritrovare nei conti di Lario Reti, holding di cui il comune di Lecco è principale azionista, pagamenti per 37mila € destinati all’azienda presieduta dal vicesindaco. Si trattava di lavori assegnabili senza gara, per cifre irrisorie paragonate al bilancio di LRH, ma pur sempre “un fatto d’interesse rilevante se portato sul piano politico. Specie per chi, come Campione, ha sottoscritto la Carta di Avviso Pubblico”
La carriera politica di Campione è sempre stata legata al Partito democratico, termine del quale ha dato una propria personale declinazione in occasione della festa della Liberazione dello scorso anno.
In piena tempesta “Metastasi“, a pochi giorni dagli arresti che interessarono anche il consigliere Ernesto Palermo, eletto col PD – dettaglio sul quale nessuno nel partito ha ancora fatto chiarezza -, Campione si frappose tra gli obiettivi dei fotografi e uno striscione che invitava a “Non mentire, non essere complici, non restare ciechi“.