CIVATE – A spegnere l’ottimismo con cui diversi detrattori del teleriscaldamento hanno accolto l’atto di indirizzo approvato dall’assemblea dei comuni soci di Silea solo un paio di settimane fa, è il Coordinamento lecchese rifiuti zero, che svela un dato importante finora sconosciuto ai cittadini e forse anche agli amministratori. Il 29 dicembre 2016 Silea ha ottenuto dalla Regione la modifica dell’autorizzazione integrata ambientale con il contestuale prolungamento di due anni dell’autorizzazione integrata ambientale: ovvero l’allungamento della vita forno fino al dicembre del 2032, quando ancora a gennaio veniva garantito “che questo forno inceneritore, quando nel 2029 vedrà scadere la sua Aia dovrà smettere di bruciare i rifiuti”. Contestualmente è stata concessa anche una proroga di 15 mesi per la realizzazione del teleriscaldamento.
Con l’atto di indirizzo adottato dall’assemblea dei soci di Silea Spa lo scorso 30 marzo e relativo al progetto di teleriscaldamento a rifiuti, lo scenario non è affatto cambiato. Le cinque pagine presentate come un “congelamento” degli investimenti, infatti, non affrontano i punti chiave che il Coordinamento lecchese rifiuti zero segnala da tempo.
Per il forno inceneritore che ad oggi – progetto definitivo/esecutivo e Atto di indirizzo del 07 luglio 2016 alla mano – dovrebbe alimentare la rete di teleriscaldamento con l’incenerimento dei rifiuti, non viene ancora indicata una data di chiusura. Anzi. La sua “riconversione” in occasione della scadenza dell’Aia è definita “eventuale”, e le “alternative di alimentazione della rete di teleriscaldamento” sono rinviate a uno “studio di fattibilità tecnica ed economica” di cui ancora non si conoscono il contenuto e le tempistiche di realizzazione.
L’unica cosa certa di questo atto di indirizzo sul teleriscaldamento è che l’inceneritore di Valmadrera andrà avanti senza scadenza così come avanti andrà il progetto di teleriscaldamento. Infatti il suo primo pezzo – ovvero il “lotto A”, relativo al turbo-gruppo, dal valore di otto milioni e mezzo di euro circa – è stato dato come assodato in forza di perizie (non pubbliche) curate da “terzi incaricati della manutenzione” per le quali la turbina sarebbe ormai “vetusta”. Inoltre è stato immaginato un “aggiornamento” del progetto di teleriscaldamento che dovrebbe prevedere “fonti di alimentazione non fossile” una volta “riconvertito” il forno. Il punto, però, è che una volta che l’inceneritore verrà collegato alla rete del teleriscaldamento, senza alternative concrete, dell’inceneritore non si potrà fare a meno.
Se l’interesse degli amministratori a “rivedere” il teleriscaldamento a rifiuti fosse stato autentico, allora la sede più idonea in cui intervenire era la conferenza dei servizi che si è tenuta in Regione alla fine dello scorso anno in occasione del riesame dell’Autorizzazione integrata ambientale di Silea Spa, nella quale è stato tolto il limite di 87mila tonnellate all’anno per i rifiuti urbani residuali (Rur) indicati nell’Aia precedente rilasciata il 17 settembre 2014. Nel silenzio generale, poco prima dei fuochi di capodanno, il forno si è visto infatti allungare l’Autorizzazione (Aia) fino al dicembre 2032. I 16 anni di durata dell’Aia, come sa (o dovrebbe sapere) anche l’amministrazione comunale di Valmadrera, visto che era coinvolta nella conferenza dei servizi, sono stati fatti ripartire dal 29 dicembre 2016. Ciò significa che l’inceneritore potrà godere ancora di altri due anni prima di dover affrontare una “eventuale” riconversione che non viene definita nel documento, così come non c’è nessun accenno alle strategie per sostenere la raccolta differenziata.
Infine il mandato che i soci hanno assegnato a Silea affinché questa avanzi la richiesta alla Regione Lombardia di “rideterminare temporalmente le scadenze già contenute nella vigente Aia, relative alla realizzazione del teleriscaldamento” merita una puntualizzazione. Nella revisione dell’Aia di fine anno è già stata concessa a Silea una proroga di 15 mesi per la realizzazione del progetto del teleriscaldamento, il cui termine è stato rinviato al 30 settembre 2020 (richiesta fatta da Silea il 28 ottobre 2016). Quale “rideterminazione” dovrebbe chiedere Silea se già se l’è vista concessa con il provvedimento di fine dicembre?
La maggioranza dei sindaci era a conoscenza di questo aggiornamento fondamentale prima di esprimersi su un atto di indirizzo che è del tutto superato e privo di effetti? Se con questa debole “rideterminazione” si vuole prendere tempo per riflettere, allora si dovrebbe interrompere anche l’utilizzo del forno inceneritore al suo massimo carico termico (fino a 123 mila tonnellate all’anno), dalla quale è scaturita la prescrizione del teleriscaldamento.
E ancora. Nonostante le promesse fatte (nell’assemblea pubblica di Valmadrera) non vi è nessun riferimento alla verifica della situazione sanitaria, ad attendere cioè l’esito (anche parziale) delle analisi epidemiologiche delle quali al momento nulla si sa e probabilmente nulla si saprà prima della votazione che si terrà a maggio in assemblea dei soci. L’impressione è che con questo Atto i indirizzo sul Teleriscaldamento si continui a far credere ai cittadini, da parte di Silea e dei sindaci, di voler cambiare tutto, senza realmente cambiare nulla, ritardando ancora una volta di più una gestione dei rifiuti improntata al riciclo e al riuso – come l’Europa chiede – e il superamento di un inceneritore che deve un terzo del suo “ossigeno” a rifiuti importati da fuori provincia.
Coordinamento lecchese rifiuti zero