LECCO – L’intervento del sindaco di Lecco Virginio Brivio alle celebrazioni di questa domenica mattina in occasione della consegna delle civiche benemerenze e dei festeggiamenti del patrono della città San Nicolò:
Care donne e cari uomini di questa città, cari amici che venite da altre realtà, buon San Nicolò a tutti! Un particolare saluto al neo Prevosto di Lecco Monsignor Davide Milani che partecipa con noi per la prima volta a questo momento centrale, dal punto di vista civile, di questa giornata e che insieme ai suoi collaboratori ha allestito un programma molto ricco di eventi, soprattutto di conoscenza del santo al quale la nostra città si affida. Un saluto particolare ai benemeriti, alle associazioni che sono loro contesto naturale, e a coloro che li hanno segnalati alla pubblica conoscenza. Un cordialissimo saluto infine alle delegazioni delle città gemellate con Lecco la cui presenza quest’anno coincide appunto con le giornate dedicate al nostro santo patrono.
Vorrei con voi condividere alcune riflessioni sull’attualità e sul futuro della nostra città perché non c’è festa vera senza consapevolezza del cammino che insieme stiamo percorrendo.
La parola dalla quale partire per questa riflessione è il termine comunità. Per definizione anche normativa il comune non c’è se non per essere servente dell’equilibrio tra gli interessi e per la promozione della comunità; oggi questa sfida, questo compito è ancora più complicato, mi permetto di dire, non tanto per le analisi sulla crisi economica o sulle trasformazioni in atto che riguardano anche il nostro tessuto produttivo ma soprattutto perché oggi la comunità non ce la regala nessuno ma è una conquista quotidiana che deve puntare a recuperare le ragioni stesse del nostro stare insieme. Oggi lo stesso comune è chiamato ad essere promotore di quei valori che vengono prima degli interessi, che vengono prima degli equilibri, che vengono prima di una pura aspra dialettica politica e sociale: sono quei valori che affondano le loro ragioni nella prima parte della costituzione italiana e che chiamano a costruire anzitutto alleanze senza pensare che nessun soggetto, nel pubblico o nel privato, sia in grado da solo di raggiungere determinati obiettivi. Ma ancora di più ci porta a credere che nemmeno un uso strumentale delle istituzioni da parte dei soggetti privati o, viceversa, dei privati da parte dell’istituzione ci porti molto lontano: l’alleanza nel fare comunità richiama la consapevolezza che ce la possiamo fare se la paragoniamo a un campo da coltivare insieme e non a dei singoli orti distribuiti per competenza, per appropriazione, per singolo riferimento. Solo avendo consapevolezza che è un terreno comune da fertilizzare con le nostre buone relazioni e quindi da coltivare insieme, che potremmo allora gioire nel momento della raccolta, ognuno dei propri frutti che possono essere nei più svariati luoghi, temi e priorità. A questo proposito si sente spesso parlare negli ultimi tempi della poca capacità attrattiva del nostro territorio: io credo che la prima dimensione per coltivare questa capacità è la consapevolezza di dover portare da parte di ognuno di noi, uno specifico contributo.
Emblema in questo senso sono i benemeriti. Altro esempio di positiva collaborazione (che mette in evidenza il noi dentro il quale ritrovare il proprio io e non viceversa esasperare il proprio io chiedendo che il noi sia solo servente al nostro interesse specifico) è il progetto della casa della solidarietà e della terza età che giovedì prossimo 6 dicembre nel pomeriggio inaugureremo nel quartiere di San Giovanni. Si tratta del recupero ad uso sociale di una vecchia scuola, già sede del municipio, recuperata e ristrutturata su un progetto nato dalla proposta delle associazioni Auser ed Anteas, che si occupano di interventi nei confronti dei soggetti anziani della nostra città e del nostro territorio e che hanno proposto al Comune non tanto e non solo la realizzazione di una sede per la propria realtà ma di costruire un luogo vivo di relazioni e di servizi in connessione con quello comunale che lì troverà sede condivisa. Soprattutto un luogo aperto anche ad altre realtà associative e a progetti intergenerazionali: un esempio concreto quindi di come tenere insieme legittime esigenze del gruppo in una visione comune e una risposta condivisa ai bisogni della città.
Una seconda parola che con voi vorrei mettere al centro della nostra riflessione sull’attualità e sul futuro della nostra città è la parola giovani: Lecco è una città che ha come numero di abitanti una tendenza all’invecchiamento ma che sempre più negli ultimi anni è diventata attrattiva per i giovani: penso alle tantissime associazioni attive nei più svariati contesti a partire da quello sportivo, alpinistico, a quello della cultura e della formazione; penso all’eccellenza formativa delle nostre scuole superiori (che sempre più spesso è in cima alle classifiche in termini di qualità dell’offerta); penso alle attività che attorno al polo della ricerca del politecnico di Milano e del CNR stanno portando in città un numero sempre più elevato di giovani studenti, ricercatori, imprenditori, non solo dalla Lombardia e dall’Italia ma da tutto il mondo; penso alle tante persone giovani che a Lecco vengono per usufruire di cure mediche all’avanguardia o per cercare opportunità più significative di quelle dei paesi di provenienza. I giovani che vivono nella nostra città, con i loro progetti, ne delineano dei confini certamente ben più ampi di quelli amministrativi strettamente intesi e proprio per questo sogno che tre luoghi a loro potenzialmente destinati, oggetto di alcune trasformazioni urbanistiche in atto, siano pensati “insieme” dai soggetti promotori con i giovani. Mi riferisco all’area della ex piccola velocità, cerniera tra il centro e Pescarenico e tra il politecnico e la città. Uno spazio strategico che non può essere solo logistico e commerciale ma anche destinato all’aggregazione, ad attività sportive e culturali per i giovani ma non solo. Il secondo luogo è l’ex mensa della fabbrica Badoni in corso Matteotti, conosciuto come il Broletto: da poche settimane, dopo la procedura fallimentare, lo stabile è stato acquisito dalla Fondazione comunitaria lecchese. Una parte dell’edificio è da destinare a funzioni pubbliche individuate dal comune (a suo tempo si ipotizzava una sorta di museo dell’industria): perché non pensare ad un progetto unitario tra i due enti con attenzione alle migliaia di giovani che studiano e lavorano a Lecco e che, proprio su quell’asse che porta alla stazione e ai luoghi dei vari servizi, possa ospitare funzioni loro rivolte, con attenzione in particolare alla formazione, all’avvio al lavoro, a forme di co-working, di incubatoi d’impresa o altro? Infine il centro giovanile della Parrocchia di San Nicolò: già lo scorso anno è stata approvata dal comune la pratica urbanistica nel rispetto ovviamente dell’autonomia della Parrocchia e non posso che salutare positivamente e dare la disponibilità a quel “supplemento” di riflessione progettuale che il signor Prevosto ha accennato nei suoi primi interventi pubblici, affinché uno spazio giovanile in una zona centrale e strategica della città sia aperto a prospettive inedite del fare oratorio oggi. Non si tratta, vorrei chiarire, di pensare “muri e contenitori” per i giovani ma di condividere da parte dei diversi soggetti in campo contenuti e progettualità per una città che non si “arrenda al presente, che è il modo peggiore per costruire il futuro” (Tom Benettollo).
Infine terza parola Europa. Abbiamo contribuito a fondarla con nostri statisti eccellenti, l’abbiamo governata su più livelli istituzionali economici ed operativi, è italiano il patrono, San Benedetto: non possiamo assistere indifferenti o con letture semplificate alla deriva economicistica da un lato o alla contrapposizione contrattualistica dall’altro. Occorre recuperare le ragioni e l’anima dell’ Europa, dello stare insieme di popoli diversi, anche a partire dai territori, da progettualità che già ci sono e che forse vanno riscoperte. Io credo che già ora a Lecco c’è tanta Europa se penso alle nostre imprese, se penso a tanti progetti europei delle pubbliche amministrazioni, se penso a tanti studenti che completano in paesi europei la loro formazione, alle attività di studenti e ricercatori presso il politecnico e gli altri istituti di ricerca, al comitato gemellaggi nato 40 anni fa in un contesto diverso, di speranze ma anche di frontiere da superare. Avvicinarsi alle prossime elezioni europee con più consapevolezza e facilitare anche tramite il servizio europeo di area vasta che nei prossimi mesi attiveremo a Lecco con la provincia e in collaborazione con Regione Lombardia ed Anci, sarà il nostro modo di portare avanti questa prospettiva.
Nella consapevolezza, che è anche una efficace sfida, che “non conosciamo mai la nostra statura, la nostra altezza, se non quando siamo chiamati alla prova”,
E CHE l’ “IO” CHE HA CONSENSO E VINCE NEL BREVE PERIODO LASCI IL POSTO AL “NOI” CHE FAVORISCE UN FUTURO BUONO PER TUTTI
ancora buon San Nicolò a tutti!