LECCO – Altro che risse o addirittura “semplici ragazzate”. La sensazione che in città si stia diffondendo una (pessima) moda collegata ad un non recentissimo libro+film, il famoso “Fight Club“, è confermata non solo dalle testimonianze raccolte in questi giorni dai nostri cronisti ma ora anche da una fonte diretta che pur chiedendo di rimanere anonima è da considerare particolarmente attendibile. Anche perché “del settore”.
La telefonata cerca di “farsi strada” insistentemente tra le altre giunte al cellulare della nostra redazione Cronaca. Dall’altra parte una voce piuttosto preoccupata: “Sono un istruttore di arti marziali, le forze dell’ordine mi hanno suggerito di parlare con voi”.
La situazione è davvero grave. I nostri articoli sui combattimenti dei ragazzini a Lecco hanno scoperchiato un pentolone in piena ebollizione, qualcosa che educatori e istituzioni non possono assolutamente ignorare.
“Stanno arrivando ventenni che ci chiedono come partecipare al fenomeno e istruire i ragazzini alla lotta, accade in tutte le quattro scuole di arti marziali della città”. Ma il fight club selvaggio che tanto attrae i ragazzi “è sottilmente pericoloso, molto pericoloso“. L’elemento che potrebbe rivelarsi fatale non è il combattimento in sé ma la presenza di tanti spettatori: “È un fenomeno ABOMINEVOLE – continua il professionista – potenzialmente letale. Il branco non è in grado di fermarsi. Negli episodi di bullismo capita spesso che nessuno si metta in mezzo a fermare il gioco perché a quella età è facile che intervenendo si rischi di essere lasciati soli e quindi prendersi la peggio”. È un grande problema, da un lato l’energia giovanile cerca uno sfogo all’interno di una società piatta e disinteressata a relazionarsi con i ragazzi, dall’altro crescono forme di socializzazione pericolose.
“Nessuno che racconti che di questi giochi si può morire o rimanere handicappati a vita. Nessuno che chieda il rispetto delle persone. Nessuno che racconti della vigliaccheria che è insita in questo genere d’incontri. Soprattutto quando è un gruppo di sei ragazzi contro uno”. Cosa accaduta, che racconta come il branco sia a volte fatto di deboli. “Altro che confronto! ‘Stiamo insieme e fingiamo di essere forti’“.
“Siamo preoccupati – continua l’istruttore – nelle arti marziali ci sono regole precise”. La bravura non sta nel lottare, ma nel farlo bene nel rispetto della disciplina. insomma una doppia bravura.
Alla fine, bisogna dirlo, il gioco che si sta sviluppando nella nostra città è da sciocchi. E a rischio. Ma i ragazzi per la grande maggioranza sono tutt’altro che sciocchi,
Rischiano sì di trovarsi all’interno di un giochino che può diventare più grande di loro. È a questa energia sprecata in tale modo che la città deve dare attenzione.
Dare dignità ai giovani, alla loro voglia di confrontarsi e di misurarsi. E deve agire in fretta, prima che ci scappi il morto.