STUPRO DI GRUPPO A DERVIO: “TESTIMONIANZA CREDIBILE”.
LE MOTIVAZIONI DELLA SENTENZA

giustiziaMILANO – Racconto della vittima “da ritenersi credibile“, specialmente perché la stessa quindicenne resistette alle pressioni dell’allora fidanzato che cercò di convincerla a non denunciare i quattro giovani di Colico poi condannati a quasi trent’anni complessivi di carcere per la violenza nei confronti della ragazzina.

Inoltre, il quadro indiziario iniziale già lasciava intravedere “forti elementi di colpevolezza” nei confronti dei quattro principali indagati che dunque dovevano  essere posti fin da subito in stato di fermo.

É quanto emerso dalle motivazioni della sentenza del maggio scorso della Seconda sezione della Corte d’Appello di Milano, a conferma delle pene già comminate dalla Prima sezione – successivamente annullate per dei vizi procedurali dalla Corte di Cassazione. Allora erano stati nuovamente condannati a sette anni e sette mesi ciascuno a cugini Marco Grigi, Mattia e Daniel Fontanini e a sei anni e sette mesi Manuel Pedrazzoli (quest’ultimo con un ruolo meno grave nello stupro di gruppo).

Per i giudici, il branco era responsabile prima della cessione di stupefacenti alla giovane, appena quindicenne, quindi di averla selvaggiamente violentata sulla spiaggia di Dervio nella notte tra il 5 e il 6 marzo del 2005. Unica “colpa” della ragazza, quella di aver chiesto un passaggio in autostop ai giovani sbagliati. Dopo il dramma, lei si era confidata con l’allora fidanzato che prima ne aveva raccolto le confidenze ma poi aveva ritrattato le proprie dichiarazioni. Quasi nove anni dopo, la Corte d’Appello ha confermato l’impianto accusatorio frutto delle indagini coordinate dal PM di Lecco Paolo Del Grosso, che in primo grado aveva chiesto pesanti condanne per gli imputati. Invece arrivò una prima sentenza di assoluzione per insufficienza di prove.

Ora i legali dei quattro condannati potrebbero presentare un ulteriore ricorso, in Cassazione.