SOSPETTI COVID IN CASA?
ACCANTO AI MEDICI DI FAMIGLIA
ECCO ORA LE UNITÀ SPECIALI

LECCO – Con i reparti ospedalieri al collasso da settimane e il Covid-19 ancora ampiamente diffuso tra la popolazione, finalmente con l’arrivo di aprile nascono in Lombardia le Unità speciali di continuità assistenziale (Usca), previste da Regione Lombardia con funzione di supporto all’attività del territorio. Si tratta di 36 medici e tre figure professionali di supporto che potranno essere attivati dai medici di medicina generale e dai pediatri di famiglia per visitare a domicilio pazienti positivi al tampone per Covid o con sintomi riferibili al virus.

Le Usca sono finalizzate alla gestione domiciliare dei pazienti affetti da Covid-19 che non necessitano di ricovero ospedaliero. L’intervento dei medici delle Usca sarà attivato dal medico o dal pediatra di famiglia nel momento in cui si evidenzia la necessità di una visita domiciliare. L’attività dei medici Usca sarà rivolta ai pazienti Covid – dimessi dalle strutture ospedaliere o mai ricoverati – con bisogni di assistenza compatibili con la permanenza al domicilio e per la cura a casa di pazienti con sintomatologia simil influenzale, di cui non è certificata l’eventuale positività ma che devono essere considerati come sospetti casi Covid.

Un ulteriore supporto verso i medici di famiglia e dei loro pazienti potrà essere garantito dalla attivazione, nei prossimi giorni, dell’assistenza domiciliare integrata Covid (AdiCovid) per la gestione domiciliare degli assistiti contagiati dall’epidemia.

Inizialmente le Usca avranno sede base a Lecco, Monza e Concorezzo (Vimercate), con la possibilità, in relazione alle domande ricevute, di un decentramento in altre aree orograficamente svantaggiate come l’alto lago e la Valsassina. L’articolazione oraria prevista è dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 20, con turni di 6 ore per ogni medico.

“Abbiamo affidato questo compito, sulla base delle richieste, per lo più a giovani medici – spiega il direttore del dipartimento di Cure Primarie Valter Valsecchi – giovani che si sono messi a disposizione per quest’attività mettendo a disposizione un’indiscussa conoscenza clinica, con tanta voglia di fare e un grosso impegno emotivo”.

Luca, 30 anni, già medico di continuità assistenziale spiega la sua scelta: “In questo momento penso che serva lavorare sul territorio, con una triplice funzione; l’aiuto ai medici di base che hanno avuto un aumento improvviso di richieste, il supporto diretto alla popolazione nella propria casa e la possibilità di evitare l’intasamento degli ospedali, in un momento di afflusso enorme. Affronto questo compito con determinazione, spinto dalla voglia di mettere a disposizione la mia professionalità per chi ha bisogno in questo difficile periodo”.

Silvia, 26 anni, dopo anni di studio e di praticantato ora è pronta ad affrontare il lavoro di medico, e ha scelto di farlo con l’Usca: “Voglio poter aiutare sul territorio e nel territorio che amo, potendo lavorare in modo capillare direttamente con i pazienti vittime di questo terribile virus. Credo che con il nostro lavoro si potranno raggiungere e visitare in modo specializzato persone che in questo momento rischiavano di essere sole”.

In linea con la proposta avanzata da Flavio Polano, presidente del Consiglio di rappresentanza dei sindaci di Ats Brianza, le Usca diventeranno anche antenne sociali sul territorio. Infatti i medici che si recheranno al domicilio segnaleranno anche esigenze di carattere sociale rilevate durante la visita, le segnaleranno ad Ats che prontamente si interfaccerà con gli Uffici di Piano che se ne faranno carico. Continua quindi il lavoro di rete, che si sta dimostrando il più efficace per rispondere in modo tempestivo ai bisogni delle persone in questa fase di emergenza.