INTERVISTA: MONSIGNOR ROLLA
LASCIA LECCO DOPO 11 ANNI.
“HO ASCOLTATO E COSTRUITO
LEGAMI LIBERI E ONESTI”

LECCO – Monsignor Maurizio Rolla dal 1° settembre diventerà prevosto della Comunità pastorale di Vimercate, dopo undici anni trascorsi come vicario episcopale per la Zona III (Lecco), nominato nel 2012 dall’arcivescovo della Diocesi di Milano Angelo Scola. Instancabile la sua missione in terra lecchese. Don Maurizio tra l’altro ha avuto il non facile compito di introdurre nel territorio le Unità e Comunità pastorali trovando non poche resistenze e campanilismi che ha sempre saputo magistralmente gestire.

Monsignor Rolla è nato a Pessano con Bornago, in provincia di Milano, il 29 gennaio 1953. Ordinato prete l’11 giugno 1977 con incarico di vicario parrocchiale a Corsico (MI), diviene parroco nel 1994 nella Comunità di S. Biagio a Monza. Nel 2007 diventa parroco della Comunità Santi Pietro e Paolo a Saronno (VA). Successivamente, dal 2010, è responsabile della Comunità Pastorale “Crocifisso Risorto” di Saronno. Da vicario episcopale per la Zona III (Lecco) ha scelto come sede del Vicariato proprio la Parrocchia di Castello, nell’abitazione posta accanto alla scuola materna parrocchiale. Sarà sostituito da monsignor Gianni Cesena, attuale responsabile della Comunità pastorale Santa Teresa di Gesù Bambino a Desio, su volontà dall’arcivescovo Mario Delpini.

Don Maurizio per salutare i suoi parrocchiani ha concesso una intervista a Lecco News.

Che significato ha avuto per la sua missione sacerdotale essere stato vicario episcopale per tutti questi anni?
L’aspetto più significativo è stato quello del servizio. Una sorta di “scuola di cucito” per una vigilanza sui nodi che tengono insieme le maglie di quella misteriosa rete di relazioni tra persone che generano, a loro volta, altre innumerevoli relazioni. Fuori metafora: tentare di cucire e ricucire la comunione, la fraternità e le occasioni che l’Evangelo suggerisce per la vita della gente e della quotidiana esistenza. In qualunque luogo di vita avvenga – a partire da dove ci sono battezzati – e per chiunque fosse interessato.

“… Uno stile delicato della tua persona ti ha reso un fattore di comunione decisivo per queste nostre terre”, così la sua opera è stata definita dal cardinale Angelo Scola che l’ha nominata nel 2012: quali sono stati i rapporti con il clero lecchese in questi anni?
Bisognerebbe chiederlo a loro, ad uno ad uno. Soprattutto chiederglielo in confidenza e nella discrezionalità meno imbarazzata possibile. Da parte mia ho tentato l’ascolto, cercando di favorire la concretezza e legami liberanti e onesti.

Qual è il suo ricordo più bello di questi undici anni come vicario pastorale della Zona 3 della Diocesi di Milano? Quali sono invece le cose più faticose che hai dovuto affrontare in questi anni?
Le cose “belle” sono state tantissime e infinitamente di più delle cose “brutte”. Ma le “brutte” – che non sono state poche – mi hanno allenato a non voltarmi (troppo spesso) indietro.

Dalla Chiesa che ha trovato (sacerdoti, consacrati, laici, Parrocchie, Comunità o Unità pastorali, ecc.) a quella che lascia: è possibile fare un bilancio?
Non mi viene di fare un bilancio, piuttosto di rilanciare fiducia e speranza. Di rafforzare la consapevolezza che cambiare non è tradire, che cambiare non è allontanarsi dalla strada maestra, che in uscita non significa svuotare le chiese, che l’incontro con la realtà non è fuga dallo spirituale ma incarnazione e mani in pasta.

La povertà vocazionale e l’età dei sacerdoti sempre più elevata apre a un futuro in cui sarà importante il ruolo dei laici nella gestione delle varie chiese locali. Quali sono i lati positivi e le questioni aperte su questo, non poi così lontano, futuro?
I laici non sono supplenti del clero. Siamo insieme con responsabilità e modalità differenti e armonizzabili. Siamo figli e figlie, siamo sorelle e fratelli. Lo Spirito continui a fecondare in noi la santità che è l’unica prospettiva per vivere la vita come vocazione e per darle un senso e un orientamento di salvezza. La Chiesa è stata “pensata” per disporsi alla fiducia, per accompagnare la conversione personale e comunitaria e per sostenere che vivere è bello.

Secondo lei quale può essere il modo per incentivare dei giovani ad intraprendere il percorso sacerdotale in questa società complessa e sempre più variegata come l’attuale?
Fidandosi di quello che dice Gesù: “Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna”. (Mt 19, 29)

Con che spirito intende affrontare la sua nuova missione a Vimercate, una forte realtà milanese ormai marcatamente multietnica e multi religiosa?
Ancora continuando a servire, in mezzo alle persone nei tempi e nei modi che il Signore saprà suggerire e che io tenterò di continuare ad ascoltare.

RedRel