LECCO – La liturgia di oggi, nella nostra grande e antica Chiesa, ha un titolo che sembra essersi perso nella tradizione latina più estesa; là si celebra solo l’Ottava, il compiersi liturgico del Natale, nella nostra antica serbata ricchezza rimane la Circoncisione del Signore Gesù nel suo ottavo giorno di vita.
Oggi i quattro brevi versetti del vangelo ci riportano evidentemente alla meditazione su Gesù e il suo Natale, sull’incipit della sua umanità, ma innanzitutto – almeno nella lettera – ci recano lo stupore dilagante attorno a quella fragilità bambina annunciata da angeli e costatata dai più semplici tra tutti, i pastori.
Vi è poi un’affermazione che ci è cara al cuore perché afferma il raccolto riflettere di Maria (è lei ad esserci cara) e il nostro affetto possa farcela maestra in quel meditare su proclamazioni angeliche e le tanto umane meraviglie dei pastori.
Luca ripeterà ancora la nota del custodire con attenzione (πάντα συνετήρει) tenere dentro sé (testo e traduzione parlano, al modo antico, di cuore: non è il solo pudico, serbato affetto, ma l’attento meditare). Maria ci indica come i misteri del Signore, non siano semplicemente fatti – i fatti basta conoscerli – Gesù non è un battito della storia, ne è senso, senso per noi: a noi ora tenere in cuore, nella meditazione attenta che sa valutarne l’importanza per l’umanità, non meno che per la nostra persona.
Celebriamo dunque la Circoncisione, il segno permanente nella carne che ci dice l’umanità vera, concreta di Gesù: era ciò che dal primo sorgere immetteva nell’Alleanza, segno indelebile inciso nel corpo d’appartenenza al Popolo d’Abramo, d’Isacco e di Giacobbe: all’Israele di Dio.
Solo il circonciso poteva partecipare alla Pasqua, come dice la Torah: “Se un forestiero è domiciliato presso di te e vuol celebrare la pasqua del Signore, sia circonciso ogni suo maschio: allora si accosterà per celebrarla e sarà come un nativo del paese. Ma nessun non circonciso ne deve mangiare”. (Es 12,48). Anche noi cristiani siamo dei circoncisi, anche noi partecipiamo all’Alleanza con Dio, non più quella di Abramo, ma è nel circonciso Gesù stesso, come afferma Paolo ricordandolo ai Colossesi: “In lui voi siete stati anche circoncisi, di una circoncisione però non fatta da mano di uomo, mediante la spogliazione del nostro corpo di carne, ma della vera circoncisione di Cristo. Con lui infatti siete stati sepolti insieme nel battesimo, in lui anche siete stati insieme risuscitati per la fede nella potenza di Dio, che lo ha risuscitato dai morti.” (2,11- 12).
E con la circoncisione è dato, secondo tradizione, il nome: quello già annunciato a Maria prima del concepimento e a Giuseppe chiamandolo alla paternità: Gesù. Tra gli ebrei il nome non solo era omen, segnava piuttosto – quanto qui! – la vocazione, la missione.
Gesù, Jeshu‘a: “il Signore salva”. Il Signore, proprio in quel Bambino salva. È lui il Signore che salva: il suo popolo, in cui, circonciso, è profondamente inserito, ma la salvezza in lui non si limita al popolo d’Israele s’estende a tutti gli uomini, perché “Egli infatti è la nostra pace, colui che ha fatto dei due un popolo solo, abbattendo il muro di separazione che era frammezzo, cioè l’inimicizia” (Ef 2,14).
Allora in Lui celebriamo anche la pace, non solo abbattendo il muro tra Ebrei e Gentili, ma ogni muro di divisione nella pace di Gesù.
Nm 6,22-27 La benedizione sacerdotale sugli Israeliti. Fil 2,5-11 Il Nome di Gesù, che è al di sopra di ogni nome. Lc 2,18- 21 La Circoncisione e il conferimento dl Nome di Gesù.
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Don Giovanni Milani