VIOLENZA CONTRO LE DONNE:
“QUANDO BASTA IL PENSIERO,
SCINTILLA DEL POSSIBILE”

nastro-rosaEgr. Direttore, domenica, alle ore 16, si inaugura in Torre Viscontea una Mostra voluta dal Fondo Carla Zanetti, e dal Comune di Lecco con altre realtà, che porterà alla Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne, di venerdì 25.

Di iniziative come questa, io penso, ce n’è fortemente bisogno.

Vi invito a questa riflessione su un fatto di cronaca locale di alcuni giorni fa.

La parte di notizia a cui prestare più attenzione potrebbe sembrare per tutti questa:
Una 17enne della Provincia di Lecco che ha diffuso alcune sue foto erotiche in una chat di un sito di scacchi è stata ricattata da altri utenti del portale di giochi online che l’hanno obbligata a condividere immagini sempre più spinte e video hot che poi hanno divulgato pubblicamente su Facebook, attivando un profilo a suo nome”.

La parte a cui prestare più attenzione potrebbe sembrare il seguito: “Gli agenti della Mobile sono riusciti a identificare e individuare i cyber-ricattatori, quattro ragazzi poco più che maggiorenni che abitano in diverse regioni d’Italia e che sono stati tutti denunciati”.

La parte a cui prestare più attenzione potrebbe sembrare per altri quella dei commenti:
– “Attenzione però ad usare la parola vittima. Che in questo caso mi pare esagerata!”;
– “Non oso immaginarla casa e chiesa fino al giorno prima… non riesco”;
– “Certo è che per “gioco” fare foto hard a 17 anni e poi pure inviarle a sconosciuti è stata proprio una grande furbata, speriamo che la”piccina” abbia capito”;
facebook voto– “Poverina e sfortunata. Ha giocato con il fuoco e si è bruciata. Le vittime sono altre”;
– “Contro la sua volontà, cosa scusa? L’hanno obbligata con la forza a scattarsi un certo tipo di foto e spedirle? Può succedere se uno ti sequestra ma tramite web non esiste, uno che ti chiede foto hot andava sfanculato e invece anche solo pensare di fare sti scatti lei ha solo voluto “giocare” ma a giocare col fuoco ci si brucia, non la ritengo una vittima mi spiace, ha fatto una caxxata e stop”;
– “Ieri a Sassari (tanto per dirne una) una donna dopo 40 anni di soprusi ha comunicato a suo marito che lo avrebbe lasciato. Lui l’ha riempita di botte, innaffiata di benzina e incendiata! Ecco una vittima!”

Tutti questi commenti li ho letti su un gruppo Fb e sono tutti di donne.
Tutti di donne, non di tutte le donne.

Ecco, io credo che la parte di notizia a cui prestare più attenzione sia soprattutto quest’ultima, quella dei commenti.

Lo penso perché l’ingenuità, la fragilità di una ragazza, di una persona, non può e non deve mai– mai – giustificare o attenuare le responsabilità dei carnefici.
La ragazza è, infatti, una vittima con tutta e totale evidenza. Come si può dire il contrario?

Non serve per forza la benzina per rendere una persona vittima.
Bastano e servono semplicemente la volontà di farle male, oso dire addirittura ancor prima di farglielo direttamente, per far si che questa persona sia vittima di una violenza. Fisica o psicologica che sia.
Basta il pensiero, l’intenzione, la scintilla del possibile.

Questa ragazza, (e tutte le altre), non può pagare così gravemente e profondamente dei suoi errori.
Delle sue ingenuità e fragilità.
E leggere che i commenti sopra sono tutti di persone adulte e, qui sottolineerei, di altre donne, è molto desolante, a parer mio.

violenza su donne

La violenza non è mai – mai – giustificabile, soprattutto aggiunge casomai un’aggravante ulteriore,
ma non ve ne sarebbe nemmeno bisogno perché è già enorme così – se la rivolgi verso persone più deboli e fragili.

L’articolo di stampa, chiudeva la cronaca della vicenda con un commento (del Comandante della Mobile, uomo) che non trovo per nulla corretto, questo: “Verranno processati, la vita e la dignità della loro preda invece sono distrutte”.

Mi domando, perché mai? Perché un’ulteriore pena aggiuntiva dobbiamo mettere sulle spalle e nei pensieri della ragazza?
Distrutte, sa di assenza di speranza, futuro. Condanna perenne.

È proprio questa modalità di leggere le storie e queste vicende che palesano, a mio avviso, la lunga strada da fare in questa società per debellare violenza e femminicidio.

Il rispetto dei Diritti delle donne, delle persone in generale, passa anche e innanzitutto da un percorso di linguaggio.

Domenica 13 novembre dalle 16 apre a Lecco, in Torre Viscontea, andiamoci.
In tante e tanti a vedere la mostra e agli incontri in programma.

Paolo Trezzi