COMO – Il 25 gennaio 2016 Giulio Regeni, dottorando alla Cambridge University, scompariva, inghiottito dalle vie del Cairo. Venne ritrovato alcuni giorni dopo, il 3 febbraio, in un fosso lungo l’autostrada Cairo-Alessandria. Un corpo morto, sporco, sfigurato, torturato, che persino i genitori faticarono a riconoscere.
In quei giorni, Amnesty International lanciò la campagna “Verità per Giulio Regeni” per chiedere giustizia e chiarezza. Una verità che si è scontrata contro un muro di gomma diplomatico.
Regeni venne denunciato alla polizia di Giza da Mohamed Abdallah, “uomo dalla miseria umana” come lo definì lo stesso Regeni, per le sue ricerche sui sindacati indipendenti dei venditori di strada. Mohamed Abdallah, che aveva chiesto del denaro a Giulio, era proprio il leader di questi sindacati, in conflitto e temuti dal presidente egiziano Fattah Abdel al Sisi.
La morte di Giulio ha dato vita a una crisi nei rapporti Italia-Egitto: la scarsa collaborazione da parte dell’Egitto con gli inquirenti italiani portò il Governo, nel 2016, a ritirare l’ambasciatore italiano Maurizio Massari. Il 14 agosto del 2017 venne annunciato il nuovo ambasciatore Giampaolo Cantini, evento che scatenò l’indignazione dei genitori di Giulio. Il 23 gennaio 2019 il presidente della Camera Roberto Fico ha chiesto, per il caso Regeni, concreti gesti di solidarietà da parte dei rappresentanti dei parlamenti degli altri paesi membri dell’Unione europea.
Per ricordare la drammatica scomparsa Amnesty International ha indetto un evento nazionale per continuare a chiedere verità. L’appuntamento, venerdì 25 gennaio, si è svolto a Como alle 19.41, orario in cui Giulio ha inviato il suo ultimo messaggio alla fidanzata, 3 anni fa.
Un minuto di silenzio illuminato dalle candele simbolo di Amnesty.
Una fiaccolata statica accompagnata dalla lettura del messaggio dei genitori di Giulio.
Buonasera, un grande saluto a tutte le persone che stasera, e non solo, ci accompagnano ormai da tre lunghissimi anni nel nostro percorso per cercare verità e giustizia per nostro figlio Giulio.
È stato ed è un percorso di dolore, come genitori e come cittadini. Ma le vostre “azioni”, anche piccole ma costanti e quotidiane, ci hanno aiutato a tenere sempre viva la nostra ricerca di Verità.
Il giallo, colore abbinato al nero, è il colore delle campagne di Amnesty, ma giallo è anche il colore di Giulio, perché la tragedia di Giulio, sostenuta da azioni e cuori solidali, sta penetrando sempre di più nelle coscienze delle persone. Il colore giallo è ormai anche il simbolo di questa condivisione.
Grazie alle 150 Piazze Amnesty e ad altre ancora, che si sono organizzate.
Sentiamo l’energia solidale che ci circonda ed è pronta ad aiutarci, un’energia che non dimentica Giulio e tutto il male che ha subito, come le tante altre vittime al mondo.
Noi non molliamo, né per Giulio né per tutti i Giulio e le Giulia d’Egitto.
Continuiamo a chiedere di sapere con forza e costanza: chi è stato, perché ha ucciso Giulio, scoprire queste verità sarà fare giustizia; per lui e per tutti coloro che vedono violentemente offesi i loro diritti umani nel corpo e nelle idee.
Non esistono altre posizioni in un paese che si ritenga democratico.
Vi chiediamo di continuare a starci vicino, con azioni e modalità concrete, esprimendo la vera determinazione, della Scorta mediatica, che non è solo la stampa, ma anche le azioni dei cittadini.
Sappiamo bene che ogni giorno avvengono violazioni dei diritti sia a livello fisico che a livello di espressione di idee, sappiamo che molte persone nel mondo si spendono perché ciò non avvenga, ma sappiamo anche che tante persone dirigono “lo sguardo altrove” attuando così un costante allontanamento emotivo.
Il tempo della Memoria ci sarà solo quando ci sarà verità e giustizia.
Grazie ancora,
Paola e Claudio Regeni
Simona Di Domenico