LECCO – Fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce, recita un antico detto orientale. Una massima che evidenzia quanto una sola azione negativa possa offuscare tante piccole buone azioni, per questo motivo vale la pena dare spazio anche a qualche racconto positivo. E’ il caso della vicenda che ha visto protagonisti tre ragazzi ospiti del CARA di Maggio, struttura che nella piccola frazione valsassinese accoglie un centinaio di richiedenti asilo.
Lo scorso mercoledì 13 gennaio i giovani nigeriani si trovavano a Milano quando hanno notato per terra un telefono abbandonato. Lo hanno raccolto e arrivati alla stazione di Lecco, prima di prendere l’autobus per tornare in Valsassina, sono andati in Corso Promessi Sposi negli uffici della Prefettura per consegnare l’apparecchio. Sperando si potesse ritrovare il proprietario.
Il personale della Prefettura in effetti è riuscito a rintracciare la proprietaria telefonando al numero del padre, salvato sulla rubrica dell’apparecchio, e nel pomeriggio di giovedì la signora Ludovica da Milano ha raggiunto gli uffici di Lecco per riprendere il suo smartphone e ringraziare personalmente i tre protagonisti del bel gesto. “Nel telefono ormai conserviamo tutto il nostro mondo, il gesto di questi ragazzi è stato qualcosa di meraviglioso. Sono proprio dei bravi ragazzi e la loro azione merita di essere raccontata“.
“Ho perso il telefono ieri mattina – spiega poi Ludovica – , salendo in auto sotto casa. Deve essermi scivolato dalle gambe prima che chiudessi la portiera e me ne sono accorta pochi istanti dopo, ero disperata ma ormai non potevo più tornare indietro“.
Tanti dei nostri ragazzi prendono il treno e vanno a Milano, raccontano dalla colonia degli Artigianelli ma la loro città di riferimento è Lecco, e quindi per loro è stato spontaneo presentarsi alla Prefettura di Lecco piuttosto che in un commissariato milanese. Il gesto di raccogliere il telefono e cercare di restituirlo al proprietario non sorprende, loro stessi nel telefono conservano gran parte di ciò che è rimasto del loro passato. Nella maggior parte dei casi quel telefono, ben protetto in buste di plastica, li ha accompagnati nell’esodo verso le coste italiane – confermano gli educatori -, e in quella memoria conservano non solo i numeri di telefono dei parenti a casa, ma soprattutto i file con i loro documenti personali.
I ragazzi di Maggio nelle altre città lombarde hanno mantenuto dei contatti, delle amicizie costruite durante la permanenza in Italia o che anche risalgono al paese d’origine, ma soprattutto si spostano per trovare lavoro. “La nuova normativa – spiega il direttore del CARA – permette ai richiedenti asilo di iniziare a lavorare già dopo due mesi di permanenza in Italia. Loro è questo che desiderano e quindi periodicamente visitano le città lombarde per cercare un impiego regolare”.
Alla colonia degli Artigianelli ci sono già esempi di ragazzi che hanno ottenuto un rapporto di lavoro. “Un nostro ospite si è spostato a Parma dove ha trovato un lavoro stabile, un nepalese ha una collaborazione con un ristorante indiano e un altro aiuta a scaricare i camion”. Esperienze di questo genere non possono influire sull’ottenimento del diritto d’asilo, ma riscuotono invece apprezzamenti nel caso in cui, dopo il rifiuto dell’asilo, i migranti vogliano far ricorso in Tribunale per un permesso di soggiorno.
Prosegue anche così il progetto di accoglienza e inserimento del centro di Maggio. Attendendo il Natale i migranti, giovani cristiani e musulmani insieme, si sono prodigati in piccoli lavoretti manuali esposti nei mercatini natalizi nelle piazze dell’altopiano valsassinese. Inoltre hanno scelto di donare alcuni presepi artigianali alle autorità locali (nella foto la consegna del presepe al prefetto Liliana Baccari). Nei prossimi obiettivi un corso di cucina in collaborazione con una scuola locale e l’avvio di lavori socialmente utili nel comune di Cremeno.