LECCO – La filiera della produzione e della trasformazione del filo d’acciaio è preoccupata dalla crescita dei prezzi delle materie prime e per la grande difficoltà a scaricare a valle gli aumenti.
Il tema ha dominato la tavola rotonda che ha chiuso i lavori del convegno “Trafilerie: struttura ed evoluzione del settore”, organizzato da Siderweb in collaborazione con Camera di Commercio di Lecco, Lariodesk, Distretto Metalmeccanico Lecchese e Metal District e ospitato dall’Auditorium “Casa dell’Economia” di Lecco.
Un momento della tavola rotonda
“Per le acciaierie, il 2017 è stato un anno difficile, di rincorsa all’aumento dei prezzi. Il costo del rottame in un anno è aumentato di oltre 100 euro la tonnellata; secondo la media del prezzo unico nazionale, il costo dell’energia elettrica è passato dai 41,75 euro al megawatt ora ai 52,93 del 2017 – ha detto Andrea Agnelli, amministratore delegato di ORI Martin -. Costi che non siamo riusciti a ribaltare sui prodotti finali. Per quel che riguarda gli elettrodi, ci attendiamo ulteriori aumenti di prezzo. Oggi non c’è neppure più la certezza della fornitura”.
Una situazione influenzata da un certo livello di speculazione secondo Angelo Cortesi, presidente di ANCCEM, l’associazione che rappresenta i mollifici: “Non ha importanza che sia alimentato dalle acciaierie o dalla finanza, il risultato del clima speculativo è che i prezzi non rispondono più alle logiche della produzione. Per funzionare bene, le nostre imprese hanno bisogno di prezzi stabili. Abbiamo grande difficoltà a ribaltare questi aumenti sui nostri clienti. Se l’abbiamo fatto nel corso dell’anno, è stato in ritardo rispetto a quando li abbiamo subiti”.
“Le prospettive per il 2018 sono ancora peggiori» ha detto Manfredi Bellati, Purchasing Director di Agrati Group. «Sono già stati annunciati ulteriori aumenti a tre cifre della nostra materia prima, che non comprendiamo, né noi né i nostri clienti finali. Che, peraltro, hanno ben chiaro l’andamento in discesa di iron ore e carbon coke e fanno resistenza ad accettare gli aumenti. Prevediamo, il prossimo anno, un ulteriore riduzione della marginalità dopo quello registrato nel 2017”.
Così come Agrati Group, anche FAR opera con il settore automotive, “che è trainante, ma dove la tempistica di ricezione degli aumenti è pessima, si spazia dai 6 mesi all’anno. Vuol dire contrazione dei margini e impossibilità di operare se tutto il comparto, a livello europeo almeno, non lavora nella stessa direzione” ha chiarito Luca Merlini, Sales Manager di FAR. Ha infine invitato a lavorare sul cambiamento dei processi e sulla digital transformation Maurizio Milan, EY, per poter riconquistare una posizione di leadership. “Solo il 12% delle piccole e medie aziende attua processi di digital innovation, c’è un aspetto culturale e strutturale su cui lavorare”.
I NUMERI IN SINTESI
Trafilerie (dati 2016)
Numero aziende: 185 (oltre il 60% in Lombardia, in particolare in provincia di Lecco)
Addetti: 5211
Fatturato: 2,2 miliardi di euro (2,3 miliardi nel 2015)
Rapporto valore aggiunto-fatturato: 21,1% (19,6% nel 2015)
Esportazioni: 27% del fatturato
I risultati economico finanziari della trafilatura (bilanci 2016 di 81 società di capitali, analizzati dallo studio Bilanci d’Acciaio 2017 di Siderweb):
Utile: 1,8% del fatturato (0,8% nel 2015)
Ebitda: 8,2% (7,4% nel 2015)