LECCO – “Le esternazioni del ministro Giorgetti al convegno di Cernobbio pongono nuovamente al centro della riflessione il tema del superbonus e, più in generale, degli incentivi alla riqualificazione del patrimonio abitativo del nostro Paese. La visione del ministro evidenzia alcune distorsioni che il provvedimento ha determinato a livello di mercato. Soprattutto, preoccupano fortemente le ripercussioni negative su imprese e famiglie che determina l’ammontare dei crediti incagliati, per la cui soluzione ci attendiamo quanto prima provvedimenti concreti”.
Ad affermarlo è Luca Fabi, presidente di Ance Lecco Sondrio, che continua: “Non possiamo dimenticare come lo stock abitativo italiano sia costituito da 12,2 milioni di edifici dei quali oltre il 70%, è stato costruito prima dell’emanazione delle norme antisismiche (1974) e sull’efficienza energetica (1976). Si tratta dunque di un patrimonio che ha abbondantemente superato, in media, i 40 anni, soglia temporale oltre la quale si rendono indispensabili interventi di manutenzione. Il superbonus ha permesso di riqualificarne il 5 per cento. Ciò che ci attende ancora, dunque, è una sfida epocale, accentuata dalla decisione dell’Europa di imporre parametri ancor più stringenti sul costruito, per renderlo neutrale alle emissioni nocive entro il 2050”.
“Pertanto – afferma ancora il presidente di Ance Lecco Sondrio – è dovere del nostro Paese creare le condizioni perché questa azione venga sostenuta ed attuata. E ciò è possibile solo mettendo in campo un sistema di incentivi che renda sostenibile, dal punto di vista economico, la scelta delle famiglie italiane di intervenire sugli edifici in cui abitano. Un sistema di incentivi che sia certamente sostenibile anche per il bilancio dello Stato e che sia frutto di una programmazione ben definita, articolata su un decennio”.
È per altro questo il contenuto stesso della proposta avanzata nelle scorse settimane da Ance a livello nazionale. Una proposta che si articola su una serie di misure ben precise, quali: Mantenimento della struttura di controlli, massimali, asseverazioni e qualificazione attualmente previsti per gli interventi del Superbonus; Orizzonte almeno decennale degli incentivi, per consentire una distribuzione degli interventi coerente con le scadenze previste in sede europea; Miglioramento energetico di almeno quattro classi per gli edifici ricadenti nelle attuali classi E, F e G; Miglioramento sismico di almeno una classe di rischio, nelle zone 1, 2 e 3; Mantenimento dell’attuale Sismabonus spettante per l’acquisto di unità immobiliari demolite e ricostruite in chiave antisismica, cedute dalle imprese che hanno eseguito l’intervento (cd Sismabonus acquisti); Mantenimento, a regime, dell’aliquota del 70% prevista per il 2024; Previsione di un’aliquota del 100% per i soli soggetti incapienti; Possibilità di cessione del credito o di sconto in fattura per i soli interventi di riqualificazione energetica e sismica di interi edifici; Interventi sugli edifici unifamiliari solo se destinati ad abitazione principale; Periodo di fruizione delle detrazioni in 5, 10 anni o 20 anni, a scelta del contribuente utilizzatore; Previsione di un Fondo di garanzia per l’erogazione di mutui “verdi” alle famiglie per il finanziamento della quota a carico degli interventi.
“Tale sistema di incentivi – conclude Fabi – permetterebbe, secondo Ance, di intervenire su circa 120.000 edifici ogni anno, con un costo annuo per lo Stato di circa 20 miliardi. Un investimento significativo ma programmabile e sostenibile per lo Stato e le famiglie oltre che, soprattutto, fondamentale per riqualificare le nostre città”.