LECCO – La riforma delle Camere di Commercio che il Governo vuole chiudere in questi giorni estivi è un danno per le imprese italiane, per i professionisti e per i lavoratori del Sistema camerale, che dispongono di professionalità uniche nel sistema della Pubblica Amministrazione nazionale. Questo è quanto sottolineiamo con forza. In un periodo storico in cui è necessario potenziare gli strumenti a supporto del mondo dell’economia e del lavoro, e quindi rafforzare le Camere di Commercio, il Governo vuole, invece, ridurle a Enti burocratici che non saranno più in grado di offrire servizi moderni alle aziende italiane.
La strada della riforma della Pubblica Amministrazione deve essere lastricata di innovazione, non di riduzione del numero delle Camere di Commercio, dei servizi alle imprese, dei dipendenti, del grado di autonomia. Per far ripartire il sistema imprenditoriale italiano, le Camere di Commercio vanno rafforzate, con servizi nuovi e innovativi, che vadano a sommarsi a quelli attualmente esistenti, oltre che con competenze qualificate e sempre aggiornate. Le imprese non ci chiedono altro che celerità, innovazione e di essere accompagnate/supportate nei loro percorsi di competitività.
Per questi motivi chiediamo al Governo, a tutti i Parlamentari e alle forze politiche che hanno a cuore il futuro del Paese e delle imprese italiane di modificare subito il decreto di riforma che passerà in Consiglio dei Ministri il 29 luglio, che non crea altro che disservizi al sistema imprenditoriale, e chiediamo di riscriverlo, focalizzandolo su innovazione, ampliamento di servizi, mantenimento del personale, delle competenze e delle sedi territoriali.
L’attuale bozza di decreto, invece, è sostanzialmente identica a quella che circolava a gennaio scorso: uno schema di riforma penalizzante per ogni soggetto del sistema economico, oltre che per gli uomini e le donne che fanno parte, con orgoglio, del Sistema camerale. Le aziende vogliono una Pubblica Amministrazione come loro, non Enti burocratici, lontani dai cittadini, dalle imprese, dai territori. Per questo è necessario che tutto miri all’offerta di servizi di qualità, con risorse adeguate e con investimenti sulle risorse umane. Per fare questo occorre mantenere e rafforzare il personale esistente, occorre mantenere le Unioni Regionali, occorre mantenere le Aziende speciali e le sedi secondarie, perché sono tutti aspetti e componenti di un’unica realtà: il Sistema delle Camere di Commercio, che per funzionare a livelli ottimali necessita di ogni parte del suo “corpo”.
Gli imprenditori, come evidenziano ripetute indagini e testimonianze, hanno sempre trovato nel Sistema camerale (presente in ciascuna provincia e quindi profondamente radicato nei territori) e nella professionalità dei suoi lavoratori onestà , imparzialità, competenza e apprezzati servizi svolti spesso a titolo gratuito o comunque con un costo molto inferiore a quello di mercato, comprese molte funzioni delegate dal Stato e Regioni svolte a costo zero per gli stessi.
Con questa riforma in atto, i servizi che le Camere non fornirebbero più alle imprese, da subito, sarebbero questi: – contributi e finanziamenti alle imprese per fiere, eventi per il sistema turistico locale, promozione dei prodotti tipici; – sostegno all’internazionalizzazione; – supporto alle MPMI per l’accesso al credito, tramite servizi di microcredito o sostegno ai consorzi garanzia fidi (Confidi); – pubblicazione di dati e studi sull’economia locale, sui trend economici e approfondimenti sui vari settori economici; – corsi di formazione per la nuova imprenditoria, per l’imprenditoria femminile, per l’aggregazione d’impresa, per l’innovazione, per la cultura finanziaria, ecc.; – organizzazione di convegni e seminari gratuiti su tematiche di interesse per le imprese o i professionisti (novità normative, gestione di impresa, contraffazione, accesso a nuovi mercati, argomenti specifici per ciascun settore economico, ecc.); – supporto alle imprese per l’innovazione e la digitalizzazione, consulenza per la fatturazione elettronica e, in generale, Agenda digitale; – consulenza per deposito di marchi e brevetti; – risoluzione delle controversie tra imprese e tra imprese e consumatori in via conciliativa e arbitrale; – certificati d’origine e carnet ATA .
Le Camere di Commercio, quindi, non vanno ridotte nel numero, nelle sedi, nel personale, nelle funzioni, nelle risorse e nell’autonomia: vanno al contrario potenziate, mantenendo sedi e personale, attribuendo loro servizi nuovi e aggiuntivi rispetto a quelli già esistenti, per farne il fulcro della ripresa economica del Paese. Questo è quanto deve passare nel Consiglio dei Ministri del 29 luglio, questo è quanto chiediamo.
LE RSU DELLA CAMERA DI COMMERCIO DI LECCO
Costantino Di Cunto, Roberta Moggi, Daniele Rusconi
UNITAMENTE ALLE RSU DELLE SEGUENTI CAMERE: Alessandria, Asti, Bari, Bergamo, Biella-Vercelli, Brescia, Brindisi, Catanzaro, Crotone, Cuneo, Ferrara, Firenze,Foggia, Forlì-Cesena, Genova, Gorizia, L’Aquila, Lecce, Livorno, Lodi, Lucca, Macerata, Mantova, MassaCarrara, Milano, Modena, Molise, Novara, Padova, Perugia, Pesaro e Urbino, Pisa, Pistoia, Prato, Ragusa, Reggio Calabria, Reggio Emilia, Riviere di Liguria Imperia La Spezia Savona, Roma, Taranto, Torino, Treviso-Belluno, Trento, Trieste, Udine, Varese, Verbano-Cusio-Ossola, Verona, Vibo Valentia, Vicenza, Venezia Rovigo Delta Lagunare
E ALLE SEGUENTI UNIONI REGIONALI: Unoncamere Lazio, Unioncamere Toscana