“SUB TUTELA DEI”, UNA MOSTRA
A PALAZZO BOVARA DEDICATA
AL GIUDICE ROSARIO LIVATINO

LECCO – Pubblico delle grandi occasioni in sala consiliare a Palazzo Bovara per l’inaugurazione della mostra “Sub Tutela Dei” dedicata al giudice Rosario Livatino, giovane magistrato siciliano che pur sapendo di rischiare la vita continuò con determinazione le sue indagini per individuare e perseguire la criminalità organizzata mafiosa e segnatamente indagò esponenti agrigentini che ne decretarono la morte avvenuta il 21 settembre 1990 per mano dei loro sicari.

Erano presenti in municipio, oltre a sindaco e Prefetto, anche i vertici degli avvocati lecchesi, i presidenti di Tribunale e procura della Repubblica, il prevosto di Lecco e i rappresentanti di alcuni partiti politici fra i quali il coordinatore provinciale di Forza Italia Roberto Gagliardi e il suo vice Gianluigi Valsecchi.

La mostra proseguirà anche nei giorni successivi fino a sabato. “C’è da augurarsi – commenta Roberto Gagliardi –  che siano molti i lecchesi che vadano a vederla per poterne ricavare significativi insegnamenti dal sacrificio di Rosario Livatino che con il suo coerente ed estremo esempio potrebbe certamente indicare la via da seguire a molti comuni mortali ma anche ad illustri uomini di Stato che nell’esercizio dei loro alti incarichi al servizio della collettività troverebbero stabilità di valori e un prezioso riferimento anche morale nel quotidiano vissuto dell’eroico magistrato siciliano che proprio per il suo modello di vita e per il suo estremo sacrificio. è stato recentemente beatificato e definito da Papa Francesco: “Martire della giustizia e della fede” e ancora, indicandolo anche ai suoi colleghi magistrati: “Stimolo ad essere leali difensori di legalità e lealtà”. In questa sua famosa frase si concentrano e si riassumono i convincimenti dell’uomo, del magistrato ma anche del cattolico che ha posto sotto la tutela di Dio i suoi pensieri e il suo operato per tutta la sua vita, fino alla tragica fine: “Quando moriremo, nessuno ci verrà a chiedere quanto siamo stati credenti, ma credibili”.

Un momento particolarmente toccante della cerimonia per l’apertura della mostra per ricordare la figura di Rosario Livatino è stato il collegamento telefonico con il lecchese Pietro Nava, che da testimone oculare del delitto non esitò, pur sapendo che questo avrebbe stravolto l’esistenza sua e della famiglia, a denunciare l’accaduto alle competenti autorità, contribuendo con la sua testimonianza e in modo determinante alla cattura dei killer che tesero l’agguato mortale a quel giovane servitore dello Stato. “Non da meno è stato, dunque, il comportamento di questo altrettanto eroico concittadino – conclude Gagliardi – e il suo gesto, anche in futuro, saprà essere un chiaro esempio soprattutto per le attuali giovani generazioni notoriamente cresciute senza significative figure di riferimento in cui riconoscersi, relegandosi ai margini della cosiddetta società del benessere spesso caratterizzata da una carenza di quei valori che stanno alla base del disagio giovanile che conosciamo e che si radica in un profondo disimpegno civico e sociale”.