I pilastri del dipreismo, fondato dall’illustre Andrea Diprè, sono tre: droga, sesso e denaro. Il “dipreismo” non è un gioco, ma si tratta di una religione, i cui adepti perseguono nella piena (in)coscienza di sé.
Coloro i quali abbracciano questo credo, fedeli instillati in un mondo governato dal nichilismo imperante e dalla disfatta dei valori e dell’identità, sono alla ricerca di una guida per la propria salvezza. É questo il fine ultimo della fede: la salvezza. Ovviamente Diprè, da buon pastore, illustra alle sue greggi le dinamiche per uscire dall’annichilimento della morale, interpretando le sue massime per la redenzione. Una delle sue più fidate seguaci, Sara Tommasi, la quale si sarebbe dovuta unire in matrimonio nel nome del dipreismo a Monte Carlo, ci ha portato piena testimonianza degli effetti del suo credo.
L’innocua pecorella ha affinato le proprie conoscenze esibendosi a quattro zampe, assumendo ogni qualsivoglia stupefacente sostanza divina e indossando sul proprio corpo ogni possibile dono di Dio che superi le centinaia di euro. Insomma, ligia al dovere di credente, Sara è l’esempio lampante di come avere fede nell’eucarestia donatale dal suo patriarca, accompagnata dal rito ecclesiastico “Libertè, veritè, Andrea Diprè”, sia necessario per definire la simbiosi tra l’apice della libertà e quello della vertigine (dogma dipreista).
Sara ha potuto dare spettacolo di sé e testimoniare al mondo la sua rivalsa sociale: (stra)fatta protagonista del credo dipreista, e in quanto discepolo del sommo Diprè, Sara ha dimostrato in prima persona e con ogni mezzo come Diprè possa essere capace di usare solo acqua e Keta per rompere i ponti. Un videomessaggio che ha dell’incredibile, tutte le testate giornalistiche mondiali in ascolto per il grande miracolo del dipreismo: Sara Tommasi, nel pieno esercizio delle sue facoltà, dichiara che con Diprè ha avuto modo di concepire la salvezza come non solo prodotto di sesso e denaro, ma soprattutto delle droghe.
“Trasformeremo acqua in vino e moltiplicheremo pani e pesci – non è servito un simile biblico appello, perché quanto concerne il dipreismo è molto più sottile e nobile – useremo l’acqua come complice per la Ketamina”. Acqua e Keta sono da allora la ricetta della salvezza e lo stimolo a raggiungere l’aldilà, sancendo la rottura dei ponti (metaforici o allucinogeni) che ci separano dalla salvezza eterna.
Ora, nonostante sia Andrea che Sara abbiano saputo approfittare appieno dei beni offerti da Nostro Signore, non è stata la trasmutazione dell’acqua in anestetico a determinare la fenditura nelle infrastrutture, ma quanto occorre imparare è che “l’acqua cheta rompe i ponti”, ossia spesso le cose che sembrano più tranquille sono le più pericolose, erroneamente sottovalutate.
Sara Tommasi probabilmente avrà visto unicorni galoppare su arcobaleni meravigliosi, scimmie galopparle sulle spalle e ponti cedere improvvisamente, ma benchè probabilmente abbia dovuto utilizzare sostante anestetiche per ovviare ai propri disturbi di personalità, non è Sara l’esempio di acqua cheta, ma forse tutti i milioni di fan del dipreismo che hanno taciuto di fronte al suo inconsapevole trattamento, che ovviamente tacendo non hanno rotto ponti o fatto la differenza, quanto piuttosto innalzato ulteriori barriere e privato Sara di possibili aiuti.
Martina Panzeri
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