SIRTORI – “Mi sento un ragazzo normale, solo molto fortunato perché nato in una famiglia di scalatori”. Con queste parole si presenta davanti ad un pubblico di oltre cinquecento persone quello che a soli 23 anni è forse il più forte arrampicatore della storia: il ceco Adam Ondra.
Non che servano presentazioni, ma la sua leggenda è cominciata molti anni fa quando a soli otto anni già scalava vie di 7c+ a vista e di 8a lavorato, difficoltà consolidate negli anni che lo hanno portato a salire il suo primo 9a ben dieci anni fa all’età di 13 anni, in un’epoca in cui gli enfant prodige dell’arrampicata erano merce rara molto più che oggigiorno.
Ma come ha raccontato questa sera in occasione dell’incontro organizzato da Df Sport Specialist, questo è stato solo l’inizio. “In Repubblica Ceca non ci sono moltissimi posti dove poter scalare e attorno ai 13 anni avevo finito i tiri delle falesie della mia zona. Così ho capito che avrei dovuto creare qualcosa di nuovo e l’anno dopo ho fatto la prima ripetizione di Vymena Manzelek, 8c, a Moravsky Kras, una linea che fino a pochi anni prima sembrava impraticabile. Questa via mi ha dato molta ispirazione e mi ha convinto che nell’arrampicata non ci sono limiti”.
E sembra davvero che Ondra di limiti non ne abbia. Lo scorso week-end ha partecipato al celebre Rock Master che in occasione dei trent’anni di questa manifestazione ha ospitato la quinta tappa di coppa del mondo lead, oltre che il classico contest di boulder e il tradizionale duello: una sfida in velocità su un itinerario attorno al 7c+. Il giovane ceco ha partecipato alla prova di coppa del mondo superando qualifiche, semifinale e piazzandosi quinto nella finale, ma ha anche vinto sia la gara di boulder sia il duello, realizzando un’impresa davvero straordinaria.
Proprio come quando qualche anno fa ha scoperto la grotta di Flatanger in Norvegia: “Viaggiare secondo me è una parte integrante dell’arrampicata e quando ho visto in internet questo posto ho subito capito che avrebbe rappresentato una svolta per l’arrampicata sportiva”. In effetti proprio qui il 4 ottobre del 2012 Adam Ondra ha liberato Change, la prima via di 9b+ della storia. “Sono tornato molte volte in questa falesia, dove ho chiodato più di venti tiri e dove ho ancora quattro progetti da realizzare tra cui Project Big, quello che potrebbe essere il primo 9c del mondo”.
“Con questa esperienza ho capito che per chiudere i conti con certe vie bisogna allenarsi un po’ di più. Così ho deciso di avere un allenatore. Fino al 2013 non mi era mai piaciuta questa idea perché amavo fare le cose come le volevo io. Poi ho incontrato Patxi Usobiaga – fortissimo scalatore spagnolo, vincitore nel 2006 della coppa del mondo di difficoltà – siamo sempre stati amici, abbiamo gareggiato assieme, e quando lui è diventato allenatore ho deciso di seguire i suoi consigli”. A quanto pare Adam è rimasto molto affascinato da una frase che Usobiaga usa spesso per descriversi: “Io non ho nessun talento come arrampicatore, il mio talento è quello di essere un masochista”.
E anche Adam Ondra nel 2014 ha imparato ad esserlo: “Quando ho visto il programma di allenamento dei primi due mesi non potevo credere che il mio corpo potesse sopravvivere. Avevo anche iniziato l’università e per poter svolgere tutto l’allenamento mi alzavo alle cinque della mattina; dopo cinque giorni di allenamento era difficile andare avanti con la stanchezza, il male ai muscoli e alle mani, ma non appena riuscivo a concentrarmi e ad entrare in sintonia con il movimento che stavo eseguendo il dolore spariva. Allenarmi mi diverte, per questo lo faccio due o tre volte al giorno sei giorni alla settimana”.
Dopo una preparazione così intensa il ceco decide di mettersi alla prova e partecipa alle prime competizione della stagione 2014. Ma dopo aver investito così tanto tempo, impegno ed energie la pressione era alle stelle e le prime gare non vanno bene. In Cina rimane escluso dalla finale, a Chamonix per un errore nel moschettonaggio non supera neanche le qualifiche e ancora in Francia a Briançon non può disputare la finale che viene cancellata per il maltempo.
Ma tutto il lavoro di Adam e Patxi non va perduto: pochi giorno dopo le delusioni agonistiche il 12 luglio Ondra sale a vista TCT a Gravere in Italia, realizzando la seconda ascesa mondiale di una via di 9a. E le sorprese per quell’anno non finiscono qui. Al termine dell’estate infatti anche le gare tornano a regalargli soddisfazioni: nel giro di venti giorni Adam Ondra si laurea campione del mondo di boulder a Monaco e di difficoltà in Spagna, un’impresa che ha dell’incredibile. “Il campionato del mondo è una competizione che si svolge solo ogni due anni – spiega il ceco – e tutti i migliori scalatori di una disciplina si preparano a lungo in vista di questo appuntamento. Non avrei mai pensato di poter vincere la medaglia d’oro in entrambe le specialità in meno di un mese”.
A questo punto Ondra pensa di ritirarsi dalle gare perché questo gli sembra il massimo risultato a cui un climber potrebbe ambire. E invece si propone per il 2015 di vincere la coppa del mondo di boulder e lead, che comporta partecipare a 16 gare ed essere in forma per quasi tutto l’anno. La stagione comincia bene ma l’obiettivo è davvero impegnativo anche per lui. Nel circuito di boulder chiude con un terzo posto e sente il sogno sfumare nonostante possa fare ancora molto bene in lead.
Così decide di concedersi una pausa e andare in Norvegia a scalare con i suoi amici. I compagni di questo viaggio sono due dei più forti scalatori del mondo Jacob Schubert e Alex Megos: “è stato bello vederli scalare e divertirsi sulle vie che avevo aperto io. Questo mi ha dato molta soddisfazione e molta carica”. Carica che ha ben impiegato nelle ultime gare di difficoltà: vincendo la prova in Cina e quella tradizionalmente conclusiva a Kranj in Slovenia, Ondra si aggiudica il gradino più alto della coppa del mondo lead 2015.
Questa sera Adam Ondra ha ripercorso davanti ad un pubblico entusiasta, letteralmente pendente dalle sue parole pronunciate in un italiano quasi perfetto, le tappe più importanti non solo della propria carriera ma della propria vita: “allenamento, vie dure, tentativi su tentativi, questa è la mia vita e anche se forse può non sembrare così per me è una vera gioia. La mia passione per l’arrampicata è la cosa più importante della mia vita e sento come una responsabilità quella di condividere la mia passione con voi” e senz’altro oggi ci è riuscito.
Manuela Valsecchi