LECCO – Una nuova avventura di colori che esplodono nel grigiore della quotidianità. E la mostra di Serena Florio, l’artista calolziese specializzata nella Art Bar, l’arte cioè di catturare l’attenzione su opere artistiche esposte sulle pareti di un luogo che notoriamente non è destinato alle esposizioni. Quadri d’impatto forte, che ritagliano un trompe l’oil su paesaggi infuocati o notturni intimi e bui, quelli esposti fino a metà giugno al bar “2 al quadrato” di Milly, il noto bar del tribunale di Lecco.
Di facile interpretazione oppure complessi ed espressivamente forti i quadri di Serena costringono le persone, gravate da pensieri grigi e bui, a distogliersi dalle occupazioni quotidiane per tuffarsi in un cielo azzurrissimo dove campeggia una luna enorme circondata da una nuvola tratteggiata (Nel nulla anche la luna s’incendia ) o ad immergersi nell’ipnosi di un occhio contenente una pupilla-luna, che ricorda “ Il falso specchio” di Renè Magritte, da cui nasce la duplice interpretazione che sia l’astro a riflettersi nell’iride o esso sia alloggiato dentro l’occhio.
In questa mostra le pareti del bar sono “a tema”, nel senso che l’artista ha voluto raggruppare per tonalità, emozioni ed argomenti le sue opere, di modo da creare un effetto omogeneo, che prendendo per mano lo spettatore lo immergono in paesaggi infuocati di rosso, in atmosfere rarefatte di azzurro o lo catturano con occhi di zebra arancioni che bucano la tela, cancellando la bidimensione delle righe nere.
Serena alcuni dei tuoi quadri hanno atmosfere e luci che ricordano l’Africa. Sei mai stata in questo continente in uno dei tuoi viaggi?
No, l’Africa in effetti non l’ho mai visitata. Ho fatto dei numerosi e lunghi viaggi in India in cui mi sono confrontata con la suggestività delle riproduzioni locali, tutte a sfondo religioso, che mi hanno ampliato la visuale sulla vastità delle tecniche espressive. L’arte indiana è stata, diciamo, un modo per estendere i miei confini pittorici ed arrivare ad un mio stile che coglie lo spirituale e lo scaraventa in un mondo tangibile, vero, forte di emozioni che in effetti, a tratti, ricorda i paesaggi africani. Diciamo che sono stata anch’io folgorata dagli artigiani africani, come Picasso, soffermandomi sull’essenzialità delle forme come fece il grande artista, ma anche sui colori accesi, sui paesaggi vuoti in cui si ritagliano sagome di uccelli neri ed alberi solitari che campeggiano al centro della scena. L’Africa è sinonimo di libertà e calore: colori accesi e bollenti o cieli notturni infiniti e freddissimi. E’ estrema come sono estreme le emozioni forti di cui mi occupo nei miei quadri.
Ci sono, tra le tue opere, cambi repentini di stile. Si passa dal rosso fuoco di “ Nel nulla anche la luna s’incendia” all’essenzialità di un albero bianco, secco in cui colano sui rami rivoli di sangue come in “Passato remoto-presente”.
Si, mi piace esternare quello che mi colpisce. I miei quadri nascono dalla vita quotidiana: raccontano la morte dei miei cari, le inquietudini interiori, la felicità, la passione, la rabbia e l’amore. In un mondo in cui si cerca di appiattire l’essenza dell’umanità perché resti limitata e intrappolata dentro i confini di uno schermo io cerco di ridarle la tridimensionalità che le appartiene: l’emozione non può essere contenuta ed esplode, fuoriesce da tutti i pori e rivitalizza il grigiore dell’uniformità che ci viene imposto oggi.”
Luisella Pacifici