GALBIATE – Sono tornati in natura, dopo vicende travagliate che li hanno portati feriti nel Centro Recupero Animali Selvatici (CRAS) dell’oasi WWF di Valpredina.
Adesso che sono guariti e riabilitati, quattro giovani civette e tre esemplari di gheppio, hanno riguadagnato la libertà, assegnati a un’area protetta come quella del Parco regionale del Monte Barro.
Il loro primo volo non in cattività è avvenuto nella zona di San Michele.
A trasportarli dal Cras, dove erano stati curati, nella nostra zona sono stati gli appassionati volontari del WWF Lecco. Nella struttura da cui provengono questi uccelli si trova nel comune di Cenate Sopra (Bg), dove vengono curati selvatici raccolti nelle province di Lecco, Brescia e Bergamo. Il centro è dotato di varie attrezzature: l’ambulatorio veterinario, la sala di primo soccorso, di terapia intensiva e uno spazio dedicato al recupero e riabilitazione.
Una volta ritornati sani e capaci di vivere in ambiente selvaggio, gli esemplari ospitati vengono di nuovo liberati. Questo ospedale veterinario non è accessibile al pubblico, per evitare disturbo agli animali ammalati.
Ma veniamo ai nuovi residenti nel monte Barro, conosciamoli meglio. Il gheppio (Falco tinnunculus) è un piccolo rapace diurno, della dimensione di un piccione, che predilige ambienti aperti, praterie, boschi e spesso nidifica anche in città. È un eccellente cacciatore, in particolare di piccoli passeriformi, lucertole, piccoli serpenti, e micro mammiferi. Spesso lo si vede in attesa di prede sopra tralicci, cavi dell’alta tensione, o sui rami sporgenti lungo strade o sentieri. È caratteristica la sua capacità di restare quasi immobile in volo in un punto, sbattendo rapidamente le ali e osservando il suolo in cerca di prede, assumendo una forma conosciuta come ‘spirito santo‘. È l’unico rapace nelle nostre regioni con questa capacità, che ne permette l’identificazione certa anche da molto lontano.
La civetta (Athene noctua) è anch’esso un piccolo rapace, ma con abitudini prevalentemente notturne. Lunga poco più di 20 cm, con un’apertura alare di 60cm e un peso che oscilla tra i 100 e i 200 grammi, si ciba di piccoli roditori, rettili e grossi insetti, cacciando solitamente le sue prede al suolo partendo da un posatoio. Nidifica in cavità come vecchi alberi o nicchie nei muri.
L’area protetta del Monte Barro, con boschi maturi e cascinali, spazi aperti e zone ad agricoltura mista, è un habitat ideale per queste due specie, che ci si augura possano trovare le condizioni idonee per riprodursi e contribuire alla biodiversità del Parco.
Foto courtesy WWF Lecco, autrice Stefania Berna