VALMADRERA – L’atto di indirizzo approvato dall’Assemblea dei Comuni soci di Silea Spa il 7 luglio scorso in tema di politiche sui rifiuti è un’occasione mancata. La maggioranza dei sindaci, nonostante l’impegno dichiarato pubblicamente a fare piena luce sul trentennale impatto del forno inceneritore di Valmadrera, ha infatti rinunciato ad approfondire lo “stato di salute” del territorio attraverso un primo screening epidemiologico in tempi più brevi.
Questo avrebbe permesso di raccogliere in tempi rapidi informazioni preziose nell’interesse dei cittadini, analizzando le ricadute e i loro effetti. Contraddicendo invece anche quanto approvato dal Consiglio comunale di Lecco -primo azionista della società- a metà giugno di quest’anno, il Comitato ristretto prima (29 giugno), l’Assemblea intercomunale poi (30 giugno) e l’Assemblea dei soci di Silea infine (7 luglio), su proposta iniziale del sindaco di Lecco (da quanto si apprende dal verbale del 30 giugno), hanno eliminato ogni riferimento allo studio “breve”, accontentandosi di ottenere una qualche notizia sulla salute dei cittadini tra un’eternità, e cioè all’inizio del 2018.
Nel frattempo, il faraonico progetto del teleriscaldamento e il “revamping” mascherato dell’inceneritore (un binomio dal costo di 70 milioni di euro se si considera anche la rete) potranno andare avanti, a spese della collettività, con la prospettiva di tenerci vincolati a quell’impianto per ancora 15-20 anni almeno.
Questa rinuncia rischia di far perdere al territorio il treno della raccolta differenziata e della filiera del riciclo, della riduzione dei rifiuti prodotti pro-capite attraverso l’introduzione della tariffazione puntuale e più in generale dello sviluppo di una gestione dei rifiuti virtuosa. I Comuni che hanno provato a mantenere il riferimento iniziale allo studio breve sono stati Dorio, Calco, Oggiono, Colle Brianza, Civate, Olgiate Molgora, Suello (astenuti Colico, Perledo e Brivio). Confidiamo nel fatto che queste amministrazioni -che hanno dimostrato sensibilità al tema degli impatti del forno- possano andare fino in fondo, incaricando autonomamente i professionisti riconosciuti che hanno già dichiarato la propria disponibilità a condurre lo studio, senza indennità.
Il Coordinamento è a questo proposito a totale e costruttiva disposizione. Riteniamo infatti che prima di far partire gli investimenti si debba garantire alla popolazione locale la certezza che quest’impianto non abbia ricadute sulla salute. In trentacinque anni di esistenza dell’inceneritore nessuna amministrazione, a cominciare da chi in questi anni ha usufruito di notevoli compensazioni economiche e sul cui territorio insiste il forno, ha preteso o commissionato in modo indipendente una tale analisi nonostante molti studi disponibili da tempo dimostrino gli effetti di questi impianti. Quella di cui oggi si parla (ed è stata decisa grazie anche alla nostra azione) sarà disponibile se tutto va bene si dice solo tra qualche anno.
Infine, l’emblema della debolezza dell’atto di indirizzo approvato dai soci è il debolissimo coinvolgimento dei Comuni nell’approvazione del progetto definitivo del teleriscaldamento, pur previsto dal principio del “controllo analogo” delle società “in house” (com’è e dovrebbe essere Silea Spa). Contrariamente alla versione dell’atto di indirizzo approvata tra gli altri anche dal consiglio comunale di Lecco, il testo approvato il 7 luglio rivolge un morbido “invito” ai Comuni a “sottoporre” ai propri Consigli la “scelta complessiva sul progetto”. Un “invito” che non è affatto perentorio e che rischia dunque di trasformarsi in lettera morta. Che cosa diranno, ora, i consigli comunali puntualmente contraddetti dai propri rappresentanti nelle Assemblee di Silea?
Coordinamento lecchese Rifiuti zero