RUBRICA PSICOLOGIA & DINTORNI:
LO PSICOLOGO RICEVE ONLINE

psicologo-onlineLECCO – L’erogazione di prestazioni psicologiche a distanza è un argomento oggi molto dibattuto e sul quale la ricerca scientifica sta svolgendo numerosi studi. Tali studi, come si può osservare, sono ancora pochi e non definitivi: si tratta di un campo ancora aperto per la professione dello psicologo, una partita ancora tutta da giocare. Il concetto di intervento psicologico online si riferisce all’interazione tra psicologo e utente mediata dall’uso di tecnologie per la comunicazione attraverso il web.

Queste tecnologie possono essere strumenti asincroni, ossia che ritardano la comunicazione come nel caso delle e-mail o dei gruppi di discussione sui forum, oppure strumenti sincroni, dove cioè la comunicazione si evolve in tempo reale come nel caso delle chat o delle audio/video conferenze.

Molte persone sono scettiche riguardo la possibilità di un reale e tangibile aiuto psicologico a distanza. Esistono però alcuni esempi a riguardo, anche molto indietro nel tempo. Sigmund Freud, tra gli altri, ha più volte utilizzato le lettere come strumento di terapia. Non c’era internet, non c’era la webcam… era il 1909.

L’utilizzo delle potenzialità del computer per l’intervento psicologico a distanza si inizia ad osservare intorno agli anni ’60, quando fu sviluppato il famoso Eliza, un software capace di simulare l’interazione terapeuta-paziente (Weizenbaum, 1966) che analizzava e sostituiva semplici parole–chiave scritte dall’utente con frasi preconfezionate, dando a volte l’illusione di avere dall’altro lato un interlocutore in carne ed ossa (Newman et al, 1997). Indipendentemente dalle considerazioni cliniche e deontologiche che l’esperienza di Eliza può muovere, si è trattato indubbiamente di un passo molto importante nella direzione del raccordo tra psicologia e nuove tecnologie, preliminare all’avvento del web nel discorso della cura mentale.

1fddaf_38a82ec795504bb9a30e3e9b488aa31bLa nascita delle prime consultazioni psicologiche online, per come vengono intese oggi, è invece riconducibile agli anni ’90, quando la diffusione della tecnologia, soprattutto negli USA, ha permesso di raggiungere un buon numero di potenziali pazienti.

Ad oggi, si effettua solitamente una distinzione tra la terapia online (E-Therapy) e il counseling psicologico online (E-Counseling). Nella terapia online il supporto psicologico viene affiancato da un programma di trattamento strutturato per risolvere un disturbo specifico, mediante l’utilizzo di tecniche psicoterapeutiche. L’E-Counseling, invece, viene utilizzato per fornire assistenza a problemi psicologici generici, e raramente include un programma di trattamento strutturato. La differenza tra questi due servizi è però attualmente ancora molto sottile e decisamente fumosa.

La fiducia degli utenti sembra essere leggermente inferiore rispetto a quella generalmente riposta nelle consultazioni psicologiche dal vivo, ma con un aumento nel corso degli anni (Rochlen, Zack & Speyer, 2004). Mentre le donne esprimono maggior fiducia rispetto agli uomini verso le consultazioni dal vivo, non si riscontrano differenze signficative per quanto riguarda l’atteggiamento verso le consultazioni online (Fischer & Farina, 1995).

Un’altra dimensione che è stata approfondita dalle ricerche scientifiche riguarda l’ambito delle aspettative degli utenti rispetto all’intervento online. Se in generale è vero che queste ultime risultino già molto varie nei confronti di qualsiasi consultazione psicologica, la mancanza di familiarità e il carattere innovativo della psicologia online può contribuire a maggior ragione a crearne di poco appropriate (Rochlen, Zack & Speyer, 2004). Tuttavia mancano studi specifici su questa materia, così come, allo stesso modo, non risulta documentato nella letteratura un altro argomento cui occorre prestare attenzione: le caratteristiche del trattamento (ad esempio l’orientamento psicoterapeutico adottato), e la loro possibile combinazione con le caratteristiche del paziente.

Vi sono infine una serie di studi che si sono preposti l’obiettivo di valutare l’esito degli interventi psicologici online. La maggior parte di questi ha cercato di individuare se essi portassero a miglioramenti clinici rispetto a un punteggio di partenza o a confronto con gruppi di controllo. In generale queste ricerche hanno portato a risultati incoraggianti: sono stati riportati miglioramenti significativi, almeno dal punto di vista sintomatico, nei soggetti che hanno partecipato a diversi interventi psicologici online. La gamma di disturbi clinici presi in esame comprendeva disturbi di panico (Klein & Richards, 2001), disturbi alimentari (Robinson & Serfaty, 2001), disturbi post-traumatici da stress (Lange et al., 2000) e casi di lutto patologico (Lange, van de Ven, Schrieken, & Emmelkamp, 2001). In generale, questi studi preliminari hanno fornito dati positivi sull’efficacia degli interventi. Ovviamente si tratta solo di prime indicazioni, considerata la scarsa numerosità dei lavori e dei loro campionamenti. Sembra sia opportuno utilizzare una serie di indici di efficacia che analizzino diversi aspetti dell’esito della terapia o della consultazione che si vuole venire a conoscere.

È inoltre auspicabile indagare più approfonditamente i potenziali rischi, le limitazioni e le sfide che possono essere presenti. La ricerca futura sarà necessaria per analizzare questi elementi e fornire indicazioni specifiche a stilare delle linee–guida che rispondano a standard di evidenza elevati. Molte sono le domande cui la ricerca odierna sta ancora cercando di fornire una risposta, su alcune delle quali sono iniziate importanti riflessioni. Tra i punti più urgenti sui quali confrontarsi probabilmente restano le seguenti questioni: La terapia online funziona? In quali aspetti si differenzia dalla terapia vis-à-vis tradizionale? Quale parte della popolazione può beneficiare di questo intervento, e con che grado di soddisfazione? Che fattori contribuiscono al successo o all’insuccesso della terapia online?

Riassumendo i risultati e le riflessioni tratte dalla letteratura internazionale, è possibile individuare alcuni importanti aspetti di potenzialità, al pari di altri elementi di criticità e di sfida che vanno approfonditi nel tempo.

Benefici sono, ad esempio, la possibilità di incontrare i bisogni di persone con mobilità limitata, restrizioni temporali e difficoltà di accesso ai servizi di salute mentale; così come la maggiore facilità a superare la stigmatizzazione sociale, abbattendo la resistenza iniziale e agevolando così la disinibizione e l’auto-riflessione.

Le criticità percepite percepite, ad esempio, sono l’impossibilità di accedere alla comunicazione non-verbale (che può addirittura portare a fraintendimenti); ma anche la necessità di una certa dimestichezza nell’utilizzo del pc da parte dei protagonisti dello scambio comunicativo.

 

Alberto Zicchiero, psicologo
Iscrizione Opl n. 03/17337

 

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