ROCCIATORI, VIGILI DEL FUOCO
E GEOLOGI VISTI DA VICINO; PARLA CHI HA LAVORATO SULLA FRANA

ABBADIA LARIANA – I primi ad arrivare sul posto sono stati i Vigili del Fuoco di Lecco: subito, come raccontato dalla nostra testimone diretta Marina Gaddi. Poi – tra ieri e oggi – i rocciatori, accanto a geologi di Anas, Provincia, Ferrovie dello Stato e la ditta specializzata Geomont. Meno di una ventina di persone, super specializzate, in perfetta armonia e organizzazione, capaci di far riaprire la circolazione in poco più di 24 ore. Hanno analizzato, spostato, sistemato quanto la frana aveva iniziato e non finito.

ing Marcella BattagliaA inquadrare l’entità del rischio e suggerire le prime azioni nel momento dell’emergenza è spettato a Marcella Battaglia, (nella foto a destra) ingegnere dei Vigili del Fuoco:”In questo caso, fortunatamente, non vi erano abitazioni minacciate come nelle frane di Fiumelatte o a Varenna nel 2004″. Un rischio limitato alla sola SS36 e non alla ferrovia. In un primo momento l’elicottero dei vigili del fuoco è servito alle ricognizioni, poi è stato utilizzato per calare i geologi e i rocciatori e trasportare i materiali.

Image00006“Manovre coadiuvate da un nostro tecnico al verricello (argano esterno all’elicottero ndr)”, spiega ancora l’ing. Battaglia. Sul posto si sono presentati vari geologi: Fabio Valsecchi per la Provincia di Lecco, quello dell’Anas, l’ente gestore della strada, due per le Ferrovie dello Stato, nonché Cristian Adamoli dell’impresa del disgaggio, la Geomont di Lecco.

Ma i rocciatori chi sono? “Professionisti specializzati a lavorare in quota con ausilio di funi. Sono abilitati e certificati” spiega il presidente nazionale dell’Air (Associazione italiana Imprese Rocciatori) Luca Delle Donne, titolare della Geomont.

Sicuramente un lavoro rischioso, ma non troppo pericoloso: “Ci muoviamo progressivamente dall’alto verso il basso, facendo crollare manualmente la roccia disgregata con l’ausilio di piccole leve metalliche o martinetti idraulici e sgombrandola” prosegue Delle Donne, nel settore da vent’anni.

La frana di Abbadia, di materiale calcareo, ha trascinato verso valle dai 200 ai 300 metri cubi di terra e roccia travolgendo tre ordini di barriere, collocate vent’anni fa e servite a frenarla.

rocciatoriNei prossimi giorni gli uomini della Geomont torneranno per collocare 1.000 metri quadrati di griglia paramassi in aderenza in quota e a valle ricreare una barriera paramassi lunga 150 metri. Il tutto con materiale certificato e prodotto dall’azienda svizzera Geobrugg AG, una delle due più quotate al mondo.

Delle Donne approfitta per un appello accorato: “Non ci stancheremo mai di ripetere che sarebbe meglio spendere in ispezioni preventive e in lavori di consolidamento dei punti critici”.

Nadia Alessi

 

 

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