CALOLZIOCORTE – In risposta a Giuseppe Rocchi, presidente del CAI di Calolziocorte, ecco le parole dell’escursionista disturbato dal frastuono di un elicottero, durante un tranquillo sabato pomeriggio nella Val d’Erve.
Riepilogando, la corrispondenza tra i due amanti della montagna, nasce per il frastuono di un elicottero, utilizzato dal CAI di Calolzio per l’opera di ristrutturazione del rifugio Ghislandi, la quale viene portata avanti per lo più da volontari, dunque durante il weekend, tanto caro agli escursionisti. Ora la risposta dell’alpinista riprende la questione del pubblico-privato del rifugio di cui sopra.
Caro Direttore,
non perderò troppo tempo a spiegare che nei gioni feriali c’è in giro praticamente nessuno rispetto al pienone dei fine settimana baciati dal bel tempo, ma qualche considerazione è d’obbligo visto che a chiederlo è uno che in montagna pulisce sentieri, tiene in ordine le ferrate e chiede consigli.
Parlando dunque di elicottero, quando sono sceso in paese mi sono fermato a bagnare il becco, un po’ perchè avevo sete, ma anche per tastare il polso di chi è stato disturbato durante il pomeriggio di quel non lontano sabato estivo che, pure loro, volevano trascorrere in pace. Magari facendo un riposino o giocando a carte al bar, possibilmente capendo cosa diceva il dirimpettaio di tavolo. Per lo più, “la gente” che ho incontrato, anche sul sentiero, era parecchio scocciata dal non richiesto “servizio turistico”.
Prima di raccogliere l’invito del molto irritato signor Presidente, a offrire manodopera al rifugio Ghislandi, se possibile vorrei sapere qual’è la natura giuridica di quella struttura, per la quale dovrei e dovremmo volontaristicamente operare. Negli anni scorsi, infatti, quando mi è capitato di entrare al bar, una gentilissima signora mi ha subito “avvertito” che stavo entrando in un rifugio privato. Allora mi sono avviato verso l’uscita, ma vedendo che non ero l’unico avventore che usufruiva del servizio mi sono comunque concesso qualcosa di forte, di super alcolico per intenderci, ma non solo. Mentre l’andirivieni non accennava a diminuire, come del resto è accaduto in altre analoghe occasioni.
Nel tempo, di gente di passaggio ne ho vista parecchia entrare al Ghislandi, di “ricevute”, invece, non ne ho mai viste.
Considerato che dovremo lavorare, vorremmo almeno sapere per chi lo facciamo e in quali condizioni. Non tocca certo agli escursionisti fare i controlli sulla regolarità delle attività pubbliche o private, ma la domanda, visto il contesto descritto, ci pare del tutto legittima.
Cordialmente.
Lettera firmata.