PROFUGHI E ACCOGLIENZA,
LES CULTURES: “UN PO’ DI FATTI
PER FARE CHIAREZZA”

les cultures logoIn questi giorni pre-elettorali, si sono sentite molte voci parlare, spesso a sproposito, di tematiche legate ai richiedenti asilo e alla loro accoglienza. Vorremmo ripartire dai fatti, per evitare che un argomento tanto delicato venga banalizzato per una manciata di voti.

Il numero di arrivi via mare nei primi tre mesi del 2015 è sostanzialmente uguale al dato del 2014 quando l’operazione Mare Nostrum era in pieno svolgimento. Questo trend è strettamente legato al numero di emergenze umanitarie in corso in Medio Oriente (Siria ed Iraq), ed a sud del Mediterraneo (in Libia e, più a sud, in Somalia, Mali, Nigeria e Sud Sudan).

La fine di Mare Nostrum, pur non avendo effetti sul numero di persone in arrivo, ha però coinciso con un netto aumento del numero di persone morte e disperse in mare, quasi 500 nel 2015, un numero 30 volte superiore a quello del 2014.

Negli ultimi quattro anni, i principali paesi d’origine degli arrivi via mare in Italia sono sempre stati paesi colpiti da gravi crisi umanitarie.

È quindi il caso di alzare lo sguardo e di ampliare un po’ l’orizzonte per comprendere che quello a cui stiamo assistendo è solo l’ultimo passo di un percorso lungo e complesso. Le migrazioni non sono un fatto nuovo né, tantomeno, un’emergenza. Le migrazioni sono la risposta naturale dell’essere umano quando le condizioni di vita, nel luogo in cui vive, non sono più tollerabili.

La guerra civile in Siria ha causato dal 2011 oltre 200.000 morti e 9 milioni di profughi; la guerra civile in Libia ha causato dal 2014 oltre 3.000 morti e centinaia di migliaia di profughi; nel continente africano si contano circa 27 fronti di conflitto attualmente attivi, per citarne alcuni: Nigeria, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, Sudan, Sud Sudan, Somalia, Mali. Sono questi conflitti a creare i profughi: oltre 46 milioni a livello globale, circa 60.000 in Italia, circa 240 in provincia di Lecco.

Appare quindi chiaro che la presenza di richiedenti asilo sul territorio provinciale sia il risultato dei numerosi conflitti dei paesi dell’area del Mediterraneo e del centro Africa, e andrebbe affrontata come problema internazionale e non come “costo da eliminare”. Crediamo inoltre che il territorio di Lecco possa sopportare il carico dell’accoglienza di duecento persone tragicamente colpite dalla storia.

I migranti sbarcati sulle nostre coste nell’ ultimo anno incidono sul sistema di accoglienza del nostro Paese, e considerando le condizioni di instabilità politica e di conflitto dei molti Paesi che si affacciano sul mediterraneo, si prevede che l’afflusso sulle nostre coste sia destinato ad aumentare, ma dando uno sguardo oltre i nostri confini, in base ai dati dell’UNHCR (l’agenzia ONU per i rifugiati) il numero di rifugiati accolti dall’Italia rimane modesto se comparato a quello di altri paesi in Europa e nel mondo.

L’Italia accoglie un rifugiato ogni mille persone, ben al di sotto della Svezia, con (più di 11 rifugiati ogni mille) e la Francia (3,5 ogni mille). In Medio Oriente, il Libano, al confine con la Siria, accoglie circa 1,2 milioni di rifugiati, pari a un quarto della popolazione del paese.

Di fronte a drammi di questa portata, in nome di un’umanità condivisa, non si può restare indifferenti o, peggio, utilizzarla la questione dei richiedenti asilo in modo strumentale. Il sistema di accoglienza ha certamente dei limiti strutturali, primo tra tutti quello di affrontare la questione come un’eterna emergenza. Questo approccio impedisce qualunque tipo di progettualità a lungo termine e di strategia che non sia la semplice gestione del quotidiano e la sterile polemica sui costi. Parlando di costi, è necessario fare chiarezza. La cifra giornaliera pro capite stanziata dal Ministero dell’Interno alle strutture che hanno dato la loro disponibilità ad ospitare i profughi per l’assistenza è di 35€, cifra che comprende: vitto, alloggio, pocket money (2,50€ per le piccole spese: telefonate, mezzi pubblici, sigarette) e in qualche caso l’attivazione di un corso di italiano.

L’associazione Les Cultures svolge il suo servizio di mediazione culturale e di sostegno legale all’interno di una rete di associazioni e cooperative che si trovano a gestire il fenomeno sul territorio provinciale. Non rinunciamo, però, al nostro ruolo di osservatori critici della realtà perché siamo convinti che una persona che ha rischiato tutto quello che aveva, compresa la sua vita, abbia diritto ad un’accoglienza degna di questo nome. Nessuno escluso.

Les Cultures