LECCO – Il Pm Silvia Zannini aveva chiesto sei anni di condanna per entrambi gli imputati. Oggi al Palazzo di Giustizia del capoluogo le arringhe dei difensori di Sorrentino e Castagna, che hanno smontato le accuse punto dopo punto e ricondotto la vicenda a Giovanni Minervini che ha già saldato il conto con la giustizia, patteggiando la pena.
Infatti gli avvocati Valentina Ramella e Stefano Pelizzari, difensore di Francesco Sorrentino, hanno ripercorso l’intera vicenda, le telefonate e gli intrecci a Palazzo Bovara, puntando sul ruolo dell’ex consigliere comunale Giovanni Minervini. L’avvocato Stefano Pelizzari ha chiesto al collegio giudicante, presieduto da Enrico Manzi, a latere Chiara Arrighi e Salvatore Catalano, di trovare delle prove sui reati di cui è accusato Sorrentino. “A mio parere – ha concluso Pelizzari – il fatto non sussiste e quindi Sorrentino deve essere assolto”.
Poi le avvocatesse Marilena e Patrizia Guglielmana, che assistono il geometra Maurizio Castagna, all’epoca dei fatti nell’ufficio tecnico di Palazzo Bovara, hanno ricostruito i fatti, dicendo “non c’è traccia delle presunte mazzette”. “L’unica banconota trovata – ha aggiunto l’avvocato Marilena Guglielmana – è da venti euro, che serviva per una marca da bollo, mentre non ci sono documenti nell’inchiesta condotta dalla Finanza di incontri e telefonate tra Castagna e Sorrentino o tra Castagna e Minervini”. L’unico incontro fortuito è stato in un bar del centro storico di Lecco, ma per i due legali era stato causale. Quindi – secondo i difensori di Maurizio Castagna non ci sono i presupposti per condannare il tecnico comunale e hanno chiesto l’assoluzione. Ora si passa alle repliche, fissata al 1 marzo.