LECCO – L’ASST Lecco è tra i quaranta ospedali italiani di eccellenza per la cura dei tumori ovaio ed endometrio. Una mappatura degli ospedali con i ‘Bollini Rosa’ che offrono percorsi e servizi nell’ambito dell’oncologia ginecologica sul territorio nazionale allo scopo di supportare le donne con tumore all’ovaio o all’endometrio, individuando quelle strutture che si distinguono per l’alta specializzazione, per la multidisciplinarietà della presa in carico e per la capacità di offrire un’assistenza ‘umana’ e personalizzata.
Il cancro dell’ovaio è un tumore piuttosto raro: secondo i dati dell’Associazione italiana registri tumori (Fonte: AIRTUM) colpisce, nell’arco della vita, una donna su 82. È un tumore che sfugge alla diagnosi precoce: spesso ha già dato metastasi quando viene diagnosticato. I tumori dell’endometrio rappresentano la quasi totalità dei tumori che colpiscono il corpo dell’utero, e si collocano al quinto posto per frequenza tra i tumori più diagnosticati nelle donne (5 per cento di tutte le diagnosi di tumore nel sesso femminile) con circa 8.700 nuovi casi all’anno in Italia.
La mappatura dei ‘Percorsi di Oncologia ginecologica a misura di donna’ ha l’obiettivo di identificare gli ospedali con i ‘Bollini Rosa’ che valorizzano la personalizzazione e l’umanizzazione dell’assistenza e della cura. All’iniziativa hanno aderito 130 ospedali sul territorio nazionale presentando la propria candidatura tramite un apposito questionario online composto da ventotto domande volte a valutare diverse tipologie di servizio importanti per garantire una buona gestione della donna con tumore all’ovaio e all’endometrio. L’assegnazione del riconoscimento ha visto l’identificazione di quaranta ospedali a misura di donna sul territorio nazionale.
“Una malattia che muta radicalmente lo scenario e le prospettive di vita delle pazienti, vissuta come un invasore mostruoso, e che attiva meccanismi di difesa estremi come la negazione, nel tentativo di allontanare il ‘male’ da sé e predisporsi a lottare per sconfiggerlo – dice Francesca Merzagora, presidente Fondazione Onda -. È questo il primo aspetto che emerge dalla nostra indagine sulle donne colpite da tumore all’ovaio o all’endometrio. La presenza di metastasi già all’esordio è un ‘trauma nel trauma’, talmente angosciante che in alcuni casi è in qualche modo ignorata, rimossa, in molti altri attiva sensi di colpa per la mancata prevenzione. Di fronte a questo impatto spesso le donne si sentono prive di un percorso che le rassicuri, che dia loro informazioni dettagliate sulle possibilità di cura, che attivi una piena presa in carico. Ecco, l’obiettivo del nostro lavoro di mappatura è proprio questo: aiutare queste donne a orientarsi in un percorso già difficile, con tutti gli strumenti che ci sono per affrontare al meglio la loro condizione”.
“La mappatura dei ‘Percorsi di Oncologia ginecologica a misura di donna’ realizzata da Fondazione Onda riconosce alla nostra azienda l’importante lavoro della tipizzazione e l’umanizzazione dell’assistenza e della cura della donna in cui tutti noi crediamo – le parole di Paolo Favini, dg di ASST Lecco -. Un sentito grazie va ad Antonio Pellegrino, che ha speso parte della sua vita professionale nella cura delle malattie oncologiche in ambito ginecologico. Ancora una volta grazie a Francesca Merzagora per il lavoro che svolge in Italia sulla medicina di genere specifica”.
“La nostra unità operativa di Ginecologia è un centro specializzato che si pone l’obiettivo di migliorare le tecniche di diagnosi precoce, la sopravvivenza e la qualità di vita delle donne con tumore dell’apparato genitale, in particolare delle donne con tumore ovarico – spiega Antonio Pellegrino, direttore Ostetricia e Ginecologia Ospedale Manzoni di Lecco -. Il trattamento standard di questo tumore necessita dell’integrazione della chirurgia e delle terapie mediche. Il chirurgo ginecologo oncologo può decidere di effettuare diversi tipi di interventi più o meno invasivi, ad esempio alcune forme di neoplasia ovarica a insorgenza in giovane età possono essere trattate grazie un percorso di cura specifico finalizzato a preservare la fertilità, nei casi di malattia in stadio avanzato, invece, l’asportazione completa di tutta la neoplasia rappresenta il principale obiettivo del ginecologo. Grazie alla ricerca scientifica, sappiamo che il 20% di tumori ovarici sono associati ad alterazioni genetiche ereditarie, chi presenta questa mutazione ha un rischio aumentato di neoplasia ovarica fino a cinquanta volte superiore alla popolazione non mutata. È pertanto importante individuare tali alterazioni genetiche indirizzando le famiglie con casi di tumore dell’ovaio a consulenza genetica ed effettuare il test. Nella nostra unità operativa è stato istituito un servizio ambulatoriale per queste categorie di donne che si potranno avvalere di competenze multidisciplinari, ginecologo, genetista e psicologo. Inoltre, individuare le portatrici di mutazioni del gene Brca permette di pianificare adeguate strategie di sorveglianza e prevenzione, incluso il trattamento chirurgico profilattico. I trattamenti per la cura di queste neoplasie sono complessi per questo motivo è necessario che le pazienti si rivolgano a centri specializzati. Nei lavori di ieri a Roma è stato ribadito un chiaro bisogno di orientamento di fronte alla diagnosi, di conoscenza dei centri specializzati dove le pazienti possono essere prese in carico con protocolli di cura condivisi. Al Manzoni tutto questo esiste e il riconoscimento di Fondazione Onda rende merito a tutti i colleghi che quotidianamente si fanno carico di questa insidiosa patologia”.