LECCO – I riflettori di questi giorni, puntati addosso a Ezio Venturini per aver invocato “leggi urgenti e speciali, magari discriminanti o antidemocratiche” per affrontare l’emergenza migratoria, hanno riportato alla luce il vecchio vizio dell’assessore di “prendere spunto” da testi altrui. A novembre dello scorso anno si era attribuito un famoso aforisma di un anonimo, questa volta è toccato ad Oriana Fallaci.
Ma il modus operandi di Venturini è sempre lo stesso, che si tratti di animali, vaccini, unioni civili o terrorismo. In un comunicato che il 14 agosto l’assessore ha inviato alla stampa locale e pubblicato sul proprio profilo Facebook si legge:
“Gli orsi non sono tornati in Trentino per loro volontà, ma per decisione della Provincia che ne ha fatto un vanto con tanto di pubblicità, e a spese del contribuente. Ma gli orsi veri non sono di peluche e ci vuole la volontà e l’ esperienza per la gestione”.
“Gli orsi non sono tornati in Trentino per loro volontà, ma per decisione della Provincia che ne ha fatto un vanto con tanto di pubblicità, e a spese del contribuente. Ma gli orsi veri non sono peluche né bersagli” recita un virgolettato del sito dell’associzione animalista Lav.
Un paio di paragrafi dopo presegue il delegato all’Ambiente e ai Trasporti: “La provincia di Trento ha la grandissima colpa quella di essere rimasta in attesa per troppo tempo senza sviluppare un credibile sistema di gestione del fenomento “orso”. Ogni qualvolta succede un episodio di contatto diretto, si urla e si prendono provvedimenti drastici”.
Che suona molto simile a questo pezzo apparso sul blog de Il fatto quotidiano il 24 luglio: “La provincia di Trento ha la grandissima colpa di restare in attesa, da un anno all’altro, per sviluppare un credibile sistema di gestione del fenomento “orso”. Ogni qualvolta succede un episodio di contatto diretto, si urla allo scandalo, si prendono provvedimenti drastici contro animali che fanno proprio gli animali”.
Termina il suo comunicato l’assessore: “Detto, che il rischio zero non esiste, è dimostrato a livello globale che più comunicazione si fa, meno aggressioni ci sono. Ed è responsabilità dell’ ente pubblico diminuire il numero di aggressioni con una corretta informazione. Un aspetto sul quale avrebbero dovuto assolutamente lavorare meglio e di più”.
Parole liberamente tratte da un’intervista del Corriere del Trentino ad Andrea Mursoni: “Posto che il rischio zero non esiste, è dimostrato a livello globale che più comunicazione si fa, meno aggressioni ci sono. Ed è responsabilità dell’ente pubblico diminuire il numero di aggressioni con una corretta informazione. Un aspetto sul quale dobbiamo assolutamente lavorare meglio e di più”.
Il 13 luglio è la volta dei vaccini. Venturini dopo un richiamo alla propria esperienza personale termina così il proprio scritto: “I soggetti vaccinati riducono la circolazione dei virus e dei batteri responsabili delle malattie e diminuiscono la possibilità che i non vaccinati possano ammalarsi. Questa “immunità di gruppo” (o di gregge o di branco) si realizza quando il 95% della popolazione è vaccinata contro una determinata malattia”.
E cosa si legge sul sito Informasalus.it? “I soggetti vaccinati riducono la circolazione dei virus e dei batteri responsabili delle malattie e diminuiscono la possibilità che i non vaccinati possano ammalarsi. Questa “immunità di gruppo” (o di gregge o di branco) si realizza quando il 95% della popolazione è vaccinata contro una determinata malattia”.
All’inizo di luglio era esploso il “caso cinghiali” e l’assessore in una lettera alla stampa riportava: “il cinghiale attuale è un ‘normale’ selvatico coevoluto con l’ambiente? Certamente no. Il cinghiale attuale è ben diverso da quello autoctono, ormai scomparso, è frutto dell’importazione di capi dall’Est Europa e dell’incrocio con la varietà domestica di suino”.
“Ma il cinghiale attuale è un ‘normale’ selvatico coevoluto con l’ambiente? Certamente no. Anche a prescindere dall’impatto con le attività agricole e con gli habitat naturali non si può dimenticare che il cinghiale attuale è ben diverso da quello autoctono ormai scomparso. Frutto dell’importazione di capi dall’Est Europa e dell’incrocio con la varietà domestica di suino, il cinghiale di oggi è più prolifico delle razze autoctone di suini domestici di ceppo europeo (le razze ‘bianche’ internazionali)”, la fonte questa volta è una lettera del direttore del Parco di Murgia.
Prima di firmarsi scrive l’assessore: “Chi li ha distribuiti in natura con imprudenza, ha creato questa anomalia, destinata purtroppo a crescere”, citando testualmente una frase di questa intervista di Giovanni Gardani.
Lo scorso anno, mentre il Parlamento discuteva il Ddl Cirinnà sulle unioni civili, l’assessore si era espresso sul tema delle adozioni da parte di coppie gay: “Con quale diritto, allora , una coppia di omosessuali (maschi o femmine) chiede d’adottare un bambino? Con quale diritto si pretende d’allevare un bambino dentro una visione distorta della vita cioè con due babbi o due mamme al posto di un papà e di una mamma? Con quale diritto una coppia etero può “affittare” un utero all’estero ? (vietato peraltro dalla Legge 40 in Italia)”.
La fonte in questo caso è l’amata Fallaci: “Con quale diritto dunque, una coppia di omosessuali (maschi o femmine) chiede d’adottare un bambino? Con quale diritto pretende d’allevare un bambino dentro una visione distorta della Vita cioè con due babbi o due mamme al posto del babbo o della mamma? E nel caso di due omosessuali maschi, con quale diritto la coppia si serve d’un ventre di donna per procurarsi un bambino e magari comprarselo come si compra un’automobile? Con quale diritto, insomma, ruba a una donna la pena e il miracolo della maternità?”.
Per finire, nel 2016 di questi tempi, dopo l’attentato di Nizza, Venturini scriveva: “E la trincea ,è una linea di demarcazione che è impossibile definire e che agisce globalmente, dalla Siria alla Francia, dall’Iraq alla Turchia, da Bruxelles agli Stati Uniti, dalla Spagna alla Germania. Saremmo noi però disposti a sacrificare diritti e libertà in nome della sicurezza? Questo potrebbe dire più controlli nei movimenti, nelle comunicazioni, nella corrispondenza, nelle transazioni finanziarie. Misure inevitabili se davvero si volesse battere i malintenzionati dell’Isis e prevenire le loro mosse”.
Da confrontare con questo articolo di Bianca Conte del Secolo d’Italia: ” E la trincea è una linea di demarcazione che è impossibile definire e che agisce globalmente, dalla Siria alla Francia, dall’Iraq alla Turchia, da Bruxelles agli Stati Uniti. E allora, ecco di seguito, la tragica lista dei più sanguinosi attentati terroristici di matrice islamica avvenuti in Europa negli ultimi anni, e fino al massacro del lungomare di Nizza”.
“Delinquono perché sono delinquenti di natura e non possono far altro. Nel linguaggio coloniale francese ogni parola che indicava un algerino, ad esempio, corrispondeva ad un insulto come “bicot” (capretto) sinonimo di nordafricano. Nelle scuole di primo e secondo grado delle colonie i libri di testo ,tutti di autori europei, parlavano della naturale superiorità razziale dei bianchi . Sino a circa mezzo secolo fa, medici, antropologi, biologi, psicologi eccetera davano per scontata l’inferiorità naturale delle popolazioni di colore. Il colonialismo, prima e più ancora che di territorio fu invasione della mente” scrive sotto l’assessore.
“Delinquono perché sono delinquenti di natura e non possono far altro. Nel linguaggio coloniale francese ogni parola che indicava un algerino corrispondeva ad un insulto come “bicot” (capretto) sinonimo di nordafricano. Nelle scuole di primo e secondo grado delle colonie, i libri di testo –tutti di autori europei- parlavano della naturale superiorità razziale dei bianchi che le genti di colore, malgrè soi, dovevano sforzarsi di imitare. Sino a circa mezzo secolo fa, medici, antropologi, biologi, psicologi ecc davano per scontata l’inferiorità naturale delle popolazioni di colore” si legge sul sito di Aldo Giannuli.
Termina il comunicato del politico lecchese: “Questo dovremmo riconoscerlo noi, come primo passo nella ricerca di una politica più rispettosa, più solidale e soprattutto più sensata. Ma il compito spetta anche agli islamici: capacità di costruire democrazie durevoli in cui la libertà di coscienza rispetto ai dogmi della religione venga riconosciuta come diritto morale e politico; migliorare la condizione femminile in direzione dell’uguaglianza, della responsabilità e della libertà; separazione del potere politico dal controllo dell’autorità religiosa; capacità di instaurare il rispetto, la tolleranza e un effettivo riconoscimento del pluralismo religioso e delle minoranze religiose. Ciascuno dovrà avere il coraggio di partire dal riconoscimento delle proprie colpe, delle proprie responsabilità. Solo così potremo costruire una convivenza in cui sarà finalmente possibile, pur nel rispetto di tutte le differenze, religiose e non, abolire la grande contrapposizione che fino ad oggi ci ha diviso”.
Proprio come si legge in questo articolo di Roberto Toscano su La stampa: “Questo dovremmo riconoscerlo noi, come primo passo nella ricerca di una politica più rispettosa, più solidale e soprattutto più sensata. Ma il compito spetta anche agli islamici. […] Lo ha scritto in questi giorni un filosofo, Abdennour Bidar che, in una ‘lettera aperta al mondo musulmano’ pubblicata su Huffington Post, ha denunciato ‘il rifiuto di riconoscere che questo mostro è nato da te’ ed ha lanciato un appello angosciato e coraggioso, formulato con parole che, se usate da un non-musulmano, verrebbero certamente tacciate di ‘islamofobia’: ‘Ecco quali sono le tue malattie croniche: incapacità di costruire democrazie durevoli in cui la libertà di coscienza rispetto ai dogmi della religione venga riconosciuta come diritto morale e politico; difficoltà cronica a migliorare la condizione femminile in direzione dell’uguaglianza, della responsabilità e della libertà; incapacità di separare sufficientemente il potere politico dal controllo dell’autorità religiosa; incapacità di instaurare il rispetto, la tolleranza e un effettivo riconoscimento del pluralismo religioso e delle minoranze religiose. Se vogliamo spezzare una spirale che minaccia di travolgerci tutti e ridurci tutti a un più basso livello di umanità e di civiltà, ci sarà molto lavoro da fare. Per noi e per loro. Ma ciascuno dovrà avere il coraggio di partire dal riconoscimento delle proprie colpe, delle proprie responsabilità”.