OGGIONO – Tanto tuonò che infine piovve. A Oggiono infatti, per ora, non arriveranno altri richiedenti asilo oltre ai tre già ospitati dalla parrocchia di Sant’Eufemia.
Lo scorso venerdì 28 ottobre, mentre la provincia di Lecco e l’Italia intera apprendevano con sgomento della tragedia di Annone, a un paio di chilometri di distanza, a Oggiono, Lega Nord, Fratelli d’Italia, Forza Italia e “comuni cittadini” comparivano davanti alle telecamere di Rete4 per opporsi all’arrivo di 22 richiedenti asilo in paese. Che alla fine, appunto, non arriveranno.
Il sindaco Roberto Paolo Ferrari gongola, insieme alla Lega Nord, ma in realtà il “merito” non è suo bensì di burocrazia ed elementi giuridici. Anzi, a voler essere maliziosi, sembrerebbe quasi che il primo cittadino abbia fatto di tutto perché i migranti arrivassero a Oggiono.
Ma andiamo con ordine.
Come noto, la Provincia di Lecco sta sperimentando un progetto pilota per l’accoglienza dei richiedenti asilo – la cosiddetta accoglienza diffusa – che prevede la ripartizione dei profughi nei comuni lecchesi in un numero di 3 ogni 1000 abitanti. Il progetto è di competenza della Comunità Montana della Valsassina, ma i bandi per l’assegnazione degli alloggi che ospiteranno i migranti sono gestiti dallo sportello appalti della Provincia di Lecco.
Il primo bando, risalente a luglio 2016, prevedeva la distribuzione di 1200 posti in tutto il territorio provinciale, con il termine per la presentazione delle domande fissato al 5 settembre 2016. Alla gara aveva partecipato anche la cooperativa Brianza Nuova, proprietaria di alcune palazzine in zona Bersaglio a Oggiono, che aveva messo a disposizione 4 appartamenti vuoti per accogliere 22 migranti (Oggiono ha una popolazione di 8.884 abitanti, quindi in virtù della regola dei 3 migranti ogni 1000 abitanti ne avrebbe potuti potenzialmente ospitare 25, a cui vanno tolti i 3 già accolti dalla parrocchia).
Le abitazioni di via Bersaglio sono state aggiudicate da un’associazione temporanea di imprese formata da due cooperative siciliane, una di Enna (cooperativa sociale Ippocrate) e una di Palermo (cooperativa Azione Sociale).
Gli appartamenti, come detto, sono di proprietà della cooperativa Brianza Nuova, facente parte del consorzio Cisl, che doveva realizzare in totale 20 appartamenti, ma che ne ha consegnati solo sette alle persone che ne avevano fatto richiesta per andarci a vivere e che avevano già pagato l’acconto, anche se hanno dovuto terminare i lavori a proprie spese. Brianza Nuova, infatti, sta vivendo una situazione di difficoltà economica e si è trovata priva della liquidità necessaria per consegnare le case finite e per fare i rogiti per consentire ai singoli soci di diventare proprietari degli appartamenti.
Trovandosi con alcune abitazioni vuote, la cooperativa avrebbe dunque pensato di metterne 4 a disposizione per l’accoglienza diffusa. Le case si sarebbero quindi trovate in un contesto in cui sono già presenti dei residenti che quando hanno acquistato la casa non immaginavano che gli appartamenti vicini sarebbero stati usati per accogliere i migranti.
A inizio ottobre, saputo l’esito del bando, Ferrari ha radunato i residenti della zona per informarli del fatto che la graduatoria provvisoria prevedeva l’arrivo di questi 22 migranti a carico dell’Ati siciliana. L’arrivo dei profughi in una zona residenziale avrebbe allarmato il sindaco Ferrari, leghista e tra l’altro promotore di una linea intransingente contro l’accoglienza diffusa fin dalla nascita del progetto. Ferrari allora avrebbe chiesto ai cittadini di mobilitarsi e di aiutare il Comune nella sua battaglia contro i richiedenti asilo.
I cittadini, che spesso si dimostrano più saggi di chi li governa, hanno allora deciso di riunirsi fra loro e di interpellare due avvocati – Marco Longoni e Anna Vitale. Perché? Per tre ragioni, tutte squisitamente giuridiche e nessuna politica: primo, non era chiaro se gli appartamenti avessero l’agibilità; secondo, Brianza Nuova è una cooperativa residenziale che ha nello statuto l’agevolazione nell’acquisto di case a persone fisiche; terzo, nel 2008 la cooperativa aveva stipulato una convenzione con il Comune di Oggiono che prevedeva la possibilità di vendere le case a prezzi inferiori a quelli di mercato ma che escludeva la possibilità di affittare gli appartementi a terzi.
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Su queste solide basi giuridiche, i cittadini, guidati dagli avvocati, hanno redatto un’istanza di revoca – firmata da 110 persone, tanto residenti nelle palazzine in questione quanto condomini della zona – diretta alla Comunità Montana e alla Provincia, per far presente che quegli appartamenti non sarebbero potuti essere stati messi a bando. Prima di presentare l’istanza, il giorno lunedì 17 ottobre, i cittadini ne hanno messo al corrente il sindaco per rispetto istituzionale, il quale aveva detto di condividere le ragioni dell’istanza facendole proprie e proponendo di farla presentare in Provincia a nome del Comune di Oggiono.
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Il termine massimo per presentare le osservazioni era stato fissato dalla Provincia per il 19 ottobre, ma il Comune in quella data non aveva ancora presentato l’istanza. E infatti proprio il 19 ottobre la Provincia ha predisposto il provvedimento di assegnazione, reso pubblico il giorno seguente. Solo il 21 ottobre, con due giorni di ritardo, il Comune di Oggiono ha trasmesso l’istanza alla Provincia. Senza che i residenti sapessero del ritardo.
Avendo visto l’aggiudicazione definitiva degli appartamenti oggionesi, il 24 ottobre i residenti si sono messi in contatto con gli uffici della Provincia, i quali hanno comunicato di non aver ricevuto nulla dal Comune. La Provincia allora ha protocollato la richiesta dei cittadini e ha chiesto al Comune se effettivamente condividesse l’istanza. Il Comune ha risposto affermativamente, ma lo ha fatto solo venerdì 28 ottobre. E lo stesso giorno la Provincia ha emesso un provvedimento per escludere gli appartamenti della cooperativa Brianza Nuova dal bando.
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Eppure la data del 28 ottobre non suona nuova. Infatti proprio quel giorno, come abbiamo visto, si è tenuta la manifestazione leghista contro l’arrivo dei profughi, cavalcata dal sindaco. Ferrari non avrebbe dovuto sapere che i profughi non sarebbero arrivati? Ferrari non sapeva che il Comune aveva fatto ritardo ben due volte, la prima nel trasmettere l’istanza alla Provincia e la seconda nel rispondere alla Provincia stessa? Sembra molto difficile credere che Ferrari non sapesse né del mancato arrivo dei richidenti asilo, né del doppio ritardo.
In ogni caso, come abbiamo avuto modo di apprendere da fonti certe, dai residenti non c’è mai stata alcuna reazione forte e violenta alla prospettiva dell’arrivo dei profughi; anzi, molti, mentre firmavano l’istanza, si dicevano dispiaciuti che quelle case vuote non potessero andare a chi ne aveva bisogno. Come abbiamo visto, infatti, i profughi non sono arrivati per ragioni prettamente giuridiche e non per le proteste dei “cittadini”. Semplicemente i residenti hanno ritenuto che la situazione non sarebbe stata adatta e non ci sarebbe potuta essere una corretta gestione dei migranti. L’unica preoccupazione “non tecnica” era dovuta al fatto che l’accoglienza sarebbe stata gestita da due cooperative che non avevano mai lavorato nel territorio e che quindi nessuno conosceva.
“Lavorando sulla base di elementi giuridici e di appigli burocratici siamo arrivati a questo risultato ed è giusto così perché le procedure devono essere seguite” commenta l’avvocato Marco Longoni. “In realtà il comune di Oggiono, con il suo continuo atteggiamento di chiusura totale, non aiuta: infatti, se, come fatto da altri comuni lecchesi, avesse previsto strutture pubbliche per l’accoglienza diffusa, non si sarebbe nemmeno arrivati a questo“. Già, perché il bando dell’accoglienza diffusa prevede tre gradi per l’assegnazione dei richiedenti asilo.
In primo luogo sono favorite le strutture pubbliche dei Comuni; se queste non vi sono, si prendono in esame immobili messi a disposizione dalle parrocchie e dalle associazioni onlus; se in un Comune nemmeno questa seconda condizione è presente, gli immobili possono essere messi a disposizione da privati. “Dato che a Oggiono il Comune non ha messo a disposizione alcuna struttura, nulla vieta ai privati di presentarsi ai prossimi bandi” concude Longoni.
M.C.