MOSTRI SACRI DELL’ALPINISMO:
MESSNER RACCONTA BONATTI

monti sorgenti alessandro filippini bonatti messner 4LECCO – Walter Bonatti protagonista del terzo appuntamento della rassegna “Monti Sorgenti”. Al celeberrimo alpinista bergamasco è stato infatti dedicato il libro “Walter Bonatti il fratello che non sapevo di avere” (Mondadori), scritto a quattro mani da Reinhold Messner e dal giornalista Alessandro Filippini. Quest’ultimo presente ieri 20 maggio nel tardo pomeriggio al Palazzo delle Paure per parlare al pubblico lecchese, incalzato dalla collega Anna Masciardi, di questo volume, il quale in due anni è già alla quarta ristampa e conta traduzioni in diverse lingue.

monti sorgenti alessandro filippini bonatti messner libroCome racconta l’autore, ad affascinare il lettore è la struttura stessa del libro, che si articola attorno alle diverse fasi della vita di Bonatti – quella da scalatore, quella di esploratore e quella di “compagno” con Rossana Podestà – tenendo sempre sullo sfondo l’evento che forse più di tutti ha influenzato l’alpinista: la controversa salita del K2 del 1954. Le polemiche che si scatenano dal 1964 a partire da alcune dichiarazioni secondo le quali Bonatti avrebbe appositamente finito l’ossigeno destinato alla cordata di vetta, per scavalcarla, costituiscono per lo scalatore un vero e proprio dramma che durerà 40 anni, fino alle rettifiche ufficiali del 2004.

Nel testo si racconta anche della seconda fase della vita di Walter: quella da esploratore, intrapresa dopo l’addio – a soli 35 anni – dell’alpinismo estremo. Nei 15 anni di collaborazione col settimanale “Epoca” Bonatti visita alcune delle regioni più remote del mondo, mantenendosi sempre fedele alla filosofia che lo guidava nelle sue scalate: il confronto etico e corretto dell’uomo con la natura.

Reinhold MessnerQuest’ultimo aspetto costituisce un elemento di forte di comunanza con l’altro protagonista del testo: Reinhold Messner. Due uomini simili, che hanno condiviso seppur a distanza molte esperienze e molte fondamentali amicizie, una su tutte quella col “nostro” Riccardo Cassin, che tuttavia si incontrano solo nel 2004 quando tra loro nasce un’amicizia intensissima che durerà fino alla morte di Bonatti nel 2011. L’altoatesino nel suo racconto spiega il ruolo fondamentale che l’alpinista bergamasco ha avuto come guida per lui: già nel 1971 Bonatti dedica a Messner il suo secondo libro, indicandolo come proprio “erede”, in un momento davvero difficile per il giovane Reinhold, che l’anno prima sul Nanga Parbat aveva perso il fratello e aveva subito l’amputazione delle dita del piede, vedendosi stroncata la carriera da scalatore e dolomitista. Anche negli anni Ottanta quando Messner ha salito tutti i 14 Ottomila e pensa al suo futuro alpinistico, è a Bonatti che guarda, facendosi ispirare dal suo spirito avventuriero e dalla sua convinzione che il rapporto tra uomo e montagna non debba essere influenzato dai continui e rapidi sviluppi della tecnologia.

Walter-BonattiIl libro si chiude col ricordo di quella che è stata la terza parte della vita di Bonatti, quella caratterizzata dal legame con la sua compagna: “lei è stata per lui ragione di vita – racconta Filippini – i due si completavano a vicenda, stavano assieme ed erano felici”. A testimoniarlo il filmato trasmesso in sala per la regia di Paola Messi, in cui emerge tutta la tenerezza del rapporto tra un uomo e una donna con due personalità forti e determinate, che per amore si lasciano condizionare l’uno dall’altro.

M.V.