“MI CERCARONO L’ANIMA”.
IL LIBRO SU STEFANO CUCCHI
IN NOME DELLA VERITA’

libro cucchi 1LECCO – Un libro per non raccontare, per non dimenticare e per non arrendersi. “Mi cercarono l’anima a forza di botte” è la storia di Stefano Cucchi scritta da Duccio Facchini che il giovane lecchese, insieme a Giovanni Cucchi, padre di Stefano, e a Cecco Bellosi della comunità “Il gabbiano” ha presentato mercoledì sera in sala Ticozzi di fronte a un numeroso pubblico.

Stefano Cucchi viene arrestato il 15 ottobre 2009 per aver ceduto hashish per un valore di 20 euro e muore il 22 ottobre durante la custodia cautelare.

Le cause del decesso sono ancora in corso di discussione, ma quel che è certo è che le foto del suo cadavere martoriato non hanno lasciato indifferenti l’opinione pubblica e hanno portato all’attenzione il problema della violenza nelle carceri, sollevata da numerosi altri casi simili a quello di Stefano.

libro cucchi 2“Il problema che c’è sempre in queste vicende è che si vuole tutto avvenga col silenziatore, nell’indifferenza generale” Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, raggiunta al telefono parla così della sorte toccata al fratello.
“Nell’immaginario collettivo e nelle aule di tribunale si cerca di colpevolizzare la vittima dell’accaduto per far in modo che si differenzi in qualche modo da noi e che ci si possa tranquillizzare pensando che a noi non potrà mai capitare – continua Ilaria -, in questo modo una famiglia che già si trova ad affrontare un dolore così grande debba in primo luogo pensare a difendere i propri cari”. “Abbiamo affrontato un processo lunghissimo – aggiunge – dove ci hanno fatto ogni sorta di domanda su Stefano e sui nostri rapporti familiari, arrivando anche ad insinuare che dopo la sua morte avessimo abbandonato la sua cagnolina…e pensare che si trattava di un processo per trovare i colpevoli della sua morte!”. “Mio fratello non è morto di fame come dicono – conclude – e noi abbiamo il diritto di sapere la verità”.

libro cucchi 5Una verità che Duccio Facchini vuole aiutare a far emergere ripercorrendo tutte le tappe della vicenda e mettendo in evidenza tutte le incongruenze e le stranezze presenti nella storia.

“Il verbale fatto al momento dell’arresto definì Stefano un “albanese senza fissa dimora”, nonostante lui avesse con se la patente di guida e nonostante gli agenti si recarono a casa sua per una perquisizione – spiega Facchini -, il giudice e il magistrato che fecero la convalida dell’arresto poi riferirono di non essersi accorti delle condizioni in cui versava il giovane perché non ebbero occasione di guardarlo in faccia durante tutti i 45 minuti dell’udienza”.

libro cucchi 4Molte altre sono le zone d’ombra di questo caso giudiziario che, per il momento, sembra ancora lontano dall’essere risolto. “Mi cercarono l’anima a forza di botte” è dunque uno strumento in più per non lasciar cadere nell’oblio quanto accaduto e un’occasione per discutere di un tema delicato come la “violenza esercitata dallo stato”.

Eloquenti sicuramente restano anche le foto del cadavere di Stefano che, ancora oggi, girano sul web e non sono finite nel dimenticatoio.