MUJAHEDDIN E BADOGLIANI
ALLA CORTE DI VIRGINIO BRIVIO

cons comunale LC 14apr (1)LECCO – Chi si aspettava di raccogliere in consiglio comunale chiarimenti sulla vicenda Metastasi, il ruolo politico del sindaco Brivio, e le responsabilità di e attorno a l’ex consigliere Ernesto Palermo è rimasto deluso. Ciò che si è visto è una maggioranza di mujaheddin pronta a immolarsi per il sindaco ma incapace di spiegarne il motivo. Una opposizione unita nel pretendere che il PD sveli il responsabile della candidatura di Palermo, ma nella sostanza la Lega chiede le dimissioni del sindaco mentre l’NCD è pervaso dallo spirito di Badoglio nell’agosto ’43 e non sa dove andare (o non gli conviene saperlo).

Il sindaco costruisce la sua difesa arroccandosi nel castello di carte e diapositive sul buon governo, dietro il muro del segreto istruttorio e col vessillo lindo dell’ingenuità.

Tocca ai suoi fedelissimi difenderlo, ribadendo i meriti dell’amministrazione e senza mai nominare l’ex compagno (di lista) Ernesto Palermo.

Casto Pattarini accalorato prende la parola: “Dimettersi? NO! NO! e ancora NO! Sarebbe la vittoria della mafia! … Col nostro sindaco verso la rossa primavera! Resistere! Resistere! Resistere! Nostro sindaco ora e sempre!”. Che soldato… che cuore… Ma il fante di cuori è un fuoco di paglia…

Praticamente non pervenuti gli altri consiglieri PD. Qualcuno prova a prender la parola ma con esiti discutibili, gli altri si limitano a fare le belle e mute statuite serrate nei ranghi, forse troppo concentrati ad individuare nel pubblico il tifo piddino, sommerso da block notes e fazzoletti verdi.

Citterio è il loro campione, tocca a lui scendere in campo nel momento più caldo della contesa, certo di sbaragliare gli avversari e le sue armi sono “i fatti!”. Eccoli dunque: “Sulla candidatura di Palermo il partito ha riflettuto. Era anche un assentesista conclamato perciò ha potuto influire poco o nulla sulle attività delle commissioni. Per Parè di Valmadrera ci dispiace, ma è un’area esterna al territorio del comune di Lecco. Siamo in coscienza tranquilli per tutto l’operato della maggioranza. Lecco è una città operosa, lo dimostra con il lavoro, la cultura e lo sport. Oggi difendere Virginio significa difendere la città”.

Affermazioni tanto salde e inamovibili che a Boscagli basta un filo di voce per ricordare che “l’unico fatto reale in questa discussione è Palermo eletto nel PD e qualcuno ne dovrà pur rispondere. PD che non ha nemmeno chiesto scusa”. Ovviamente tutto questo non è sufficiente per chiedere le dimissioni del sindaco, ché l’NCD mica è poi tanto all’opposizione…

Nello stesso fronte Chirico coglie l’occasione per ricordare a Brivio le cinque categorie di uomo elencate da Leonardo Sciasciagli uomini, i mezz’uomini, gli ominicchi, i (con rispetto parlando) pigliainculo e i quaquaraquà”. Perché lo faccia non è dato sapere, dal momento che “mezz’uomo o ominicchio” (per non trascendere) il sindaco deve restare sulla torre.

Anche Zamperini da destra non chiede le dimissioni, ma ricorda “la responsabilità nella vicenda Palermo non è solo di chi l’ha candidato ma è anche dei cittadini che gli hanno dato la preferenza”. Particolarmente toccante il mea culpa del consigliere di Fratelli d’Italia che riconosce essere stato decisivo il voto di Palermo nell’approvazione del suo emendamento sui sottotetti per cui tanto si era battuto.

Il prefisso “ex” piacerebbe invece tanto alla Lega, che quantomeno ci risparmia il vittimismo elettorale. Per una Bettega che fa notare che “nel PD nessuno si assume la responsabilità di aver candidato Palermo e si preferisce lasciare solo il sindaco” c’è un Colombo che per primo in assemblea sfata il tabù e nomina l’innominabile: “il vicesindaco Campione, allora segretario cittadino del PD dunque incaricato di formare la lista elettorale con al suo interno Ernesto Palermo”.

Sembra però essere De Capitani ad avvicinarsi più di tutti al nocciolo della questione: “Ci sarebbero delle domande da fare al sindaco, domande stilate da un’associazione cittadina e riportate dalla stampa, ma non mi dilungo in questa sede”.
Bhe, quello che conta è il pensiero!

Le domande lasciamo che le faccia chi una risposta non può esigerla, chi non è stato eletto e non rappresenta nessuno. Lasciamole ai giullari, agli strilloni e agli scartabellatori di ordinanze.

Valeva la pena tutto questo?

Cesare Canepari

 

 

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