METASTASI/ERNESTO PALERMO
PROTAGONISTA NELLA VICENDA
OLD WILD WEST DI RIVABELLA

TRIBUNALE LECCOLECCO – Tutti presenti quest’oggi gli imputati del processo ordinario generato dall’indagine antimafia “Metastasi”. Per Mario Trovato, Antonello Redaelli, Saverio Lilliu, Antonio Romeo e Massimo Nasatti, presenti in cella di sicurezza, mentre in condizione di libertà l’ex sindaco di Valmadrera Marco Rusconi e l’imprenditore di Pescate Claudio Crotta, si è trattato della prima udienza dopo che è giunto a sentenza il processo per rito abbreviato con imputati Ernesto Palermo, Alessandro Nania e Claudio Bongarzone, decretando pene per tutti i coinvolti ma senza l’aggravante dell’associazione mafiosa.

Dinnanzi alla corte presieduta dal giudice Enrico Manzi, con a latere i giudici Maria Chiara Arrighi e Salvatore Catalano, sono sfilati i testimoni in qualche modo legati alla vicenda “Old wild west”: Leonardo Cadeddu, Massimo Taddei e Giovanni Porcu. Protagonista nelle deposizioni principali ancora l’ex consigliere comunale di maggioranza Ernesto Palermo.

Leonardo Cadeddu, professore, conobbe Palermo in ambito scolastico, insegnando la propria moglie nello stesso istituto valtellinese del Palermo. Avendo degli amici milanesi intenzionati ad aprire un locale/ristorante a Lecco, il Cadeddu pernsò di chiedere un parere al consigliere: “Ernesto disse di avere disponibilità di spazi e conoscenza amministrativa“, quindi organizzò un incontro.

Nel luglio 2011 Palermo, Cadeddu, Taddei e Porcu si incontrarono al bar Cova di Lecco e nell’occasione “Palermo presentò alcune soluzioni secondo lui interessanti”. Proposte che però non convinsero gli imprenditori tanto che, mentre Taddei e Porcu non cercarono più il lecchese, le chiamate di Palermo verso Cadeddu si fecero sempre più insistenti, sino a che “le sue chiamate iniziarono a darmi fastidio”, commenta il teste.

“Ernesto aveva un carattere sopra le righe, esuberante, e talvolta scadeva nel ridicolo, collegai a questo la sua insistenza. Diceva di essere in grado di trovare un’area idonea all’attività dei miei amici e voleva il loro contatto diretto, contatto che non gli diedi mai”. In queste chiamate Palermo “usò il termine ‘protezione’ – dichiara Cadeddu –  ma riferii che i miei amici non ne avevano bisogno”.

Caduddu iniziò ad essere insofferente verso queste continue telefonate quando seppe che gli amici imprenditori avevano ormai trovato l’edificio adatto al loro progetto (l’Old Wild West in località Bione, ndr). “Andai con la mia famiglia all’inaugurazione, ma quando Palermo si fece sentire chiedendo se sapessi di questa novità negai”.

VALMADRERA ( LECCO ) = ARRESTO DA PARTE DELLA PROCURA DI MILANO DEL SINDACO DI VALMADRERA MARCO RUSCONI E DEL CONSIGLIERE DI LECCO ERNESTO PALERMO A SEGUITO DI UN' INADAGINE DELLA DIA NATA DAGLI INCENDI DEL PAREO BEACH NEL LUGLIO 2008 E 2009Ma è dopo l’apertura del ristorante che l’insegnante valtellinese prese paura dell’ex consigliere comunale. E’ il 9 gennaio 2012: “Quella telefonata mi mise a disagio – riferisce il testimone -. Palermo disse che i suoi amici si erano fortemente arrabbiati e insisteva per avere i contatti di Taddei e Porcu. Ricordo che chiese che chiudessero immediatamente il locale”.

Meno di una settimana dopo, il 15 gennaio, la cronaca riferisce di alcuni colpi di arma da fuoco esplosi contro la vetrina dell’Old Wild West in via Brodolini. Immediatamente dopo quei fatti Cadeddu si sentì con Porcu e Taddei. Il testimone ricevette seccessivamente anche un’altra telefonata da Ernesto Palermo: “mi disse – riferisce Cadeddu alla corte – ‘hai saputo cosa è successo a Lecco?’ e risposi di no anche se sapevo degli spari. ‘Hai visto cosa è successo? Qui non si scherza. I miei amici sono arrabbiati’.”

Il 30 gennaio 2012 infine, durante l’ennesima telefonata di Palermo, Cadeddu chiese all’interlocutore di essere lasciato in pace: “Se è vero quello che dici mi ero fatto un’idea diversa di te, non voglio avere più contatti” e i rapporti telefonici si interruppero. Durante la sua deposizione Cadeddu riconosce anche di non aver mai accennato a Porcu e Taddei di queste vicende tra lui e Palermo.

Dopo Cadeddu la corte interpella i due soci titolari del ristorante annesso al Palataurus. “Avevamo già visitato varie location quando Cadeddu ci presentò Palermo – racconta Giovanni Porcu -, a sua volta Palermo ci propose due edifici, uno mi pare fosse una struttura già utilizzata per il Bingo o le scommesse, del secondo non ho memoria. Di fatto in quel periodo la trattativa per l’attuale location era già a livello avanzato.” Porcu conferma anche di non aver mai saputo dal Cadeddu degli atteggiamenti insistenti di Palermo verso l’amico che li aveva presentati.

Massimo Taddei entra nel merito dell’atto violento: “Dopo i colpi d’arma da fuoco contro il locale le autorità ci hanno consigliato di non mettere piede a Lecco. Sicuramente avrò incontrato Cadeddu dopo l’evento ma poi i rapporti si sono interrotti.” Interrogato dall’avvocato Marcello Perillo, infine, Taddei ha riconosciuto che mai, né prima dell’incidente né da quel momento ad oggi (infatti il locale prosegue tutt’ora la sua attività) è stato oggetto di richieste di protezione, né a Lecco e tantomeno in altri luoghi; mai ha ricevuto minacce; e ancora i dipendenti, interrogati a tal proposito, mai hanno riferito di simili situazioni. Taddei ha poi confermato di aver interrotto i rapporti con Palermo nel 2012, e di aver ripensato a lui collegandolo alla vetrina infranta dai proiettili solo dopo gli arresti dello scorso anno.