MENSE SCOLASTICHE:
UN BOCCONE AMARO
E NESSUN GUADAGNO

Cara Lecconews,

la Determina 777 del 7 giugno ufficializza la perenne incapacità di progettazione e pianificazione anche di questa Giunta comunale in merito alla ristorazione scolastica e sociale.

È stato infatti assegnato il servizio mensa per i prossimi 5 anni (dal 1/7/2023 al 30/6/2028) per un importo di Euro 10.552.679,00 di cui una parte (circa € 5.682.679,00), mediante incasso direttamente dalle famiglie, alle stesse modalità degli ultimi vent’anni. A una multinazionale.

Ovviamente, vista l’entità dell’ servizio, non volendolo nemmeno frazionare tra scuole, pasti a domicilio e dipendenti, pochissimi grandi gruppi sono in grado di partecipare e garantire una capacità almeno di 2500 pasti al giorno e 500.000 annui.

Come abbastanza ovvio, la riprova è che anche quest’anno è pervenuta un’unica offerta, quella di Dusmann.
Zero concorrenza, zero guadagno per il Comune. In termini economici e qualità.

Eppure sarebbe davvero il tempo che dietro ai pasti, a prescindere dall’importo di spesa, si riconosca esserci volti, persone, salute e alimentazione di giovani bimbi, lavoratori e persone anziane con fragilità che ne usufruiscono.

Da anni era già il tempo non più prorogabile, nuovamente fallito per perenne incapacità di programmazione e pianificazione amministrativa, che un’attenzione concreta a queste persone trovasse nel Comune soluzione definitiva.

Economica, ecologica e indipendente.
Ossia un proprio centro cottura comunale.
Ecologico, pubblico, magari in cogestione con il privato sociale, correttamente retribuito, e i Comuni vicini, riduttore di spese e soldi, promotore di prodotti locali e di qualità e atto a contenere il più possibile sprechi e cibo buttato, oggi intorno al 30% e agevolante nelle tariffe per le famiglie.

Tutto questo affiancato, dove gli spazi scolastici lo permettevano, con piccole cucine interne. Perché, soprattutto conoscere chi ti cucina il cibo ha un valore positivo, didattico, educativo.

Perché non solo ma mangiare, come ora, pasta cotta a km di distanza, anche un’ora e mezza prima, non può essere la prima o, peggio, l’unica scelta.

Paolo Trezzi