MEAB: DOPO QUELLA DEDICATA ALLA NASCITA, UNA NUOVA MOSTRA SULL’ARRAMPICATA

GALBIATE –20140727_175029 Il Meab di Camporeso chiude una mostra e subito ne inaugura una nuova: solo lo scorso 24 agosto terminava infatti “Mettere al Mondo: pratiche e credenze popolari sulla nascita in Brianza”, aperta a novembre 2013, che in questi mesi ha registrato ben 2000 visitatori: «Il Museo Etnografico dell’Alta Brianza paga un po’ il fatto di essere in una frazione, quella di Camporeso, dislocata rispetto al centro di Galbiate» spiega il direttore Massimo Pirovano «ma cerchiamo di farci conoscere, anche con la mostra che sta per essere inaugurata, magari intercettando i tanti alpinisti che vengono nella falesia del Barro ad arrampicare.» Un’attrattiva che andrebbe ulteriormente valorizzata secondo Federico Bonifacio, presidente del Parco Monte Barro, fra le realtà che promuovono l’esposizione che si aprirà domenica 21 settembre alle 15.

“Arrampicare ieri e oggi: gesti, materiali, storie di alpinisti lecchesi”, è stata realizzata anche con la collaborazione dell’Associazione Culturale Alpinistica Lecchese, a nome della quale Michele Crochi racconta: «Si tratta di un test, dopo l’esposizione dedicata a Casimiro Ferrari alla Torre viscontea, ci dedichiamo a questa nuova sfida, nella speranza di riuscire ad avere in futuro uno spazio espositivo permanente.» mostra arrampicareLa mostra si configura come il primo tentativo in Italia di ricostruire e descrivere l’evoluzione dell’arrampicata e la collocazione in un museo etnografico non è casuale: «L’attività in verticale è fondamentale per definire l’identità di Lecco, dove l’alpinismo è tutt’altro che un fenomeno provinciale: proprio dalla nostra cittadina venivano alcuni dei più importanti alpinisti italiani.» spiega il curatore Alberto Benini «Non va confuso però con un evento autocelebrativo, perché oltre ai grandi sportivi la montagna era vissuta anche da tanta gente comune. La mostra è quindi un tentativo di recuperare un legame tra l’arrampicata e il territorio, prima ben saldo. Per questo la mostra non è pensata per un pubblico specialistico.» Pietro Corti, alpinista e curatore, continua: «Abbiamo arricchito la mostra con attrezzi veri e propri, alcuni dei quali ‘autofabbricati’ dagli alpinisti, molti vengono dalla collezione del CAI di Lecco, altri sono di quando ho iniziato ad arrampicare..ora sono veri e propri pezzi da museo! Numerose anche le testimonianze di tanti alpinisti, primo fra tutti Giovanni Ratti, fondtaore dei “Ragni di Lecco” che ha da poco compiuto i  novant’anni: quest’esposizione è anche un regalo nei suoi confronti.» Ruggero Meles, anch’egli fra i curatori, ribadisce l’importanza di collegare la mostra ad altri eventi: «Se isolata questa mostra servirebbe a poco, invece è affiancata da altri appuntamenti e si inserisce in un disegno di valorizzazione di una peculiarità lecchese, insieme a quella della lavorazione del ferro. Speriamo di trovarci di fronte ad un vero momento di svolta in cui l’arrampicata, sebbene sia una piccola fetta dello sport outdoor, possa davvero costituire un marchio distintivo del nostro territorio, arricchendolo con un ritorno economico».

Chiara Vassena