LECCO – Dissento in profondità dalla analisi del mio amico Venturini comparse su questo giornale. Non sono interessato a possibili, ma auspicabili, dissociazioni della attuale Giunta, di cui è “autorevole” componente. Ma a me sembra che la guerra contro l’Isis sia finita, e l’abbiano combattuta e vinta sopratutto “altri” islamici. Ciò non toglie che si possa avere un lungo post-guerra, su territori non di guerra, fatto di azioni tanto inutili quanto efferate. Fuori dai confini del “medio oriente”.
Certo non si dovrebbe dimenticare che questa guerra, è nata a seguito di una duplice attacco imperialistico, contro l’Afghanistan prima e l’Iraq dopo. Che ha destabilizzato l’intera zona. Difficile, in particolare, dimenticare l’attacco all’Iraq che ha fatto seguito a una “balla” vergognosa quanto colossale, ovvero la famosa provetta di Colin Powell, segretario di Stato Usa, con la quale si cercava di convincere il mondo intero che Saddam Hussein disponesse di armi di sterminio di massa.
Difficile dimenticare che il premio nobel per la pace Obama abbia sganciato sull’Iraq qualche migliaia di bombe che hanno avuto terroristicamente effetti di morte generalizzata sui civili.
Difficile dimenticare che l’Isis sia stato abbondantemente finanziato da alcuni stati arabi, nostri grandi alleati.
Quindi sembrano molto ragionevoli le frasi della Sindaca di Barcellona Ada Colau e del Sindaco mussulmano di Londra Khan che non servono misure speciali. “Discriminanti” direbbe il nostro Assessore. “Discriminanti” soprattutto nei confronti degli islamici. Di tutti gli islamici, messi assieme in un unico “mazzo”. Dimenticandosi della importanza delle nazionalità, e delle tradizioni esegetiche e territoriali. Che vengono identificati in nemici tutti uguali e assolutamente non integrabili. Dimenticandosi tra l’altro la storica spaccatura fra sunniti e sciti che è una delle cause della nascita dell’Isis. Quando invece è vero il contrario. C’è una fascia di prima generazione che è addirittura “troppo integrata” nelle nostre società. E che genera radicalismo presso le nuove generazioni. O meglio sarebbe a dire per evitare di renderli responsabili un’altra volta: è l’incapacità della nostra società neoliberista e ordoliberista a non offrire alle nuove generazioni cresciute tra di noi un senso e un significato qualsiasi, civile, religioso, economico, sociale. Capace solo di offrire o nichilismo distruttivo o radicalismo parareligioso. Da lì si dovrebbe partire nell’analisi.
Per tenere sottocontrollo, con i mezzi della nostra “intelligence”, il post Isis, che potrebbe tornare ad essere un Al Quaeda senza basi territoriali . Certo la strada migliore dovrebbe consistere nel saper offrire un futuro a chi ha radici a “casa nostra”. Bisogna costruire, saper costruire la pace, dopo la guerra. E non rilanciarla. Trovandosi “contro” quelli (gli islamici) che sono stati i più fedeli alleati. Anche da noi.
E guardando all’Italia non dimenticare e capire, che non a caso, finora è stata, “scientemente” risparmiata da questi terroristici rigurgiti.
Alessandro Magni