EDITORIALE – Maroni contro la Comunità Montana Valsassina che “si permette” di gestire l’accoglienza dei profughi (i leghisti insistono nell’errore voluto di definirli ‘clandestini‘), il Carroccio che si mette a “convocare” i vertici dell’ente valsassinese e minaccia di tagliargli i fondi.
Dice: dai è la solita cosa della Lega, devono farsi vedere con la base e oggi cavalcano l’anti islamismo più violento e – collegato – il tema della migrazione.
Superficie.
Sotto c’è ben altro. Per chi non l’avesse capito (e i protagonisti della diatriba lo sanno bene, tutti) la storia dei ‘clandestini’ è una scusa. E poi è roba vecchia, di mesi… Perché non contestarla a suo tempo e solo ora?
La realtà quella vera è tutt’altro. Sta nello scontro politico, nella guerra per bande tutta interna al centro destra, che in Lombardia vede il PD quale possibile ‘partner’ in uno scenario che prevede se non l’abbattimento di Maroni e i suoi quantomeno una battaglia seria nella quale l’ex Ncd strizza l’occhio appunto ai Dem. Un po’ come a Roma.
L’anomalia in effetti è molto lombarda, anzi ancor più: lecchese. È noto come dalle nostre parti l’incidenza della forza politica che fa capo ad Alfano sia enorme, altro che gli zerovirgola sparsi in Italia. Brivio ha vinto con l’evidente aiutino degli Ncd e ciellini lecchesi, mentre il fatto è ancor più strano a Milano dove l’area lecchese di Lombardia popolare occupa una sottosegreteria di peso come quella che si occupa degli enti locali (fusioni, unioni di Comuni, servizi associati e quant’altro): dentro ci sono i vari Nava, Piazza, Pasquini con “aggregato” Signorelli. Cioè il presidente della Comunità Montana di cui sopra. CM che gode del favore unanime della base dei paesi di Valle e Lago, con un n. 1 ex Pdl e ora appunto schierato con Ncd-LP ma un vice (Guido Agostoni) di provatissima fede PD. Insomma, contigui se non vicini ai Democratici a Lecco, però in maggioranza con la Lega di Maroni a Palazzo Lombardia. Una bella ambiguità. Che si accentua se si pensa come – sostiene Radio politica regionale – la stessa Lombardia Popolare stia lavorando, pur se con grandi difficoltà, alla riunione del vecchio centro destra o meglio al recupero dei brandelli di Forza Italia, travolta dal declino del leader, dai contrasti tra i suoi colonnelli e soprattutto dal crollo dei consensi nelle urne.
Se chiedete a qualunque esponente del PD tra Lecco e Milano, questi sorriderà e usando la classica formula “Però non te l’ho detto io” confermerà che tra Dem e LP c’è ben più di una strizzatina d’occhi in corso. E d’altra parte un paese intero, l’Italia, è governato dall’asse PD-Ncd o come si chiamano adesso gli alfaniani.
Allora, restringendo assai l’obiettivo e focalizzandolo sul nostro territorio, fa sorridere pensare che lo scontro violentissimo nelle parole (ma forse pure negli intenti) in atto da parte di Maroni e Lega col “ricatto” alla piccola Comunità Montana Valsassina sia limitato alla pur sentita – dai leghisti – “questione clandestini”. Quelli si chiamano migranti, richiedenti asilo, la polemica invece ha un altro nome: politicaglia. Sulle teste di persone in difficoltà già per conto loro (i migranti) e su quelle ben più numerose di tutti noi (i lombardi) si giocano battaglie che hanno tutt’altre valenze. E fanno pensare, a noi comuni mortali che la politica la osserviamo da fuori; ci fanno ragionare su quante altre guerre per bande siano state compiute e siano in atto e verranno, “con la scusa” di questo e quell’altro. Di come noi ignari votanti ci rechiamo alle urne pensando di votare questa o quella IDEA, mentre poi contano di più gli assetti, le convergenze, gli accordi.
Più che in un editoriale qua si finisce per cadere nella famosa antipolitica, ma parliamoci chiaro: se sprofondiamo nel Bar Sport contro la partitocrazia, la colpa non è tutta nostra.
ElleCiEnne