L’OPINIONE: IL SUSHI
SI È MANGIATO
POLENTA & TRADIZIONE

Cara Lecconews

Il 4 maggio l’alberghiero di Casargo festeggia 50 anni di attività e formazione per migliaia di cuochi.
In settimana aprirà al posto di uno storico negozio di elettrodomestici, l’ennesimo ristorante giapponese.

Lecco ormai è invasa da ristosushi, fastfood, kebabbari, etnici e il poke di turno. A polenta & pesci si preferiscono involtini surgelati, riso basmati e spezie a pioggia.
Trovare un’osteria non fighetta da immotivati 60 € a testa, per mangiare un piatto tradizionale del territorio è impresa quasi quanto un battello fuori stagione.

Abbiamo doppioni della cucina di tutto il mondo ma, paradossalmente manca la nostra, quella del territorio.
Nostrana, povera o meglio genuina. Un vecchio e onesto Polenta e Pesci.

La cucina di lago poi… dai missultin alla griglia, all’anguilla in carpione, a un ottimo riso al persico – sia in cagnone o, dio ci perdoni, all’onda mantecato – difficilmente si trovano nel menu della ristorazione cittadina, vale altrettanto per altri piatti della tradizione: dal manzo alla California, agli “scapinasc” dolci o salati valsassinesi, la Meascia e la Cutizza lariana, i cabiadini di Introbio e la quasi scomparsa Rusumada e ancora trote e alborelle, formaggi e salumi non industriali, polenta fritta, ris e erborin, farine antiche per pani e paste, il Toc bellagino, le castagne…

Il turista deve fare l’impresa per trovarli, invece trova ad ogni angolo gli stessi piatti di NewYork, della Milano bauscia o di qualsiasi maledetto posto turistico di massa.

Pochissimi locali han la valorizzazione dei nostri piatti tipici in carta. Non serve neanche più sperare in un cambio di passo; il sushi ha battuto polenta e pesci.

Gli Enti dovrebbero promuovere la valorizzazione di prodotti e territorio. Tutelarli e valorizzarli. Perché diviene difesa e promozione anche delle culture e tradizioni. Diviene rilancio e sostegno dell’economia contadina, produttiva, financo artigianale.
Diventa economia anche dopo che il turista è tornato a casa.
Anche con un marchio di qualità (e poi un e.shop) per un marketing territoriale dei e coi prodotti che ci rappresentano.

Paolo Trezzi