Cara Lecconews,
ho letto l’intervento “resoconto” della Marcia della Pace di sabato ad opera di uno degli organizzatori, Stefano Sacco.
Condivisibile almeno in parte la sua osservazione che parlare di Pace sia diventato un tabù, ma credo soprattutto, ed è un tema che non purtroppo non sfiora nemmeno, che sia decisamente più tabù, fare azioni di Pace.
Perché la Marcia della Pace è un segno di speranza ma non può essere limitata a una spinta emotiva. Tantomeno aperta dalle Istituzioni e partiti che stan dentro le marce e fuori dall’agire conseguente, anche localmente
È per questo che credo ci sia nella Marcia più di una lacuna non secondaria non alimentata dai cittadini comuni che marciano, ma dai sindaci dei Comuni che ci marciano; dai loro rappresentanti più che dai loro rappresentati.
C’È INFATTI un’infinita differenza purtroppo tra sentire Duccio Facchini Direttore di Altreconomia la sua coerenza e azione e invece un Sindaco, un assessore che finita la marcia pare finito tutto fino alla marcia dell’anno successivo.
– IL DIRE NO all’aumento delle spese militari che da decenni crescono e oggi sono ben 28 miliardi € all’anno e poi si vota a favore in Parlamento, non è marciare per la Pace ma scampagnare
– IL DIRE NO alle guerre, anche quella in Ucraina, quando si marcia e pure nel manifesto di convocazione e poi si vota a favore in Parlamento non è un marciare per la Pace ma scampagnare.
Spero quindi che la Marcia di sabato che è stata giustamente un successo abbia a differenza delle scorse, un seguito pratico, immediato, che lasci un’impronta
Ossia per esempio:
– CHE ENTRO 30 giorni ogni Consiglio Comunale degli Enti aderenti la Marcia approvi una mozione chiara contro l’aumento delle spese militari e chieda altresì di ridurle in termini assoluti e in % al Pil. Che si coinvolgano i singoli rappresentati al Governo e in Regione per Atti analoghi misurabili e urgenti
– CHE TAVOLA e Comuni finanzino percorsi di pace e conoscenza nelle scuole, nelle piazze, con più forme espressive e di divulgazione, con progetti chiari sulle guerre dimenticate a partire da quelle quotidiane dove l’Italia è coinvolta come venditrice di armi e morte: Libia in primis
– CHE SI CONDANNI, anche attraverso i propri Sindaci e ci si adoperi attraverso i singoli parlamentari e altri Enti per fermare le politiche di guerra nel Mediterraneo e sulla Rotta Balcanica contro migranti e richiedenti asilo. Perché questa guerra avviene, da anni, ogni giorno.
– CHE SI CHIEDA alle aziende di armi e munizioni – nonché le banche armate – di non finanziare più le attività di guerra ma solo Corpi di polizia e lo sport e che, da subito, per le attività Comunali di non accettare più sponsorizzazioni e relazioni, ad esclusione di quelle per Legge, da realtà impegnate negli armamenti o da esse sostenute così anche per le proprie partecipate.
– CHE DISARMARE, soccorrere e negoziare diventino le parole d’ordine e di Pace a Lecco e ovunque non solo durante la Marcia, altrimenti ho forte l’impressione che pur belle e colorate, le Marce della Pace siano solo un movimento emotivo.
Basta vedere e sentire il silenzio, anche locale, su dichiarazioni e voti dei propri partiti o di coalizione in Italia e Europa.
Paolo Trezzi
Lecco
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L’ARTICOLO CITATO DI LECCO NEWS:
MARCIA PER LA PACE, STEFANO SACCO: “PARLARNE È DIVENTATO UN TABÙ”