LECCO – Pubblicata sul sito dei Ragni della Grignetta la cronaca dell’apertura della nuova via alla torre di Uli Biaho (Karakorum), nel racconto diretto di uno dei protagonisti: Matteo Della Bordella.
Ecco alcuni stralci dell’emozionante descrizione di quell’impresa – tutto il diario è disponibile in questa pagina)
.
“La Torre di Uli Biaho, con la sua parete Sud-Est elegante e slanciata che si eleva sopra il ghiacciao di Trango, mi attirava già da diversi anni. Meno famosa di Nameless Tower o Grande Torre di Trango, ma non meno attraente dalle fotografie; mi domandavo perché mentre parecchie cordate erano state in cima alle prime due montagne, sull’Uli Biaho ci fossero solo 3 vie e per giunta mai ripetute.
[…]
La prima volta che decidiamo di andare al campo base avanzato, posto a 5200 metri, stiamo male un po’ tutti e l’esperienza è decisamente traumatica. Ognuno reagisce in modo diverso e dopo varie discussioni Saro Costa decide di abbandonare la spedizione. Dopo questo episodio il nostro gruppo si fa man mano sempre più compatto e determinato verso l’obiettivo.
[…]
Quello che ci aspetta è decisamente diverso dall’idea che ci eravamo fatti da casa davanti al computer! Innanzi tutto per arrivare alla parete c’è ancora molta strada da fare e ci aspetta una lungo traverso di ghiaccio di 200 metri di pendenza di circa 60/70°. Capiamo subito che scalare questo traverso a 5.500 metri con portaledge in spalla e zaini pesanti è per noi irrealizzabile.
[…]
E così ci guardiamo un po’ intorno e dopo aver superato il traverso di ghiaccio, per me con parecchio affanno e fatica (oltre all’adrenalina), siamo attratti dalla parete Ovest, ovvero la porzione di parete a sinistra del pilastro su cui corre la via di Maurizio Giordani.
CLICCA SULLE FOTO PER VEDERLE NEL FORMATO ORIGINALE
Per un problema tecnico abbiamo il telefono satellitare fuori uso e non abbiamo la possibilità di sapere le previsioni meteo, il tempo però sembra essere buono e dopo aver fatto ritorno al campo avanzato il giorno successivo, nonostante un po’ di stanchezza decidiamo di provare ad andare in parete. Siamo Luca, Silvan ed io, David si sente stanco e non ancora ben acclimatato e preferisce scendere.
Arriviamo così fino alla base della parete, dove Silvan ed io apriamo i primi 5 tiri della via, sulla parete Sud-Ovest.
[…]
Da qui inizia un periodo di attesa perché il tempo per qualche giorno resta piuttosto variabile (usare la parola “brutto” sarebbe un’offesa al brutto tempo che c’è in Patagonia). Dopodichè il nostro telefono satellitare ri-inizia a funzionare e il nostro amico metereologo Deza ci comunica l’arrivo di una finestra di bel tempo di 2-3 giorni massimo. E’ per noi sufficiente per fare un altro tentativo. Siamo sempre Luca, Silvan ed io a salire al campo avanzato e la notte partiamo molto presto in direzione della parete, l’attrezzatura è ridotta al minimo per essere il più leggeri e veloci possibili e non consumare troppe energie, soprattutto sul traverso di ghiaccio (che per me in fin dei conti è stata la parte più impegnativa ed emozionante della salita).
[…]
Dopo il camino davanti a noi un muro liscio e 10 metri a sinistra una fessura piuttosto invitante; unico problema: un torrente di acqua scende dalla fessura! Purtroppo il nostro sogno di aprire una via tutta in libera finisce qui.
[…]
E’ sera e calandoci 20 metri su una cengia spiovente troviamo un posto, anche se scomodo dove bivaccare. Silvan dice che è il bivacco più scomodo che ha mai fatto; io penso che alla fine non è poi così male, sì certo è scomodo, ma sulla Egger c’è stato di ben peggio. Siamo a quasi 6000 metri e il buio sta arrivando e qui arriva il momento di maggior panico della salita: Luchino non sta bene…
[…]
Per fortuna possiamo proseguire, perché scendere a 200 metri dalla vetta sarebbe stato davvero un peccato. Silvan prosegue salendo due tiri in comune con la via di Giordani poi per pendii di neve e misto fino alla cresta finale. Qui, con una serie di tiri corti in cresta ci portiamo verso sinistra in direzione del punto più alto. Arriviamo in cima verso le 11 o le 12 (purtroppo proprio nel tratto finale perdo l’orologio…).
[…]
L’Uli Biaho, la principale ragione per cui siamo venuti fin qui è fatta! E anche se non è andata come pensavamo è stata una gran soddisfazione scalare una montagna così complessa ed impegnativa. Ed incredibilmente nonostante siamo nel 2013 lo abbiamo fatto per quella che è probabilmente la via più facile e logica! Penso che alla fine la nostra linea si possa considerare la “normale” all’Uli Biaho…
Un particolare ringraziamento come sempre al Gruppo Ragni per tutto il supporto fornito.Grazie anche a Maurizio Giordani per tutte le informazioni che ci ha dato e per le sue salite che mi fanno sempre sognare.
Ringrazio infine i nostri sponsors che hanno reso possibile questo progetto: Acel Service, Adidas, Briantea 84, Sport Specialist, Matt, Kong, Adidas eyewear”.
Matteo Della Bordella
PRESENTAZIONE E RITORNO DELLA SPEDIZIONE