Purtroppo non ho potuto essere presente allo straordinario incontro con Salvatore Borsellino e Massimiliano Messina avvenuto qualche giorno fa ad Annone Brianza nell’ambito dell’edizione annuale di “Adamo dove sei?” dal titolo “Non uccidere!”.
Appena possibile ho colmato questo deficit di conoscenza leggendone i resoconti giornalistici ma soprattutto centellinando il corrispondente e coinvolgente video dell’intera serata.
Una serata proprio imperdibile per i contenuti sia umani che di resistenza civile in cui Salvatore Borsellino ci ha consegnato il “testamento” morale e anche religioso del fratello Paolo, magistrato e collega di Giovanni Falcone, entrambi barbaramente trucidati da esecutori mafiosi ma assai verosimilmente su mandato di ben altre colluse mani di potere e purtroppo, di fatto, con l’inerzia se non il beneplacito e la “copertura” di importanti parti deviate dello Stato. Non è infatti un caso che, come Salvatore, molti altri coraggiosi esponenti non solo della società Civile hanno parlato e continuano ancora a parlare apertamente in vari ambiti di Stragi di Stato, evidenziando collusioni con alcuni importanti apparati delle nostre Istituzioni. Basti pure ricordare quelle strazianti e martellanti grida ai funerali di Borsellino “Fuori la Mafia dallo Stato!”.
Per chi vuole realmente onorare questi servitori dello Stato non è possibile, al di là del doveroso ricordo del loro sacrificio, non porsi degli interrogativi su quello che si cela dietro le loro morti e su quello che ancora oggi è il tentativo di pochi altri coraggiosi magistrati e giornalisti, spesso lasciati soli e addirittura osteggiati similmente a Borsellino, Falcone, Dalla Chiesa e molti altri, di indagarne in profondità le cause generative.
Non è quindi un caso che ancora oggi lo stesso Salvatore Borsellino, chiedendo verità e giustizia, lotti assieme ad altre associazioni e parenti delle vittime per non lasciar delegittimare coloro che ancora attualmente stanno cercando di far luce sulle trame destabilizzanti che caratterizzano da molti anni il nostro martoriato Paese. https://www.antimafiaduemila.com/home/primo-piano/102532-in-commissione-antimafia-conflitto-di-interessi-e-della-colosimo-noi-vogliamo-verita.html (dal minuto 5’30” l’intervento di Borsellino nella conferenza stampa svoltasi al Senato il 31/10, appena pochi giorni dopo la lodevolissima serata di Annone)
Come dire che la credibilità delle nostre Istituzioni non potrà non fondarsi che sullo smascherare i mandanti occulti, le coperture assicurate dai servizi segreti e pure da parti non secondarie delle preposte strutture repressive , le collusioni, i depistaggi e le contiguità politiche ed economiche che hanno di fatto consentito una prolungata stagione di impunità e di indicibili “trattative”.
Forse non è proprio vero che basti celebrare degli eroi per essere a posto con la propria coscienza di cittadini.
Occorre anche, e perlomeno, non lasciar soli, come continua a fare non soltanto Salvatore Borsellino, coloro che quotidianamente si impegnano per assicurare una convivenza civile degna di tale nome. Una convivenza civile che non può tollerare che si ripeta ancora quel “rovesciamento delle parti” per cui coloro che coraggiosamente ricercano giustizia e verità diventino oggetto di discredito e delegittimazione se non addirittura di minacce e rischi effettivi di morte come ad esempio capitato ai magistrati Nino Di Matteo, Luca Tescaroli e vari altri che stanno ancora indagando a Firenze sulle stragi del 92-93 e delle vicende successive del 94 con tutti i loro risvolti politici.
Ecco perché mi permetto ancora una volta di sommessamente evidenziare la proposta che da almeno 2 anni cerco di porre all’attenzione delle autorità locali per la concessione della Cittadinanza Onoraria ai magistrati impegnati, a nome nostro, in questa scomodissima azione di verità.
Un piccolo ma assai significativo gesto di aperto sostegno che accompagnato da altre iniziative di sensibilizzazione o di quant’altra concreta efficacia potrebbero ben costituire un indiscutibile segnale di vicinanza.
Lo chiedo sommessamente in particolare ai 3 sindaci che erano presenti alla coinvolgente quanto riuscitissima serata.
Perché parafrasando il titolo della serie d’incontri che hanno preso avvio con la riuscitissima serata ad Annone si potrebbe anche dire “Non uccidere ma anche contribuire a concretamente sostenere e quindi in qualche modo non lasciar uccidere coloro che come Falcone e Borsellino stanno ricercando Verità e Giustizia”.
Del resto il modo più coerente per onorare i morti che si sono sacrificati a nome nostro non può che essere quello di tutelare i vivi che stanno facendo altrettanto.
Forse è il momento di fare un passo in più.
Germano Bosisio