L’EDITORIALE/IL RIFUGIO,
PRESIDIO DEL TERRITORIO,
PORTATORE DI UN’IDEA

di Claudio Trentani – gestore del Rifugio CAI “Carlo Porta”
Nei rifugi ho passato molti momenti tra i più belli della mia vita. Notti di attesa angosciata per qualche salita, serate di amicizia aiutata dal vino, storie pazzesche e canti stonati di fondo e quando, prima di andare a dormire, uscivi a vedere che tempo faceva, avevi, ogni volta, la sensazione di vivere il momento più bello della vita. Per questo, per me, i Rifugi rimangono un luogo incantato dove vivere momenti intensi e bellissimi.

RIFUGIO ORTLES BNUn giorno, su un libro ho trovato questa fotografia: i gestori del rifugio Hintergrat all’Ortles. La trovo una fotografia bellissima, un’immagine che può spiegare più di tante parole.

Quando mi capita di parlare di rifugi a dei bambini tutto diventa semplice: a cosa servono, come si usano, quando e perchè sono stati costruiti. Il discorso vola subito alto, e racconto delle Alpi come di una frontiera sull’ignoto, il far west, il limite, l’esplorazione del mondo e di questi monti. Posso parlare dello stupore di Otzi davanti ai ghiacciai, di San Bernardo da Mentone e gli ospizi alpini, di Annibale con i suoi elefanti, degli esploratori delle armate di Cesare. Davanti a tutta questa avventura mi sembra logico e chiaro il perchè gli esseri umani abbiano dovuto costruirsi dei Rifugi per ripararsi da tanta natura.

Spesso è molto più complicato spiegare ad un adulto  quale sia il senso di questi edifici. Nati da ideali nobili e sempre più in difficoltà in un mondo che è sempre meno nobile e poetico. E’ sempre più difficile far passare l’idea che il Rifugio abbia delle regole, semplici, di convivenza e che non tutto si risolve con il pagare.

Anche in seno al CAI molti non trovano più il senso dell’esistenza dei rifugi, come se quel ciclo fosse concluso, e li sopportano nel rispetto della memoria dei soci che li hanno costruiti.

Negli ultimi anni ho visto sempre più forte la tendenza di ricreare nel rifugio l’hotel ; l’idea di accontentare il cliente e di seguire il mercato e la moda, casomai cercando di sostituire l’alpinista con clienti più danarosi. E questa un’idea che vede i rifugi sconfitti in partenza data l’impossibilità di equipararsi ad un mercato che sposta di continuo l’asticella dei bisogni che crea e che può permettersi di sostenere.

Un’alpinista svizzera mi raccontava della sua difficoltà nel frequentare i rifugi italiani troppo spesso impegnati in feste della birra, del paese, dei coscritti, addii al celibato e chi più ne ha più ne metta nel far sentire a disagio chi semplicementa va per montagne.

Per alcuni l’idea che è passata è che i rifugi siano questo.

Parte 1/2
Domani su LeccoNews la seconda parte dell’editoriale
-IL RIFUGIO È PORTATORE DI UN’IDEA
-UN’ECONOMIA DIVERSA E SOSTENIBILE
-IL RIFUGIO PRESIDIO DEL TERRITORIO