LECCO – E’ l’articolo che non vorremmo essere costretti a scrivere. Ma è anche l’amara verità, l’anticipazione di quello che non è tanto un evento futuro bensì un fatto già in corso. C’è la spending review, cari lecchesi, e allora “da tabelle” una città come la nostra non può permettersi di avere una centrale dei Vigili del Fuoco come quella oggi operativa (pur precariamente).
Hai voglia spiegare che da qui ci si muove verso Colico o Premana, che le peculiarità del territorio lecchese – montagna, lago e produzioni industriali con livelli di rischio- rendono più che necessaria una caserma sulle rive dell’Adda e del Lario. Qua si ragiona sui freddi numeri e le cifre dicono che, conti alla mano, anche le risorse dei pompieri devono concentrarsi e quindi ciao ciao Lecco, si scende forse a Como, più probabilmente a Monza.
L’ambiente dei Vigili del Fuoco è sbigottito. Mantiene però la discrezione, mentre avanza dirompente la triste realtà: Lecco perderà sicuramente gli uffici – spostati come detto a Monza dove c’è – vuota – una caserma tutta nuova di zecca, mentre la parte operativa sarà ridimensionata e ridotta al rango di semplice distaccamento. Con l’effetto pratico di una città “degradata”, che si ritroverà a disporre di soli due-tre mezzi disponibili per le emergenze (oggi sono 15). Ma è la stessa città di cui si parlava prima, quella da dove oggi partono rapidamente le autopompe e gli altri mezzi indispensabili per raggiungere in velocità quei territori distanti che già oggi a volte risultano lontani dal capoluogo. Figuriamoci da Monza…
Perché tutto ciò? Sicuramente pesa il fatto che in vent’anni non si sia riusciti a realizzare una sede adeguata ad un autentico presidio provinciale. A Monza invece è già operativo un edificio moderno, oggi inutilizzato, di proprietà del Ministero dell’Interno. Un lusso inaccettabile, in tempi di spending review. Se i pompieri si trasferiranno, come sembra entro fine 2015, gli automezzi lasceranno Lecco verso Monza o Como; al 99% gli uffici amministrativi diventeranno “monzesi”. Come dire che per tutte le pratiche burocratiche e tecniche ci si dovrà spostare in una provincia diversa, come prima degli anni ’90. Un bel passo indietro insomma.
Vediamo le cifre: priva di una sede degna di questo nome, Lecco costa complessivamente 140mila euro ogni anno (80.000 per gli uffici e 60.000 per la caserma). Un’assurdità evitabile se solo si riuscisse ad edificare sull’area di proprietà già disponibile a Rivabella.
Al conto poi si aggiungono quelle spese “paradossali” originate dal fatto che i pompieri lecchesi lavorano in due sedi diverse e distanti un paio di chilometri l’una dall’altra. E’ lo spazio che separa la centrale operativa di piazza Bione dagli uffici amministrativi in via Amendola vicino al ponte Vecchio. Vi sembra un’inezia? Macché, per motivi burocratici sono tanti e devono essere rimborsati tutti gli spostamenti dei funzionari, mentre l’altro aspetto kafkiano è dato dalla presenza di una sola mensa (al Bione); vietato usare i propri mezzi perché i tecnici devono essere costantemente reperibili e pronti a partire, con tutte le attrezzature a disposizione. Quindi: ci si reca in mensa con i veicoli di servizio. E la benzina che paga lo Stato.
Tutti a Monza allora, dai. Che così, per fare un’ispezione – oltre ai prevedibili interventi d’emergenza – si spenderanno altri soldi naturalmente pubblici per raggiungere sedi distantissime tipo Alta Valsassina o Alto Lario.
E intanto Lecco perde ancora. Uno smacco che si va ad aggiungere a una lista già lunga, al progressivo impoverimento di una città-provincia in fase regressiva sotto tanti, troppi punti di vista. Poco più di vent’anni e Lecco sta arretrando, torna indietro verso quei tempi in cui era parte del Comasco. Il Prefetto? Ora c’è un vice ma la sensazione è che la Prefettura si ridurrà ad un Ufficio di Governo distaccato; prospettive di Questura ridimensionata a semplice commissariato mentre già l’amministrazione provinciale si va sgonfiando. E se nel frattempo non manca chi paventa anche la sparizione del tribunale cittadino ecco la mazzata dei pompieri lecchesi con probabile sede a Monza.
E’ la spending review, certo. In una città che però si dimostra sempre meno tale.
Sentite puzza di bruciato? Male, cari lecchesi. Perché se l’incendio si allarga, non ci saranno nemmeno i “vostri” pompieri a poter intervenire.