LECCO – Buone notizie per le grandi infrastrutture di cui da tanti anni si parla in provincia: la saga della Lecco-Bergamo e la terza corsia sul Ponte Manzoni, salita più di recente agli onori delle cronache ma subito divenuta tema scottante.
“La Provincia, seppur con le difficoltà che sono sotto gli occhi di tutti, c’è”. Questo il messaggio che ha voluto lanciare il consigliere provinciale con delega alle Grandi infrastrutture Rocco Cardamone. Quest’oggi infatti tutti i soggetti a vario titolo interessati sono stati riuniti a Lecco sotto l’egida di Villa Locatelli per fare il punto della situazione sulle grandi infrastrutture in fase di realizzazione o progettazione della Provincia: Lecco-Bergamo, corsia supplementare del terzo ponte, ma anche la pista ciclopedonale che collegherà Abbadia e Lecco e il mini-svincolo di Mandello.
Come evidenzia il deputato Gian Mario Fragomeli “la terza corsia sul ponte Manzoni e la nuova strada che unirà la città a Bergamo sono due questioni strettamente connesse: il Bione non sarà solo un ingresso a Lecco ma diventerà uno degli assi più importanti per il raggiungimento della Lecco-Bergamo”. Per questo si rende necessario studiare un’ipotesi di soluzione al problema dell’immissione delle auto da Pescate sul ponte e soprattutto reperire i 17 milioni e mezzo che mancano all’appello per la finire la galleria che porterà da Chiuso a Calolzio.
“Si tratta di una carenza determinata a seguito dell’accordo bonario raggiunto con l’azienda per chiudere il contenzioso e non di una modifica al progetto”, sottolinea Cardamone, ma di certo questa bella somma manca e per questo al tavolo di confronto programmato per oggi è stato invitato anche il sottosegretario di stato del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti Umberto Del Basso De Caro: “Ho fatto un sopralluogo e ho visionato le relazioni – spiega il funzionario del ministero di Del Rio – ci sono due considerazioni da fare. La prima è quella relativa al nuovo quadro economico che necessita di 118 milioni in luogo di cento. Non si tratta di un nuovo progetto, ma di nuovi prezzi per i lavori di smaltimento del materiale da scavo e siamo nel limite del 20%, quindi posso assicurare il nostro impegno, anche se non è un’opera statale, per reperire queste risorse. Domani ne parlerò col ministro e lo inviterò a fare ogni sforzo in questo senso. A mio giudizio potrebbe essere ricavata questa somma dal Fondo revoche, così come previsto dallo Sblocca Italia. Poi un tavolo concreto dovrà sicuramente aprirsi con la Regione Lombardia: i lavori sono in corso e bisogna evitare perizie in diminuzione o contenziosi con la ditta, questi fondi vanni reperiti. Sulla seconda opera posso dire che la presenza del direttore del comparto regionale dell’Anas è già un risultato: nelle spese previste per le opere manutentive del 2016 è prevista una somma di otto milioni per la terza corsia. È un intervento assolutamente giusto: ho suggerito all’ingegnere per il futuro di prendere questo stesso provvedimento dall’altra parte”.
Ed è proprio Ferrara, il capo-compartimento regionale dell’Anas, a ribadire l’impegno del proprio ente “per Lecco e per gli utenti della strada. Uno dei primi interventi in programma sulla Ss36 è quello di migliorare il funzionamento e la sicurezza del Ponte Manzoni. Stiamo predisponendo un piano di riqualificazione di tutta la strada che oltre ai fondi ordinari potrà attingere ad altre risorse. Possiamo ipotizzare l’inizio dei lavori già dal prossimo anno”.
Oltre che l’aspetto economico sarà determinante anche l’aspetto progettuale, se tutti i soggetti concordano sul fatto che sia necessaria la terza corsia, ci sono diverse ipotesi su come realizzare questo intervento. A spiegare quali siano le opzioni è il professor Carmelo Gentile del Politecnico di Milano: “La prima idea presa in considerazione è stata quella di allungare la corsia di immissione già esistente ma è stata subito scartata. Dopo aver realizzato un modello che sintetizza tutte le caratteristiche strutturali e dinamiche dell’opera, abbiamo iniziato a lavorarci: la terza corsia non deve rovinare il ponte attuale deve avere una geometria simile: quindi sarà un ponte di acciaio e calcestruzzo con lo stesso profilo. Detto questo ci sono in campo due diverse soluzioni: allargare il ponte ottenendo così una terza corsia che si imbocca da Pescate e si raccorda allo svincolo del Bione, avendo di fatto un tratto di Ss 36 a tre corsie. La parte in allargamento dovrà in questo caso essere connessa ogni circa sette metri alla struttura esistente col risultato di un’unica piattaforma stradale larga circa 14 metri. Lo svantaggio è che in questo modo bisogna intervenire sull’intero ponte con importanti lavori di adeguamento. L’altra ipotesi è quella di creare un ponte che affianca la struttura esistente, ottenendo due strutture sono completamente separate. In questo caso questa corsia servirebbe solo chi da Pescate esce al Bione, tutto il resto del traffico continuerebbe a servirsi della Ss36 classica”. Questa seconda ipotesi è meno costosa e potrebbero bastare per la sua realizzazione gli otto milioni già stanziati.
Soddisfatto il presidente della Provincia: “L’obiettivo di questo incontro era concreto: rappresentare due macro-problemi ad un importante rappresentate del Governo e un importante rappresentate di Anas. Direi che il pomeriggio è stato proficuo – prosegue Flavio Polano – i nostri interlocutori hanno visto le opere e durante le riunioni tecnica si è discusso, noi contiamo sugli impegni che si sono presi e non ho dubbi che alle parole seguiranno i fatti”.
Anche i sindaci dei Comuni più interessati esprimono il proprio consenso: “Il Comune di Pescate è in prima linea per far capire l’importanza di un ponte che supporti un traffico sempre maggiore – commenta Dante De Capitani –. Sono sicuro che con questo intervento si arriverà alla soluzione migliore per tutta la zona interessata e chiedo che le scelte siano condivise anche con la mia amministrazione”.
Cesare Valsecchi ringrazia “per questa giornata proficua” ma, preoccupato per la situazione che si determinerà una volta ultimato il primo lotto della Lecco-Bergamo, che andrà a collegare Chiuso a Calolziocorte tramite un tunnel sotterraneo, suggerisce “di cominciare a pensare al secondo lotto, ci vuole tempo, bisogna trovare fondi e per questo è necessario iniziare subito con la progettazione e con la ricerca dei soldi”. Entro la fine dell’estate saranno infatti completati i due imbocchi e a settembre cominceranno i lavori sottosuolo, l’inaugurazione è prevista per il 2018.
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Manuela Valsecchi