LECCO – “Né Campari né spriz, ubriachi di Jiz”. Così recita uno striscione apparso nell’aula magna del polo territoriale lecchese del Politecnico di Milano, che sintetizza tutta la goliardia dopo anni di studio “matto e disperatissimo”. Così, mentre la professoressa Monica Papini nel pomeriggio di mercoledì ha proclamato nuovi ingegneri, gli amici e i parenti dei giovani hanno festeggiato. Chi con grandi applausi, chi con urletti e altri, i più estrosi, addirittura con uno striscione e un coro. Sono 30 i nuovi laureati sfornati dal polo lecchese; 20 in Ingegneria Civile e Ambientale, dieci in Ingegneria della Produzione industriale.
“Sono contentissima – racconta Alice Francescone, 22 anni di Abbadia Lariana – sono uscita con il voto di 93/110 e mi posso dire soddisfatta”. Per lei, ingegnere civile e ambientale, ci ora ci sarà un momento di festa, ma il suo pensiero va già al prossimo corso. “Ho già iniziato a seguire le lezioni di Civil engineering for Risk mitigation, sempre a Lecco – spiega –. Ora voglio specializzarmi in questi due anni e poi trovare lavoro. Ma prima devo pensare a studiare”.
Chi invece si butterà subito alla ricerca di un impiego è Andrea Frigerio, da Civate, che proprio ieri ha compiuto 27 anni. “Mi concedo una doppia festa – afferma –: laurearsi è un ottimo regalo. Poi cercherò un’occupazione consona a ciò che ho studiato”. Anche lui ingegnere civile ambientale, ora si darà alla stampa dei curricula.
“Per gli studenti deve essere motivo di orgoglio laurearsi qui – spiega Giancarlo Giudici, coordinatore del corso di Ingegneria di Produzione industriale – è un percorso difficile, ma che può portare a grandi soddisfazioni nella vita”.