Il concetto di produttività riveste un ruolo centrale nella società attuale, dove si viene sempre più
frequentemente valutati in base alla propria efficienza e prestazione, e, se non ci si uniforma agli
standard richiesti, si rischia di venire esclusi ed emarginati.
Un simile contesto può favorire la tendenza a sentirsi migliori o peggiori, forti o deboli, vincenti o perdenti, in un modo eccessivo e sproporzionato. Tendono infatti a prevalere dinamiche competitive, dove l’altro è visto come un possibile rivale da superare. Ci si può sentire costantemente valutati e giudicati, e si possono sperimentare dei vissuti di inadeguatezza ogni volta che non si soddisfano le aspettative sociali, che non si corrisponde a ciò che gli altri vorrebbero che si fosse o a come la maggioranza crede sia giusto comportarsi.
Le norme collettive e socialmente condivise permettono un vivere comune e sono necessarie per l’esistenza stessa della società. Se però diventano eccessivamente rigide e predominanti, possono soffocare i desideri e gli interessi personali, che vengono inibiti per paura di non essere accettati e apprezzati dagli altri. Questo clima culturale può favorire l’emergere e la diffusione di quella che viene attualmente definita ansia da prestazione.
Se da una parte un quantitativo medio di ansia ha una funzione adattativa, in quanto permette di mobilitare energie utili per affrontare un compito e raggiungere determinati obiettivi, dall’altra una dose eccessiva di ansia diventa disfunzionale. Porta a sentirsi insicuri, irrequieti, agitati, a credere di non poter fare affidamento su di sé e sperimentare un senso di forte angoscia e timore.
L’ansia di prestazione può essere connessa sia alla paura di essere giudicati dagli altri, sia al voler essere perfetti, prestanti, impeccabili. Se infatti si stabiliscono degli obiettivi e degli standard elevati da raggiungere, può emergere il timore di non esserne all’altezza, e ciò può portare a chiudersi in se stessi, a sentirsi incapaci e ad arrendersi. Oggigiorno viene premiato l’essere dei vincenti, degli individui di successo, e diventa sempre più difficile tollerare le sconfitte, le frustrazioni, gli insuccessi.
Sono diffuse le difficoltà legate all’autostima e all’avere una visione realistica delle proprie capacità e
possibilità. Si tende a pensare di dover essere perfetti e infallibili, e ad essere svalutanti e critici
verso coloro che vengono ritenuti dei perdenti, degli “sfigati”.
L’ansia da prestazione può manifestarsi in diversi ambiti, tra cui quello scolastico, sportivo, lavorativo, sessuale.
In ambito scolastico bambini e adolescenti possono vivere la paura dell’insuccesso, del giudizio negativo, di non essere in grado di affrontare una verifica o un’interrogazione o di prendere un voto
più basso dei propri compagni. Ciò può sottendere il desiderio di essere apprezzati e valorizzati, e il timore di essere rifiutati, ridicolizzati, inadeguati.
In ambito sportivo l’ansia da prestazione può essere legata ad un bisogno eccessivo di ricevere un
riconoscimento e un’approvazione esterni, o di sperimentare un senso di appagamento e benessere
personale quando si riesce a raggiungere la performance desiderata, quando si vince una gara o una
partita. Una vittoria o una sconfitta possono in tal modo essere vissuti in termini assoluti come una
conferma o disconferma delle proprie capacità e del proprio valore, e incidere quindi in modo
eccessivo sull’aumento o diminuzione dell’autostima e del senso di efficacia personale.
In ambito lavorativo ci si può sentire inadeguati, impreparati, non all’altezza delle aspettative, e si
può necessitare del riconoscimento e dell’approvazione del proprio datore di lavoro o dei propri
colleghi. Possono emergere dei sentimenti di autosvalutazione e uno stato di agitazione che può
incidere negativamente sulla capacità di affrontare gli impegni lavorativi.
Infine, anche in ambito sessuale, sia per quanto riguarda il genere maschile che femminile, si può vivere la sessualità in termini prestazionali, e aver quindi timore di un possibile fallimento. Ciò
impedisce di poter godere liberamente dell’atto sessuale e può portare ad una inibizione dell’attività sessuale, legata alla paura di non essere sufficientemente prestanti e adeguati alla situazione.
Per ridurre possibili difficoltà legate all’ansia da prestazione e alle sue manifestazioni, può essere utile favorire lo sviluppo di una stabile autostima, di una buona fiducia in se stessi, della capacità di tollerare gli insuccessi ed, allo stesso tempo, poter godere dei propri successi.
Può inoltre essere importante valorizzare la specifica soggettività di ognuno, favorendo lo sviluppo delle peculiarità individuali, e attribuendo un peso equilibrato al giudizio altrui e alle norme ed aspettative sociali.
Dott. Giacomo F. Stefanoni
psicologo iscritto all’Ordine degli psicologi
della Lombardia N.19855
,
Dott.ssa Silvia Panzeri
psicologa iscritta all’Ordine degli psicologi
della Lombardia N. 20462