LECCO – Come garantire il diritto alla salute in Africa? Questo l’interrogativo da cui nel 1950 nasce l’organizzazione non governativa Medici con l’Africa – Cuamm. L’esperienza maturata in più di sessant’anni di cooperazione e l’analisi dell’attuale presenza della ong nelle strutture sanitarie africane sono state discusse venerdì sera a Lecco in Palazzo Falck.
Il vaglio dell’odierna situazione del Sud Sudan ed in particolare del campo profughi etiope di Gambella è stato il centro vitale e propulsivo della narrazione di don Dante Carraro e di Gian Antonio Stella, rispettivamente presidente della ong di ispirazione cattolica e giornalista del Corriere della Sera. A partire dalla lettura di dati circostanziati, Stella ha tracciato quindi un preciso profilo del Sud Sudan: solo un embargo internazionale delle armi potrebbe frenare la guerra civile in corso, foraggiata da svariate nazioni fortemente interessate alla presenza di ingenti quantitativi di petrolio nel sottosuolo sudsudanese.
Non sono inoltre mancati affondi circa due brucianti questioni legate al continente africano: il fenomeno dell’immigrazione verso l’Europa e la conseguente presenza di rifugiati. Secondo i dati forniti dalla UN Refugee Agency, sarebbero ad oggi 65 milioni le persone costrette a fuggire dal proprio Paese d’origine ed accolte massimamente dai seguenti Stati: Turchia, Pakistan, Libano, Iran, Uganda, Etiopia, Germania, Congo, Kenia. A livello più specificamente europeo, il numero di profughi corrisponderebbe a 5,2 milioni, 147.370 dei quali ospitati dall’Italia. Come è stato ripetutamente sottolineato, solo a partire da un’approfondita e verificata percezione del fenomeno è possibile costruire un’ipotesi di comprensione.
Più incentrato sul metodo di cooperazione perseguito da Cuamm è stato invece l’intervento di Elisabetta Ratti ed Eugenio Bonfanti, medici volontari recentemente rientrati dalla Sierra Leone. In un contesto ospedaliero devastato dall’epidemia di ebola, la sfida è stata quella di ripartire dalle limitatissime risorse disponibili e di imparare a lavorare con il personale locale, non per sostituirlo ma per affiancarlo. Di simile respiro l’intervento via Skype di Egidio Bosisio – medico attualmente volontario in un ospedale del Sud Sudan – il quale ha ribadito la volontà su cui poggia l’esperienza di Cuamm: seguire l’esortazione evangelica del mettersi a servizio e dello stare in mezzo agli ultimi.
I.N.