LA SCUOLA VISTA DALLA PROF.
E CORRETTA DAGLI STUDENTI…

Romina D Amico studenti
La prof D’Amico seduta, circondata dai propri studenti

LECCO – Tra le esperienze di scrittura collettiva nel panorama italiano a partire da quella del famoso Wu Ming, Lecco ne esprime una di originale – per di più abbinata a una “inversione di ruoli”.

Accade con un romanzo nato tra i muri del liceo, opera scritta da Romina D’Amico, giovane docente dall’ottimo rapporto con i propri studenti al punto di averli coinvolti nella realizzazione del libro Caffè macchiato. Come? Affidando agli alunni la correzione del testo. “Mandavo loro i capitoli del libro alle undici di sera e me li rispedivano corretti e commentati a mezzanotte. Ora loro sono tutti qui con me, mi seguono sempre. Mi stupisco di fronte all’attenzione che non ti aspetti. Questa è la scuola possibile.”

Si tratta di una alleanza didattica sfociata in un processo creativo figlio dei tempi, che ci parificano saltando le gerarchie a favore della collaborazione.

Caffè macchiato, romanzo breve, profuma di aule di liceo, di vita di giovani studenti, le cui storie si intrecciano con i personaggi letterari studiati a scuola. “Il caffè letterario si macchia nell’incontro con la vita, nella necessità di comprendere ciò che si studia per se stessi, non per il voto – racconta Romina D’Amico – Si scrive per amore, comunichi solo nel momento in cui qualcosa di vero ti colpisce e non puoi non dirlo”.

Un libro quindi che parla di apprendimento oltre alla lezione frontale e perciò esprime una didattica sperimentale, o forse sarebbe meglio dire recupera quanto la pedagogia italiana ha teorizzato e mostrato al mondo nel corso del Novecento, partendo da Maria Montessori e don Lorenzo Milani, per arrivare a Mario Lodi: “Un docente non può insegnare qualcosa di cui non abbia fatto esperienza: solo nel momento in cui comprendi per la tua vita ciò che spieghi, i ragazzi capiscono, si appassionano ed imparano e ciò che è vero per te si scopre vero anche per loro. A quel punto il voto non conta più”, conclude D’Amico.