«Qui ci sono quadri anche in bagno» dice José Molina sorridendo, mentre mi mostra il suo studio. Sebbene da buon spagnolo l’ironia non gli manchi affatto, un po’ sorpresa, poco dopo, capisco che non sta scherzando. Il bagno, così come le altre stanze, è infatti ricolmo di dipinti, posti ordinatamente uno sopra l’altro sugli scaffali, e gelosamente avvolti in pezzi di stoffa bianca. Il fatto che si infili anche nei luoghi in cui uno meno se lo aspetta, rende chiaro che l’arte è per José una presenza costante, una compagna di vita inseparabile. L’intervista che gli faccio, non fa che confermare questa mia prima impressione.
L’altra bellezza è il titolo della sua mostra appena terminata a Como, nella ex chiesa di San Pietro in Atrio. Che cosa significa questa espressione?
A questo proposito, parlo sempre di Merrick, l’uomo elefante protagonista del celebre film, che ho rappresentato in uno dei miei quadri. La gente ha in genere una visione della bellezza molto ristretta, quella esterna, invece ce ne sono di molti tipi. A me piace la storia, soprattutto mi piacciono i suoi personaggi più anonimi, più sfortunati, meno brillanti. Ora sto lavorando a un progetto sulla donna, “AnimaDonna”. La quantità delle donne a noi sconosciute, che però hanno fatto tanto, si sono sacrificate per noi, è di una bellezza pazzesca. La mia volontà è di ampliare il concetto di bellezza, di trovare una bellezza nascosta, quei gioielli nascosti nel buio.
Dunque l’arte può trasmettere modelli di bellezza diversi da quelli a cui la tv, internet o la pubblicità ci hanno ormai abituato.
Il modello di bellezza è sempre cambiato nei secoli. Se guardiamo un quadro di Rubens, ci stupiamo di fronte a quella che allora era considerata la bellezza. È vero però che l’idea di bellezza di oggi è molto condizionata, le attrici di Hollywood sono incavolate perché sopra a una certa età non le chiamano più. Sono abbandonate per un concetto di bellezza che decidono quattro tipi con un certo potere in questo momento, ma tutti noi possiamo fare qualcosa per cambiare le cose. Un esempio è il film Still Alice con Julianne Moore, che parla di una donna di 50 anni che soffre di Alzheimer. Alla Moore avevano detto che il film non funzionava, allora lo ha girato in modo indipendente: ha lavorato per pochissimi soldi, ma poi il film ha avuto un successo economico enorme. Julianne Moore, insieme ad altre attrici, denuncia la situazione delle donne, così anche noi, con le nostre scelte, possiamo muovere il concetto di bellezza.
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