LA LETTERA/PROMESSE DISATTESE
SULLA PELLE DEI PROFUGHI.
“VALUTATA LA NOSTRA FAMIGLIA?”

tendopoli migranti bione 2LECCO – Caro Direttore, uno non vuole essere insistente per forza e oltre ragione, ma nemmeno ci si può girare dall’altra parte. E quindi facendo mio il sempre attuale motto della scrittrice ebrea francese SimoneWeil: “Non essere complici, non mentire, non restare ciechi”, mi spingo ad essere sgradevole con i rappresentanti delle Istituzioni locali che paiono addormentati e giocatori di lippa, sul tema profughi.

Il 23 settembre, forse accorgendosi così di botto che anche quest’anno arrivava l’autunno e il freddo, dopo settimane di silenzio e ignavia, l’Assessore alle politiche sociale del Comune di Lecco, quel tal Riccardo Mariani già sindaco di Mandello, – perché dobbiamo prenderli per forza da fuori così passa una legislatura per fargli capire dove sono – annuncia in Commissione: “stiamo cercando di studiare un progetto di accoglienza… entro la fine di ottobre dovrebbe essere pronto il documento da sottoporre all’assemblea dei sindaci”.

Il Documento è quello che dovrebbe mettere in atto l’Accoglienza diffusa per gli oltre 110 profughi oggi presenti al Bione. 

Mercoledì scorso alla passerella istituzionale in Sala Ticozzi, ha già detto che “Slitterà probabilmente di un paio di settimane”. 

Ossia un’altra promessa disattesa sulla pelle dei profughi. 

Per giunta senza che questo comporti una certezza di risoluzione positiva per i profughi al Bione.

tendopoli migranti container bione 3Venti giorni fa, era il 30 settembre, la Prefettura nella persona del Capo di Gabinetto ci assicurava che: “Al ritmo di cinque moduli prefabbricati consegnati al giorno dalla ditta EdilSider di Calolzio, nel giro di una settimana sarà allestito un campo composto da 36 container letto (ciascuno da 4 posti letto)” quella settimana è quasi un mese fa, ad oggi, siamo nemmeno a metà.

Ossia un’altra promessa disattesa sulla pelle dei profughi.

E intanto ci sono 6 gradi la mattina, piove, tira freddo e il tempo peggiora al posto di migliorare. Ma chi se lo aspettava il brutto tempo, l’inverno, in questo periodo.

Se pensiamo poiche già venerdì 28 agosto (agosto!!) il Presidente della Fondazione Progetto Arca di Milano, che gestisce il campo accoglienza al Bione affermava: «Quella dei container al momento è solo una nostra idea, ma lunedì la proporremo alla Prefettura perché già tra un mese le tende termiche della protezione civile non saranno più adeguate alle temperature».

Ossia due mesi fa, tutto con lentezza, che non è calma olimpica, pare molto di più menefreghismo o incapacità.
Sulla pelle dei profughi.

Riccardo Mariani assessoreL’Assessore del non fare ma dirlo bene, Mariani, sempre a settembre, il 23 settembre, e ancora nelle settimane successive ripeteva: “Il campo sia smantellato nel più breve tempo possibile, magari già entro la fine dell’anno“.
Entro la fine dell’anno??
E se non era nel più breve tempo possibile che si faceva, Pasqua?
Intanto la Prefettura, sempre l’onnipresente dr. Simeone, che a ‘sto punto pare un tappo, oggi, invece, ha ribadito che:”non è previsto un trasferimento in tempi altrettanto brevi”.

Ossia un’altra promessa disattesa sulla pelle dei profughi. Che si mettano d’accordo.

Infine mi permetto di chiedere, anche a voi di Lecconews.Lc di verificare, perché pare proprio che al Bione, nel campo accoglienza, non ci sia l’acqua calda, nelle docce pare notizia certa.

Se fosse vero sarebbe da tirare ben più di qualche gavettone, alle Istituzioni.

Infine chiedo se è stato verificata l’ipotesi della vecchia sede della Nostra Famiglia a S. Giovanni, ora vuota, come opzione di urgente riparo e ricovero dei profughi e, se si, perché è stata eventualmente scartata.

E’ fondamentale, infine, a parer mio, che oltre a queste verifiche e solleciti, si possa avere accesso ai capitolati, bandi, accordi, tra Prefettura, un ente Pubblico, e le cooperative che gestiscono questa Emergenza profughi.

La società civile è necessario che faccia da controllore e argine all’incapacità amministrativa che oggi ricade sulla pelle dei profughi.

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Paolo Trezzi