LA FARAONICA LECCO-BERGAMO:
GENESI, TRAVAGLI E PROSPETTIVE
NELLA RELAZIONE DI QLL

AGGIORNAMENTO DEI LAVORI DELLA LECCO-BERGAMO (1)LECCO – Un’iniziativa, quella promossa da Qui Lecco libera alla Casa sul pozzo, “per ricostruire la storia della Lecco-Bergamo e rimettere insieme le tessere“, un lavoro svolto mettendo in ordine gli atti delle “fonti istituzionali” titolari della realizzazione dell’infrastruttura – Provincia di Lecco, Camera dei deputati, Cipe, Regione Lombardia e Salc – per ripercorrere le tappe di questa opera faraonica, la più rilevante che la Provincia di Lecco abbia mai programmato.

È dell’aprile 2001 l’accordo di programma sottoscritto dalla Provincia di Lecco e dai Comuni di Lecco, Calolzio e Vercurago – spiega Duccio Facchini, voce narrante della serata – e nello stesso anno questa infrastruttura viene inserita in una delibera del Cipe e nella Legge Obiettivo sulle opere strategiche del governo Berlusconi. Nel 2002 arrivano le risorse, due milioni, per la progettazione: nel 2004 la giunta della Provincia di Lecco approva il progetto preliminare, senza che sia stato sottoposto a nessun parere di regolarità contabile. L’anno seguente arriva un importante provvedimento della Regione che dà il via libera all’opera con alcune prescrizioni, in particolare si fa presente che non è specificata la destinazione del materiale di scavo, richiedendo ulteriori approfondimenti”.

Nel 2009 un primo piccolo passo indietro: il Consiglio superiore dei Lavori pubblici stabilisce di costruire una galleria con una sola canna, e non due, con due corsie; contemporaneamente la Provincia stabilisce una divisione in due lotti dell’opera: da questo momento quando si parla di primo lotto della “Lecco-Bergamo” si intende quel tratto di strada che va da Chiuso a Calolzio, per il quale vennero allora stanziati 93,7 milioni di euro, finanziati per 71,7 dal Cipe e per i restanti 22 da Villa Locatelli.

duccio facchini - tunnel lecco-bergamo“Nel 2010 la Provincia approva il progetto definitivo – prosegue il giornalista – anche in questo caso senza chiedere nessun parere di regolarità contabile, il 13 settembre viene sottoscritto il mutuo con la Cassa depositi e prestiti, questa volta con il parere contabile contrario sulla coerenza della proposta. Il 22 dicembre viene pubblicato il bando di gara, che si aggiudica la Ics Grandi lavori di Claudio Salini. Quello stesso anno viene deciso il crono-programma, nel quale si legge che l’avvio dei lavori è previsto entro febbraio del 2012 e la consegna nell’agosto del 2014, termini che già l’anno successivo vengono modificati e spostati ad ottobre del 2014″.

Passo successivo: la ditta Ics presenta alla Provincia un progetto esecutivo che però ammonta a 107 milioni e Villa Locatelli risponde chiedendo a Ics di riportare il progetto entro la disponibilità finanziaria. Arriva così un nuovo progetto che prevede la revisione dell’imbocco delle gallerie a nord e a sud e l’allargamento del cunicolo di emergenza carrabile, ma queste voci farebbero crescere i costi, così si decide di ridurre di un metro la larghezza complessiva della piattaforma statale”.

“Nel 2012 il termine viene ancora spostato a maggio 2015 – continua Facchini – e viene approvato il progetto esecutivo dalla Provincia con parere contrario del dirigente della direzione Bilancio, a gennaio del 2013 viene posta la prima pietra. L’anno successivo un decreto ministeriale assegna 15 milioni alle province di Lecco e Bergamo, di cui parte da assegnare all’opera, a giugno infatti la Provincia aveva chiesto un’integrazione di 6,9 milioni perché il lievitare di alcune voci di spesa hanno portato il preventivo a 100,570 milioni. Inoltre l’azienda di Salini con un comunicato stampa denuncia una ‘situazione insostenibile per il proseguimento dell’appalto’ perché Villa Locatelli avrebbe dimenticato di conferire le autorizzazioni per il materiale di risulta, presentando pochi mesi dopo 17 riserve, per un importo complessivo di 34 milioni di cui 13 relative proprio ai materiali di scavo”.

Cantiere Lecco-Bergamo (1)Ci avviciniamo ai giorni nostri e nel 2015 si risolve il contenzioso con l’azienda con un accordo bonario del valore di 6,4 milioni, ma i soldi non ci sono, così si riducono delle voci di progetto: in particolare impianti tecnologici e imprevisti. Da segnalare che anche l’accordo bonario è approvato con il parere contrario del Collegio dei revisori, del direttore generale e del dirigente del settore Bilancio. Avanziamo al 2016: il Responsabile unico del procedimento, il dirigente provinciale Angelo Valsecchi, scrive al presidente Flavio Polano, al consigliere delegato Rocco Cardamone e al direttore del settore Appalti, segnalando che mancano all’appello 17 milioni e mezzo di euro per il completamento dell’opera.

Ed è così che arriviamo al 2017: “A febbraio la ditta appaltatrice presenta un’altra riserva per un valore di 10 milioni – continua il portavoce di Qui Lecco libera – ed è così che si arriva alla perizia suppletiva di variante approvata all’unanimità la settimana scorsa in consiglio provinciale, la quale prevede di fare fronte ai 18 milioni di costi aggiuntivi, di cui 7,7 milioni ancora per il trasporto del materiale di scavo, dividendo l’opera in due fasi. Nella prima fase è previsto di reperire i soldi che mancano stralciando temporaneamente alcune lavorazioni previste nel progetto iniziale, in maniera da non snaturare l’opera: pavimentazioni stradali, segnaletica, barriere di sicurezza, opere a verde e altre opere di finitura. In questo modo i costi starebbero entro gli oltre 100 milioni e i 18 mancanti andrebbero reperiti poi nella seconda”.

consiglio provincia polano scaccabarozzi contiCom’è noto la soluzione individuata è quella di destinare alla Lecco-Bergamo nove milioni dal Patto per la Lombardia e anche la delibera approvata il 17 maggio si regge su questo presupposto. Ma un altro dettaglio emerso questa sera è che nella lettera dell’assessore Garavaglia e del sottosegretario Nava indirizzata a Flavio Polano si legge: “In attesa di ricevere indicazioni progettuali confermiamo la disponibilità della regione a garantire l’integrazione”.

“Inoltre alla variante è stato opposto il parere contrario della direzione Bilancio per l’impossibilità di assumere impegni di spesa durante l’esercizio provvisorio, per l’impossibilità di rispettare il pareggio di bilancio e per il probabile squilibrio finanziario che essa comporterebbe per l’ente. Va anche tenuto presente che la Salc ancora il contratto non lo ha firmato e nel caso in cui decida di sottoscriverlo avrebbe 890 giorni dalla stipula dell’accordo per consegnare i lavori, che sarebbero quindi ultimati nel novembre del 2019″.

Duri gli interventi degli abitanti di Chiuso che hanno partecipato all’iniziativa: “Noi non vogliamo mettere una lira e vogliamo che quell’area sia ripristinata nel migliore modo possibile. Le nostre esigenze sono terra terra, vogliamo guardare fuori di casa e non vedere un buco enorme e se si scava vogliamo venirne fuori con il minor danno possibile”. “Ci hanno raccontato un sacco di balle, dicendo che il nostro rione sarebbe migliorato e invece ci hanno distrutto il giardino pubblico, non possiamo posteggiare, ci sono problemi di trasporto, anche per le ambulanze, e un sacco di case sono a rischio, alcune hanno già subito dei danni” ha aggiunto Giancarla Pessina.